Florida, 1983
"La pittura è legata all'arte come alla vita. Io cerco di agire nello spazio che le separa". Questa celebre frase di Robert Rauschenberg fornisce, forse più di ogni interpretazione critica, una chiave per entrare nel mondo del grande artista americano, che detestava le categorie e riteneva lo humour "l'obiettività della vista". Una chiave d'accesso, non la spiegazione esauriente che spesso lo spettatore richiede di fronte all'apparente incomprensibilità dell'arte contemporanea. Come affermava lo stesso Rauschenberg in un'intervista del 1961, "un pittore deve essere un inventore continuo perché la comprensione dei suoi quadri rappresenterebbe il seppellimento della sua vita attiva. Se lo si comprende perfettamente è morto".
L'oggetto nell'arte – I Gluts, esposti a Villa Panza, ancora oggi sembrano stimolare domande più che risposte. Realizzati tra il 1986 e il 1995 assemblando i più svariati oggetti – dai tubi ai cartelli stradali, dalle sedie ai
ventilatori – recuperati in una discarica, colpiscono per la loro brutale attualità di pezzi di scarto di una società dei consumi troppo poco attenta al riciclo e all'ecologia, in cui la parola spazzatura è spesso sulle prime pagine dei giornali, ma anche per la loro inspiegabile ironia e poesia. I Gluts nascono nello spazio tra arte e vita e si collocano in linea di continuità con i lavori realizzati dall'artista prima degli anni '80, come i più noti Combines (1953-64), che, abolendo i confini tra pittura e scultura, inglobano nell'opera oggetti di vita quotidiana: un letto (Bed, 1955), delle cartoline (Small Rebus, 1956), uno pneumatico e una capra impagliata (Monogram, 1955-59). Perché recuperare degli oggetti che erano stati buttati via e inserirli in un'opera d'arte? Perché, come scrisse il compositore John Cage che fu molto amico di Rauschenberg e influenzò con le sue teorie sul caso il lavoro dell'artista, "la Bellezza sta nascosta ovunque ci prendiamo la briga di guardare".
Negli anni '50 Rauschenberg aveva rifiutato l'espressività soggettiva dell'Action Painting allora imperante in America e, riallacciandosi al dadaismo e stimolato dalla vita della moderna metropoli, aveva recuperato un nuovo
rapporto con la realtà. E' la nascita del New Dada americano, un "nuovo dadaismo", che precorre la Pop Art per alcuni aspetti (è una forma di sguardo spesso privo di giudizio sul moderno landscape cittadino), ma se ne differenzia profondamente per altri: il passaggio alla Pop, nell'accezione più propria, si avrà con artisti come Warhol o Lichtenstein che, più che all'oggetto e al suo recupero all'interno dell'opera, saranno interessati al repertorio di immagini offerte dai mass-media.
Eccedenze – I Gluts, in italiano "eccedenze", rappresentano l'ultima serie di lavori scultorei di Rauschenberg e sono nati durante un viaggio in Texas, suo stato d'origine, in cui il surplus nella produzione di petrolio aveva causato una grave recessione, trasformando il paesaggio rurale in una landa desolata costellata di stazioni di benzina chiuse, barili arrugginiti e vecchie auto abbandonate. Profondamente colpito da queste immagini di abbandono e desolazione, Rauschenberg aveva iniziato a raccogliere materiale nella discarica di Fort Meyers in Florida, con cui aveva creato i suoi primi Gluts, come Glut Data o Regilar Diary Glut (1986). Gli scarti, le eccedenze della società, pur rispecchiando una realtà di certo problematica, sono trasformati dallo humour dell'artista e assumono una nuova vita. Perché "se l'ammirazione non permette l'attenzione" e "il pessimismo è anch'esso una forma di accecamento", "lo humour è insieme l'amore e la brutalità del momento".
Robert Rauschenberg: Gluts
Fino al 27 febbraio 2011
Varese, Villa e Collezione Panza
A cura di Susan Davidson e David White