Il mese di Febbraio del 1991 segnò la fine della guerra del Golfo; secondo un piano prestabilito, i soldati iracheni in ritirata diedero fuoco a 600 pozzi di petrolio creando una catastrofe ambientale apocalittica. A testimoniare la tragicità di quell’evento e i disperati tentativi di porre argine alla fuoriuscita di petrolio e ai conseguenti incendi, fu la documentazione fotografica di Salgado.
Nato nel 1944 in Brasile a Aimorés Minas Gerais, Salgado è considerato uno dei più grandi fotografi in attività. Prima di fondare con la moglie, Lèila Wanick, Amazonas Images, ha lavorato per molti anni per la Magnum.
Nel 2013 dalla pubblicazione del volume “Dalla mia terra alla terra“ Wim Wenders ha tratto il film “Il sale della terra” che ha fatto incetta di premi e riconoscimenti in tutto il mondo.
Attualmente Salgado ricopre il ruolo di Ambasciatore dell’UNICEF, è membro onorario dell’Accademia of Arts and Sciences negli Stati Uniti e nel 2016 gli è stata conferita la Legion d’Onore in Francia.
Attualmente vive e lavora a Parigi.
Con uno scarto temporale di venticinque anni, il fotografo brasiliano è tornato su quelle immagini proponendo 35 lavori, tra cui alcuni inediti, rafforzati dalla severità del bianco e nero.
Come fossilizzati dalla violenza delle fiamme e dall’impasto di petrolio e terra, gli uomini impegnati nell’impresa dello spegnimento, sono colti in momenti di esasperato lavoro ma anche in condizioni di resa e sfinimento.
Nella pregnante mescolanza materica composta da fisicità e elementi naturali emergono le drammatiche proporzioni di quell’evento epocale, tra i limiti umani e la violenza messa in atto nei confronti della natura.
Sebastiao Salgado – “Kuwait, un deserto di fiamme“, Milano Galleria Forma Meravigli, via Meravigli 5.
Fino al 28 Gennaio. Orario: mercoledì – domenica 11 – 20.
Mauro Bianchin