di Appiano Gentile
Negli "Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346" San Bartolomeo al Bosco risulta incluso nella pieve di Appiano. La chiesa sorge in mezzo ad una vasta zona boschiva tra Appiano e Tradate, a pochi chilometri dal paese. Come si evince da documenti in archivio parrocchiale, è stata edificata nel 1137 e da subito sede di canonici.
La chiesa è divisa a tre navate con volta sostenuta da colonnati in sarizzo e dotata di un campanile quadrangolare, rafforzato durante i restauri con merlatura terminale.
Si sa inoltre che un tale Guglielmo Boltraffio donò diversi fondi al prevosto e ai canonici di San Bartolomeo affinché potesse sorgere adiacente alla chiesa un piccolo ospedale e si distribuissero elemosine ai poveri.
Successivamente, dopo la lotta tra i Comuni e l'Imperatore, il territorio diventò proprietà dei Visconti, e San Bartolomeo venne donato dall'arcivescovo Ottone Visconti al Capitolo del Duomo di Milano. Nel 1470 il Capitolo del Duomo cedette la località alla famiglia Pusterla pur mantenendone il diretto dominio fino al 1799. Nel 1760 ai Pusterla si sostituirono via via proprietari diversi.
L'Urna di Walperto. Presso il Museo Archeologico di Milano si trova un blocco di marmo proviene proprio dalla canonica di San Bartolomeo al Bosco, comunemente noto come Urna di Walperto (I-II secolo d.C.) da un'iscrizione che compare "Walpertus subdiaconus fieri iussit". La lavorazione del blocco di marmo rende difficile l'identificazione del suo utilizzo. È infatti lavorato all'esterno su tre lati con soggetti marini, mentre il quarto lato è lasciato allo stato grezzo.
All'interno sono state scavate quattro vasche cilindriche angolari, collegate tra loro attraverso condotti che fanno defluire un eventuale liquido all'esterno. Circa l'utilizzo originale dell'urna, molti studiosi si sono affaticati, ipotizzando un abbeveratoio, un'urna cineraria, appunto un'acquasantiera o una fonte battesimale, per battesimo da infusione.