Le continue sorprese – Gli scavi proseguono e la chiesa romanica di San Biagio a Cittiglio continua a riservare sorprese a Roberto Mella Pariani, l'archeologo che ha in mano il cantiere dello scavo. così come a Jolanda Lorenzi, ispettrice della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, presente nei giorni scorsi per un nuovo sopralluogo; i lavori nelle viscere continuano raccontare storie di sé e di quanti poco meno di mille anni la vivevano e erano a parte di quella comunità cristiana.
Tracce di affreschi inediti, un altare ancora al vaglio degli studiosi, sepolture all'esterno e all'esterno dell'edificio; uno scheletro che racconta con moltà probabilità la vicenda di una donna morta e non di morte naturale così come di un uomo decapitato; e, infine, una sorta di pass ante litteram utilizzato dai pellegrini in viaggio di ritorno da Santiago di Compostela.
La Chimera – La 2° campagna di scavi ha mantenuto le promesse della prima conclusasi l'anno scorso: quando agli occhi abbastanza increduli degli archeologi è apparsa una Chimera, l'animale mitologico, commistione mostruosa di tre animali, il leone, il serpente e la capra, assolutamente non previsto né preventivabile, in contesto del genere, alla base del campanile.
Sia gli esperti della Soprintendenza, sia l'architetto e storico locale Gianni Pozzi non sono ancora riusciti a spiegare il motivo di una presenza così insolita. Ma, colpisce, il particolare del trattamento riservato all'animale, in epoca cristiana. I colpi di punteruolo inferti alle sue molteplici teste: come la punizione per un animale 'maledetto'.
Il vecchio altare – Ma quello che gli esperti hanno raccolto durante la seconda campagna di scavi prossima alla sua chiusura non è di minor interesse. Possibili conferme, intanto, di un decoro unificante il preesistente edifico. Particolari di affreschi rilevati lungo le pareti del vecchio abside, a motivo floreale, simili a quelli ritrovati intorno alla figura della Chimera, confermano il programma decorativo. "Mentre lavoravo mi sentivo osservato", racconta l'archeologo indicando tra le elegante volute del disegno affrescato l'emergenza di un volto, appena visibile. Un altro motivo di curiosità e di indagine.Uguale attenzione, da parte della dottoressa Lorenzi, è stata rivolta al vecchio altare conservato nella zona dell'abside originario, quello rivolto secondo le consuetudini verso est, poi nel corso del 1600 collocato dalla parte opposta. Poco oltre la muratura curva dell'abisde è conservato un loculo che ha conservato i resti di tre uomini, ancora visibili.
La punta della freccia – In fatto di sepolture anche l'interno ha riservato agli archeologi la scoperta di uno scheletro tra cui resti è pervenuta una punta di freccia, probabilmente la causa della morte. Uno scheletro, presumibilmente femminile, integralmente conservato ora al vaglio del gruppo di lavoro coordinato dal professore Giuseppe Armocida per le analisi più dettagliate. Come già nella prima campagna di scavi emergono dal sottosuolo alcune monete d'epoca presumibile tra il XII e il XVI secolo, ma soprattutto è comparsa una conchiglia.
Non hanno dubbi, gli esperti al lavoro nel cantiere, nell'identificarla come la conchiglia del pellegrino, l'oggetto che portato con sè dal viandante di ritorno da Santiago di Compostela testimoniava l'avvenuto pellegrinaggio. Una conchiglia rotta in alcune parti, ma con ben visibili i due fori, necessari per appenderla al mantello. Conservata e infine probabilmente appesa con devozione ai muri della chiesa, prima che questi crollassero, in epoca successiva e scomparisse alla vista dei fedeli.
Gli spazi didattici – Il sopralluogo ha inteso verificare con la Soprintendenza eventuali altre direttrici di intervento, in particolare di sollevamento di intonaco sulle tracce d'affresco ultimamente rinvenute. Un lavoro che dovrebbe essere condotto già in agosto dai restauratori. Nell'attesa che altri finanziamenti concorrano a portare avanti la campagna di scavi e di studi, per il momento sostenuti dall'Associazione Amici di San Biagio e dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto, si pensa al futuro non immediato. E a come sarà possibile per i visitatori di domani, agli studiosi di domani, con quali strumenti informativi, didattici, multimediali, accedere ad almeno una parte di queste evidenza a breve ricoperte.