Oggi come 600 anni fa, per rispolverare una tradizione nascosta nelle pagine di storia bosina, perché – si sa – la nostra identità si nutre e si rinnova anche attraverso lo spirito della comunità, consapevoli che una civiltà scompare, se un popolo che ne è l'erede rinuncia alla consapevolezza del suo valore. Per il terzo anno consecutivo, grazie alla solerzia di un manipolo di cultori locali, si rinnoverà sabato 11 febbraio alle 15:30, il corteo per ricordare quell'antica processione che, muovendo dalla Basilica di San Vittore, si dirigeva alla chiesa di Sant'Imerio di Bosto. Una processione di cui si erano perse le tracce ma che è tornata alla ribalta dopo le indagini compiute da Renzo Talamona, già docente di greco e latino al Liceo Cairoli.
Alle 16.30 nella chiesa di S. Imerio la processione verrà spiegata e collocata storicamente dal Prof. Talamona nell'incontro "Illustrazione di documenti di archivio relativi alla tradizionale processione di sant'Imerio".
Il corteo, che quest'anno "festeggia" dunque 600 anni, era menzionato infatti in un documento datato 24 febbraio 1417: in esso si diceva che un certo Pietro da Giubiano – comunità gemellata a Bosto per diversi secoli, come ha dimostrato il professor Talamona – aveva fatto una donazione alla chiesa di San Vittore a patto che il capitolo di quella collegiata si recasse in processione da San Vittore di Varese a San Michele di Bosto per celebrarvi la vigilia e la festa di Sant'Imerio. In questa carta viene menzionato per la prima volta il nome del santo: vi si legge infatti che nella chiesa di San Michele "requiescit corpus Sancti Himeri", riposa il corpo di Sant'Imerio.
Oggi a San Michele Arcangelo è intitolata la chiesa parrocchiale, mentre dal 1935 l'antica chiesa prende il nome di Sant'Imerio.
"Trovo che quello di sabato sia un evento di grande importanza – ha dichiarato Talamona – perchè la nostra identità si nutre e si rinnova anche attraverso l'appartenenza alle comunità legate alle nostre chiese".