Milano – Quando pensiamo alla Pop Art inevitabilmente la collochiamo negli Stati Uniti, dove si sviluppa nella seconda metà degli anni Cinquanta del secolo scorso. E se ci riferiamo ai principali esponenti di questa corrente artistica i nomi che ci vengono in mente sono Andy Warhol, Roy Lichtenstein, James Rosenquist e Claes Thure Oldenburg.
Ma la Pop Art si diffuse con successo anche in Europa negli anni Sessanta. Infatti la mostra allestita a Palazzo Lombardia approfondisce un segmento di storia recente del nostro Paese, gli anni ’60 e ’70, attraverso una cinquantina di lavori (in gran parte inediti) dei principali protagonisti milanesi della Pop Art. Oltre ai rappresentanti del contesto romano (Mimmo Rotella, Mario Schifano e Giosetta Fioroni) l’esposizione si concentra sull’ambito milanese con opere di Adami, Baj, Baratella, Bertini, De Filippi, Del Pezzo, Mariani, Pasotti, Sarri, Spadari, Stefanoni e Tadini.
La curatrice della mostra è Elena Pontiggia, docente di storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Brera, che durante l’inaugurazione ricorda come sia stato uno shock per molti artisti l’arrivo della Pop Art americana alla Biennale di Venezia del 1964. La storica dell’arte specifica anche quanto sia stato importante il rapporto con la Pop Art inglese per gli artisti che hanno lavorato a Milano. In quegli anni infatti alcune mostre allestite allo Studio Marconi e alla Galleria Milano della compianta Carla Pellegrini furono dedicate alla Pop Art britannica.
Come spiega Elena Pontiggia, in genere la pop art degli artisti che gravitano su Milano in quel periodo è colta, più aristocratica che plebea. La pittura che ne deriva è molto meditativa e quasi anticipatrice del concettuale. Siamo all’inizio degli anni ’60, anni di crescita durante i quali vengono terminati il Grattacielo Pirelli e il Palalido (1961) e viene inaugurata la linea 1 della metropolitana (1964). Milano è sì una città in espansione, ma con aspetti d’ombra, con criticità che sono registrate proprio dagli artisti della Pop Art milanese.
Ad emergere nell’esposizione di Palazzo Lombardia è il tema degli oggetti, caro a molti degli artisti esposti; un nome su tutti quello di Umberto Mariani (Milano 1936). I lavori in mostra, oltre a quelli di Mariani pensiamo alle opere di Tino Stefanoni, di Emilio Tadini, di Silvio Passotti, mettono in luce la dittatura degli oggetti che con il boom economico fanno il loro ingresso nelle case e si impadroniscono di noi. La vita quotidiana irrompe nell’arte, come testimoniano ad esempio le cravatte, davvero poco conosciute, dipinte da Enrico Baj.
A questa mostra va riconosciuto anche un altro merito, oltre a quello evidente di far conoscere la Pop Art milanese grazie ai prestiti della collezione Koelliker, e riguarda l’allestimento in senso stretto. Il visitatore viene accolto da due pannelli esplicativi che mettono a confronto in modo sintetico e chiaro il momento storico con la Milano degli anni Sessanta e permettono di comprendere il contesto culturale in cui le opere sono state realizzate.
La Pop Art milanese merita di essere conosciuta e questa piccola ma preziosa esposizione ne è ghiotta occasione.
Eleonora Manzo
Informazioni
Milano Pop. Pop Art e dintorni nella Milano degli anni ‘60/70
4 aprile – 29 maggio 2019
Spazio espositivo di Palazzo Lombardia – Via Galvani 27 Milano – M2 Gioia
Ingresso libero