Busto A. – Ho conosciuto Marcello Silvestri giusto cinquant’anni fa in occasione della mostra che presentò in una galleria a fianco della chiesa dei Frati a Busto Arsizio. Allora esponeva – cito dalla recensione che scrissi – “dipinti dove erano raffigurati uomini colti nei loro fatti più umili, ma anche più veri, uomini dalle mani ruvide…”, sbalzati in energico ductus, sulla linea di un realismo suggestivo e suggerente.
Rimasta nei lavori di Silvestri anche oggi l’attenzione per l’uomo nel fluttuare ora luminoso ora cupo della vita; cambiato invece, e in modo netto, il rappresentarla. Attualmente infatti Silvestri evidenzia un linguaggio pittorico difficile da incasellare (ma non serve) nelle attuali correnti dell’arte contemporanea – informale?, polimaterico?, arte povera? – comunque sempre efficace e persuasivo.
Ad ispirarlo in questi anni, quelli della saggezza, sono la lettura, l’approfondimento e la meditazione sull’Antico e il Nuovo Testamento; anche da minimi frammenti egli, conoscitore profondo di questi testi, sa trarre impulso, “energia” ed emozione per offrirne una visione che si realizza con i mezzi propri dell’arte. Dalla viva testimonianza biblica di riferimento egli crea ed evidenzia qualcosa che ancora non esiste: le arcaiche parole dei profeti o degli evangelisti danno origine grazie alle sue capacità e alle sue intuizioni qualcosa di nuovo, di attuale.
Lo si può constatare proprio in Sapienza antica arte contemporanea (efficace la bicromia voluta nel titolo sul frontespizio), volume pubblicato dall’autorevole casa editrice Claudiana, prezioso anche per la illuminante prefazione di Paolo Ricca, pastore e teologo valdese, dimostrazione di un interesse per il contenuto, scritto o figurato che sia, anche nel mondo non cattolico e a riprova si può leggere sempre in esso anche la presentazione di Luca Maria Negro, pastore battista, già presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
Nel volume, con savia decisione, sulla pagina di sinistra, quella che per prima si nota aprendo i libri, spiccano, proprio per evidenziarne la valenza, i versi scelti da Silvestri nei testi biblici, le sue riflessioni, i suoi commenti; su quella di fronte invece l’esito degli stessi è rivelato con segni e colori, simboli, tracce di alfabeti diversi; a rendere poi più efficace ed espressivo il messaggio sul supporto sono appoggiati legni, sabbia, pietruzze, spago, antica carta. Nascono così opere dove non contano più le regole strutturali e la “mimesis” del reale, ma le pulsioni profonde suscitate in Marcello da quelle poche e semplici parole che però contengono già tutto.
Convincono questi lavori (non mi piace chiamarli “quadri” perché è diminuirne il senso) espressione di quanto prova Silvestri nel momento in cui è concentrato sull’”ascolto della Parola”, come lui stesso afferma. Trascorso quel momento e rileggendo in altre occasioni lo stesso testo,
le sue espressioni pittoriche – credo – saranno sicuramente diverse e diverse anche quelle di altre persone delle quali volentieri Marcello si metterebbe in ascolto.
Queste altre persone siamo tutti noi a cui spetta cogliere delle sue opere non il senso estetico bensì quella “sapienza antica” che sa dare anche oggi, in questi anni convulsi e smarriti, la chiave per conoscere con più saggezza e serenità il mistero del mondo e della vita.
Giuseppe Pacciarotti