Sala Nevera di Casa Morandi – Un sacchetto nero della spazzatura appoggiato ad un muro di cartone. Davanti a questo, persone diversamente atteggiate, delle quali Sara Telloni con un'uniposca bianco delimita i profili proiettati sul sacchetto dalla luce di una lampada. L'ombra catturata viene ritagliata, firmata dall'artista, arrotolata e conservata in un barattolo sottovuoto che, firmato a sua volta, viene dunque riposto nel magazzino delle ombre. Questa è la scena che si presentava agli occhi di quanti ieri sera erano presenti alla performance artistica di Sara Telloni in Casa Morandi a Saronno. Serata benefica organizzata per la raccolta di fondi destinati al "Festoria", festa di fine estate saronnese, e come contributo per la ricostruzione del Palazzo Pretorio, vecchia sede delle associazioni cittadine, purtroppo distrutto da un incendio.
Dalla luce all'ombra – Giovane artista di 27 anni, Sara si è laureata all'Accademia di Brera con una tesi sull'ombra lo scorso marzo. L'ombra è diventata tema delle sue recenti ricerche grazie ad alcuni corsi seguiti a Granada, città in cui aveva precedentemente vissuto l'esperienza Erasmus. E' proprio in Spagna che la Telloni inizia a realizzare lavori concettuali, creando, tra le varie opere, una serie di cartoline nelle quali, protagoniste le ombre, fissa alcuni momenti quotidiani di Granada, che poi invia a se stessa: il quaderno che le contiene si intitola "Sara per Sara". Comincia così un'indagine supportata da studi di psicologia jungiana e filosofia rivolti a questo tema.
L'ombra jungiana – Da Jung Sara deriva il concetto dell'ombra interiore. Ognuno, fin dalle origini, è costretto a convivere, oltre che con la propria ombra esterna, anche con una miriade di ombre interiori che sono i ricordi, i quali perdono il colore, ma permangono nella memoria, ciascuno con una propria forma, a volte perfettamente delineata a volte offuscata a volte dimenticata. Ed allora perché il ricordo – ombra di un'emozione, di un fatto, di una persona o di un oggetto non svanisca nel tempo o non si perda nel dimenticatoio, va catturato e conservato.
Catturare e conservare per l'eternità – "L'importanza e il significato del lavoro concettuale di Sara", spiega Francesco Calati, curatore delle sue mostre e performance, "sono nel gesto e nello spazio di delimitazione, nel racchiudere l'essenza delle cose e degli istanti di tempo nella concretezza di un'ombra fisica regalata all'eternità dal gesto della conservazione".
Ombra archetipo – L'ombra conservata in un barattolo sottovuoto, riposto nel magazzino delle ombre, di cui Sara tiene un indice aggiornato, non deve rimanere inosservata ed inutilizzata, anzi è fatta per essere tolta dal suo contenitore, srotolata e guardata da chiunque, perché faccia scaturire sensazioni, ricordi o emozioni anche in chi le vede per la prima volta, azionando il sistema della condivisione e delle relazioni tra persone che si incontrano per la prima volta, "e questo avviene", sottolinea Sara, "grazie alla forza archetipica dell'ombra, di cui parla Jung nei suoi scritti: un modello riconoscibile universalmente, ma diversamente interpretabile in base al vissuto e alla sensibilità di ognuno. Le mie ombre in fondo sono come dei quadri, capaci di generare in chi li guarda emozioni, ricordi e sensazioni differenti".