Busto A. – La donna, la pianta, la betulla. Una tematica declinata tutta al femminile quella approfondita dall’artista Carmen Cardillo nella personale Alias/Calamite allestita sino al 22 settembre allo Spazio Arte Carlo Farioli.
L’esposizione
In mostra sono esposti i lavori appartenenti a due cicli: uno dedicato all’autoritratto, l’altro alla natura, in particolare alle betulle del versante nord dell’Etna. Il primo (al quale appartiene l’opera vincitrice della seconda edizione del Premio Arte Carlo Farioli, visibile nella pinacoteca di Palazzo Cicogna) prende avvio quasi per gioco dal tentativo di creare origami non portati a termine che hanno svelato, formando e deformando, nuove sagome. L’autoritratto si piega, accartoccia si stropiccia lasciando intravvedere frammenti di un’immagine che assume nuove dimensioni e significati che la fantasia trasforma ora in un aereo, in un cappello da muratore, ora in un pesce.” Siamo un po’ tutti noi, – sottolinea l’artista – in particolare le donne, che prendiamo forme diverse ogni volta e in ogni situazione. Le ombre che si vengono a creare tra le pieghe della carta diventano poi il nostro corpo. Non tanto quello fisico quanto immaginario che assume le sembianze quando diamo o tendiamo a desiderate o a conquistare. Piccole particelle dell’io, della propria identità“.
E sono proprio i frammenti il legame che unisce i due progetti. In Calamite, protagonista non è l’essere umano ma la natura. L’artista concentra il suo obiettivo sulla vegetazione dell’Etna, in particolare sulle betulle che abitano, sin dall’era glaciale, la terra nel versante nord del vulcano. “Nelle mie escursioni – racconta – ho trovato affascinanti e magnetici questi alberi bianchi che risaltano nelle superfici scure. Ci scrutano, guardano cercando di resistere al tempo e al luogo“. E’ il perenne cambiamento di un’identità che si altera e modifica nel tempo.
Una terra magnetica
Un progetto iniziato nel 2016 al quale Cardillo ancora continua a lavorare. “Ho notato che in questi ultimi quattro anni – prosegue la vincitrice del Premio intitolato “In – stabili equilibri” – tante piante sono crollate a causa anche del cambiamento climatico che incide sul territorio. Questo mi fa riflettere e nello stesso tempo mi inquieta: le betulle potrebbero scomparire. E ne ho paura“.
Alberi magnetici dai tronchi antropomorfi: le cortecce si fanno pelle, affiorano occhi, bocche che quasi vogliono parlare, gridare e forse… chiedere aiuto. Una sorta di documentazione, una testimonianza artistica gli scatti che Cardillo dedica alla sua terra. Un inno alla vita, alla storia alla creazione.
In occasione della mostra, a cura di Manuela Ciriacono, è stato realizzato un catalogo con le immagini esposte oltre a un testo, a firma di Sergio Giusti, nel quale, attraverso un dialogo immaginario tra uomo e natura affiorano riflessioni su immagini, identità e maschere. La mostra, rimarrà in calendario sino al 22 settembre e osserverà i seguenti orari d’apertura al pubblico: giovedì-sabato 16.30/19; domenica 10.30/12 – 16.30/19.
La Redazione