Atto pro fide – La notizia degli ultimi tempi sarebbe quella delle nuove cappelle o stazioni da sgranare lungo il rosario del Sacro Monte di Varese. Ora – a parte il fatto che l'antropologia storicamente connotata di questo monumento archi-paesaggistico documenta non solo un atto pro fide, di Pietas, come ricorda il costruttore edile Mario Botta, ma anche contro la fede altrui, protestante, non senza una violenza tutta controriformista e borromaica di cui furono testimoni oculari i "facchini" dell' antiaccademia bleniese del Gio. Paolo Lomazzo (non esclusa la complicità di taluni di loro medesimi) – ora, dicevamo, con la benedizione di Giuseppe Panza di Biumo (nemo propheta in questa patria solo qualche decennio fa…), urgerebbe la necessità di edificare ex-novo: di aggiungere nuovi misterici "grani" "luminosi" d'aggiornata spiritualità a quelli secolari "dolorosi" e "gaudiosi" già esistenti.
Situazionismo in itinere – In questo intento, nonostante le "buone intenzioni", si scorge evidente l'espressione di un territorio in cui, negli ultimi anni, ad una pesantissima speculazione immobiliare postbellica, se n'è aggiunta un'altra altrettanto se non più grave e gravida di male conseguenze. Proprio il Botta, sottolineando la 'teatralità' religiosa caratteristica dei Sacri Monti, grandi macchine di propaganda fide a baluardo di quella sancita dalle autorità ecclesiali cattoliche di Sacra Romana Chiesa, ossia ed in primo luogo quello spazio tra una stazione misterica e l'altra lasciato alla temporalità cultuale della prece, del procedere pregando, ci fa venire alla mente che il modo migliore per intervenire con la nostra epocalità ecumenica su quella testimonianza epocale di una fede, sarebbe quella di agirla situazionisticamente: con operazioni di walking un-art, ad esempio, come quelle proposte anche in anni recenti nei seminari della Fondazione Antonio Ratti di Como (con le passeggiate sul Monte Boletto di Hamish Fulton nel 1998, in una Como in… coma culturale ), che non lascino una loro impronta sul territorio se non mediante una loro registrazione tecnologica e documentale (foto, video, ecc. ecc.).
Grand Hotel, laico land-mark – Nella 'patria' di camminatori letterati come il comasco Carlo Linati e di testimonianze epocali delle tele-comunicazioni micro e macro televisive come la varesina "Videoteca Giaccari" del notaio Luciano Giaccari, come non vedere questa significativa opportunità di tessere l'ordito locale nella trama della globalizzazione in atto? Comunque, prima di procedere all'ennesima operazione di land-marketing, oltre ad una ‘VIA-Valutazione d'Impatto Ambientale', sarebbe opportuno introdurre anche una ‘VIC-Valutazione d'Impatto Culturale', in un'area, quella del Campo dei Fiori, nella quale poi, per meschini e privati interessi, si abbandona quel laicissimo land-mark costituito dal Grand Hotel di Giuseppe Sommaruga, capolavoro del Liberty, trasformato in un basamento per antenne della telefonia mobile e ripetitori televisivi, il cui uso rinnovato sarebbe invece di traino per un autentico 'marketing territoriale' di quest'area che tra l'altro, negli ultimi anni, ha visto crescere la propria offerta di 'alta ristorazione', medium di "cultura materiale".
Se ci fosse uno Starck – Da altre parti lo avrebbero già affidato alle cure di un Philip Starck, facendone un'attrattiva anche per la Milano delle grandi fiere e dell' Expo, anziché far piovere sul varesotto una grigia pioggia di finanziamenti e cemento pro finti agriturismo e velleitari alberghetti già fuori mercato ancor prima d'essere edificati, molti dei quali non verranno neppure completati per il Mondiale di Ciclismo 2008, l'evento che ne giustificherebbe l'edificazione (nel frattempo risulta che molte squadre nazionali si sono già stanziate presso quelli concorrenti, qualitativamente collaudati e a più buon mercato, del vicino Canton Ticino: a sancire una sorta di concorrenza
intra-insubrica?).