Milano – Può diventare una sorpresa inattesa e piacevole andare a vedere la mostra dedicata a Tullio Pericoli dal Comune di Milano con Skira (fino al 9 gennaio 2022) dopo che si è stati a riverire – giustamente – Monet: basta solo attraversare il salone d’ingresso del Palazzo Reale! La poesia infatti continua anche in questa esposizione perché entrambi gli artisti – fatte
le debite proporzioni e “chacun à son goût” – l’hanno abitata, mettendosi incessantemente davanti ai paesaggi perché – scrive Pericoli – si aprano verso di me e mi includano, dandomi il piacere di abbandonarmi al loro destino”.
Son davvero belli i “paesaggi” di Tullio Pericoli e alla mostra è un piacere soffermarsi su questi fogli e su queste tele quasi tutte di forma quadrata sapientemente disposte nell’allestimento di Pierluigi Cerri. Sembra di essere nel salotto buono di casa dove possiamo star lì a guardarli e riguardarli, in silenzio, quando e per tutto il tempo che vogliamo, scoprendo con sorpresa sempre nuovi particolari e accorgendosi di come essi, di stagione in stagione, perfino di ora in ora, mutino e diventino altro, sempre tuttavia ricchi di quella suggestione silente e misteriosa quale appunto la natura sa regalare a chi la ama profondamente.
Davvero giusto il richiamo che fa Giuseppe Montesano nel saggio sul catalogo curato, come la mostra, da Michele Buonuomo, alle Variazioni Goldberg di Bach “passate attraverso un Weber gentile”. Due grandissimi musicisti come sommo è Paul Klee, da Pericoli amato e meditato, addirittura “rubato”, come dichiara intitolando nel 1980 una sua mostra al glorioso Milione.
Nell’ultima sala i paesaggi cedono il posto ai ritratti: non di committenti doviziosi, contenti di possedere la propria effigie dipinta da un artista famoso, a futura memoria, ma di figure del tempo passato (e perduto? Infatti c’è Proust) che fanno parte delle scelte e delle predilezioni del pittore marchigiano, ma residente a Milano, oppure di intellettuali compagni di viaggio come Calvino, Pasolini e Testori .
C’è anche quello dello scrittore Roberto Calasso, recentemente scomparso, che gli era amico. Han fatto bene i curatori della mostra e – credo – lo stesso Pericoli a voler mettere sul catalogo il suo breve scritto dove, a proposito dei paesaggi, scrive che “non vogliono imporsi, ma insinuarsi nella memoria”. E, riferendosi ai ritratti, li vedeva, lui pure editore, come “se fossero una forma di saggismo alleggerito da ogni zavorra”. E da ogni zavorra siamo alleggeriti anche noi se ci soffermiamo a guardare e a riflettere sul mondo di Tullio Pericoli, che sembra magico e invece è realtà.
Giuseppe Pacciarotti