Scrivere il suo curriculum risulta davvero cosa impegnativa. Volendo citare solo alcuni degli incarichi svolti dall'architetto Ovidio Cazzola, si deve ricordare la sua attività di assessore in diversi mandati per il Comune di Varese, la presidenza dell'Ordine degli Artchitetti dal 1983 al 1987, la presidenza dell'associazione Italia Nostra in Varese. Sempre in territorio Varesotto, gli è stato affidato l'incarico per la progettazione dell'Oratorio di Venegono Superiore. Oggi, ancora molto attivo con incarichi professionali, pubblica anche diversi interventi e contributi su giornali locali. Con lui abbiamo parlato dell'interessante lavoro di restauro e riqualificazione dell'ex chiesa di San Nazaro presso Caronno Corbellaro, sul percorso verso Morazzone.
Architetto stiamo parlando di un progetto interessante
che ha scongiurato la rovina definitiva di una costruzione già pesantemente compromessa. Qual è stata la concreta proposta di conservazione?
"Si comprende bene l'antichità dell'edificio, ricordando che la chiesa di San Nazaro è citata già nel "Liber Sanctorum" di Goffredo da Bussero alla fine del Duecento. Nell'antica pieve di Castelseprio erano comprese altre strutture chiesastiche altrettanto antiche e note come San Pancrazio di Vedano Olona, San Bartolomeo a Rovate e S. Antonino di Lozza. Si tratta di un edificio ad aula unica con abside semicircolare. La muratura della piccola chiesa, così come avviene in molte altre simili, è in ciottoli di fiume legati con malta. Alcune aperture sono riquadrate con mattoni e restano tracce della presenza di un portone in legno all'ingresso principale. Il progetto di restauro fa parte dell'impegno della parrocchia di S. Caterina di Gornate Superiore (don Maurizio Canti) e del Comune di Castiglione per il recupero della civiltà del Seprio, contro la totale perdita di questi preziosi manufatti".
Un progetto impegnativo anche sul piano economico. Quali sono state le tappe del risanamento architettonico?
"Innanzitutto dobbiamo tener presente che ci siamo trovati dinanzi ad una situazione pressoché di rudere. Molto probabilmente la chiesa subì dei crolli già nel XVI secolo. Di lì, la strada verso l'abbandono e l'incuria è stata tutta in discesa. Il nostro progetto dunque si è fondato sulle tracce costruttive presenti ed ha proposto la reintegrazione riconoscibile delle murature, conclusa con una copertura a capanna dell'aula e a mezzo cono per l'abside. Le strutture murarie integrative sono state realizzate con spessore ridotto rispetto allo spessore delle murature in ciottoli esistenti per essere immediatamente riconoscibili. Dunque nessuna ricostruzione arbitraria, nessun "falso".
Inoltre l'antichità di S. Nazaro, certificata dal censimento di Goffredo da Bussero, ha richiesto una delicata verifica archeologica. Le ricerche sono state eseguite in conformità agli standard della Sovrintendenza da Elena Castiglioni di "archeologistics.it". Sono stati studiati i sopravvissuti lacerti di intonaco e gli accumuli di materiali di crollo all'interno e all'esterno dell'edificio. Notevole è stato il supporto che abbiamo ricevuto: 25.000 Euro da Regione Lombardia e 15.000 dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto.
Dopo questo importante traguardo torniamo
all'attualità cittadina. Non sono sconosciute le sue critiche e "ammonizioni" per quanto riguarda il governo del territorio.
"Credo innanzitutto che sia necessario ripensare ad un progetto globale ed organico per la Città. Rilanciare il trasporto pubblico con un serio studio della mobilità, progettare un'autentica e rispettosa vocazione cittadina, proteggere il verde, coordinare i Piani di Governo del Territorio (PGT) in corso di studio o di definizione, sono tematiche tutte strettamente collegate.
Come ho già avuto modo di dire, a questo punto dove ci troviamo, ci interroghiamo e ci chiediamo anzitutto che cosa sia diventata questa città. Quali siano le sue relazioni con gli abitati adiacenti e ormai saldati con il capoluogo come Induno con la Valceresio e Malnate solo apparentemente distinta dalla valle Olona. Quale ruolo può assumere Varese nella regione prealpina come riferimento e forse guida culturale ed economica? Non vi è dubbio che le nuove infrastrutture ferroviarie (la Stabio-Malpensa) e autostradali (Gazzada-Gaggiolo) creeranno fra pochi anni nuove opportunità da considerare, assegnando all'area varesina una centralità evidente. Dopo cento anni dagli ultimi progetti strategici di Molina si pone con urgenza, in una nuova dimensione della città, la necessità di definire nuove prospettive e progetti".
Da sempre lei sostiene che occorrono "delicatezza e rispetto" nei confronti del Sacro Monte.
"Sono convinto che molti degli interventi dell'uomo lascino la loro traccia più a lungo di quanto si sospetti. La storia, del resto, ci ricorda continuamente momenti in cui nella nostra città vennero assunte decisioni che avrebbero modificato percorsi e luoghi di relazione della comunità. Il problema più che ventennale della congestione del traffico al Sacro Monte merita qualche attenzione in più. Non solo. Credo che chi di noi, prima del 1953, abbia vissuto l'intensa emozione del viaggio in tram per la valle del Vellone, della salita sulla carrozza a gradoni dell'antica funicolare, dell'arrivo a Santa Maria del Monte, oggi sia preso da nostalgia. Ma la nostra riflessione per il rispetto dei luoghi, della loro storia, dei loro significati soprattutto religiosi ancora attuali, e la necessità di operare con la razionalità e la creatività necessarie, ci spingono a passare dalla nostalgia al progetto. Con sensibilità adeguata ed intelligente. Come ho già scritto, occorre innanzitutto liberarci dall'imbarazzata gestione della funicolare funzionante a singhiozzo. Dobbiamo considerare che il suo ripristino, deciso una decina di anni fa, non si collocava dentro un programma organico e coerente che prevedesse nuove modalità di accesso al Monte, nel contenimento drastico dell'accesso veicolare privato libero. Non c'è dubbio che il percorso su rotaia (tram più funicolare) era più adatto al luogo. E che potrebbe nuovamente costituire la soluzione adeguata anche con un auspicato rilancio del Campo dei Fiori. Occorre davvero non dimenticare i valori in gioco. Ma sono sicuro che torneremo a parlarne".