Heinz Waibl (1931) graphic designer. Il viaggio creativo", propone un itinerario alla scoperta della ricca e abbondante produzione di Waibl durante la sua lunga carriera di sessanta anni, in cui ha avuto modo di lavorare con nomi illustri del design: da Sigfried Giedion che assiste durante le fasi di impaginazione della prima edizione del classico Space, Time and Architecture (tradotta e pubblicata da Hoepli in italiano in Spazio, Tempo e Architettura) a Max Huber (che lo considera il suo allievo prediletto), da Albe Steiner a Bruno Munari, da Achille e Pier Giacomo Castiglioni a Giulio Cittato. 

Anche ai tempi del liceo il caso vuole che sia amico e compagno di banco di due figure che hanno segnato un'epoca: Massimo Vignelli e Luigi Massone, il primo futuro graphic designer, il secondo architetto. Un rapporto professionale determinante per la sua vita sarà poi quello maturato con Max Huber (1919- 1992) che Waibl conosce a casa di Enrico Vignelli, cugino di Massimo. Inizia così a lavorare come praticante nello studio di Huber in via Jacopo Peri a Milano, realizzando grafiche per la Standa, esecutivi per i manifesti de la Rinascente, per Gasparotto e per Borsalino.

A cavallo fra il 1967 e il 1971 Massimo Vignelli incoraggia Waibl a raggiungerlo a Chicago per lavorare per la Unimark International Design and Marketing Company.
  Negli USA Waibl realizza interventi per aziende come JCPenney (1969), Levy's grandi magazzini (1969), Transunion Corporation (1969), Killian Co. Cedar Rapids (1969), Passpoint & Co. (St. Louis 1969), Tucson Arizona, Maison Blanche (New Orleans) e American Airlines. Si trasferisce poi per un breve periodo a New York e lavora anche un anno per la Unimark International a Johannesburg, prima di rientrare in Europa.
Nel 1974 viene proposto dall'allora presidente Franco Grignani e da Walter Ballmer quale membro della prestigiosa AGI-Alliance Graphique Internationale, divenendone poi presidente del comitato italiano dal 1994 al 2003.

Sempre nel 1974 fonda con Laura Micheletto, che poi diverrà sua moglie, lo studio Signo in via Emanuele Filiberto a Milano. Lo Studio Signo ottiene subito un gran successo realizzando immagini coordinate, marchi, logotipi, pubblicazioni, packaging e manifesti per istituzioni culturali e committenze di rilievo. 

Fra le numerosissime collaborazioni citiamo Venini Venezia (1978), la mostra di Franco Grignani (Milano 1984), Regione Emilia Romagna (1985), Norditalia assicurazioni (Milano 1987), PubliSer (Empoli 1987-1988), Canale 5 TeleMike (Milano 1987), Fondazione Pro Juventute Don Carlo Gnocchi (1987), Museo archeologico e della ceramica Montelupo Fiorentino (1988), Azienda consorziale Acqua e Gas (Prato 1989), Palazzo della Marmora (Biella 1989), ADI Associazione Disegno Industriale (Milano 1990), Mazzucchelli (Castiglione Olona 1990), Bticino (1992), Provincia di Biella (1995-1996), Museo Archeologico La Civitella (Chieti 1998), Ministero dei beni culturali e ambientali Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo (Chieti 1998- 1990).

Oltre alla lunga collaborazione con gli architetti Castiglioni per gli stand realizzati per Bticino e Intel del 1985/1987/1989, lo Studio Signo realizza l'immagine coordinata di numerosi ambienti commerciali e non, e la segnaletica interna ed esterna di stand fieristici e punti di vendita tra cui, fra gli altri: Ferrovie Nord di Milano (1982), Amico Motta (Milano 1984), Mobeldesign Milano (1985), Bassani Ticino (Milano 1985-1987), Aerostazione di Genova (1986), Gianni Versace (Milano 1989), concorso Emscher Park (Germania 1990), Banca Commerciale Italiana (Milano 1990), CCR Centro Comune Ricerca (Ispra 1990), Pacodis linea cosmetica (Milano 2000).

La ditta BTicino affida allo Studio Signo la revisione dell'immagine e il conseguente "Manuale di applicazione".
Nel 1992 lo Studio e l'Archivio Signo si trasferiscono a Schio (Vicenza). Si ricordano di questo periodo lo studio e la realizzazione di marchi e progetti di corporate identity a diversi livelli e la partecipazione a inviti al progetto di nuova immagine del Palazzo dei Pio (Carpi, Modena).
Come scrive nel 2003 Gillo Dorfles: "sin dai primissimi lavori (la pubblicità per Alluminio, quella per i Magazzini allo Statuto di Roma), era possibile individuare la presenza d'una volontà di "trasgredire" certe situazioni, già allora cristallizzate, e, d'altra parte, di non lasciarsi "corrompere" dalle coeve avventure "radicali" e "ornamentali" che nel frattempo avevano irretito molta grafica nostrana" (Attualità di Heinz Waibl).

Se negli Stati Uniti viene riconosciuto come l'"europeo" dall'impronta umanistica ma pure pragmatica, l'esperienza americana e in seguito il periodo trascorso a Johannesburg porteranno Heinz Waibl a essere l'ideatore di importanti logotipi e a divenire, con il suo rientro in Italia, l'interprete europeo della corporate identity, ovvero della veste grafica declinata su tutti i supporti di importanti ditte e istituzioni culturali: loghi, buste, biglietti da visita, sacchetti, cartelline stampa, tute ecc.