Scrivere su Conan Doyle potrebbe apparire banale, ma la curiosità che suscita questo personaggio ancor oggi è straordinaria.
Film holliwoodiani, serie televisive si susseguono nel trascorrere del tempo dalla nascita del famoso detective. Nelle piattaforme televisive si possono ammirare ancor oggi le vicende del dottor Watson e dell’illustre inquilino di Baker Street al 221/B. Il primo film Il mastino di Baskerville o Sherlock Holmes e “Il cane dei Baskervilles” (The Hound of the Baskerville) risale al 1914.
La passione per i polizieschi di Sir Conan Doyle non veniva appagata dalla narrazione degli scrittori del tempo, troppe volte le indagini, nei romanzi o nelle strisce sui giornali, venivano risolti per fortuiti casi senza logica, quindi non veritieri e appaganti. Nacque così il bisogno di usare il metodo scientifico e di osservazione da parte del nuovo personaggio che debutterà dalla mente di Doyle nel “Uno studio in Rosso” pubblicato nel 1887.
Doyle si laureerà all’età di 23 in medicina e chirurgia. Trasferendosi a Portsmouth, sul canale della Manica, non aveva molti pazienti e la sua mente attiva non poteva restare inoperosa.
Decise di presentarsi alla squadra amatoriale del “Portsmouth Association Football Club” da poco fondata ottenendo il ruolo di portiere, il primo nella storia della squadra registrato con lo pseudonimo di A.C. Smith per non mischiare oltremodo le sue attività in particolare modo con la scrittura.
Atletico e curioso
Successivamente si innamorerà del cricket dove godrà della massima espressione sportiva diventando membro della “Allahkbarries” squadra fondata dall’autore di Peter Pan. Il nome del gruppo, dovuto all’equivoco di aver miscelato parte del nome del fondatore con la frase “Dio è Grande” pensando significasse invece “ che il cielo ci aiuti”, li rappresentava molto bene..
Sempre in movimento, la ricerca e la pratica in molte discipline sportive e soprattutto nei suoi studi dove materialismo e occultismo si miscelavano rendendo l’autore sempre più convinto dell’esistenza dell’anima e di una vita Oltremodo lo rendevano attraente. Le indagini di Sherlock Holmes si basavano sulla deduzione, sulla ricerca scientifica, nella vita privata Doyle miscelava l’esoterismo, lo spiritismo con la logica della scienza, questo accumunava Sir Arthur e la sua creatura in modo straordinario. L’autore partecipò a sedute spiritiche e a convegni sull’occultismo, studiò con passione l’esoterismo tanto da essere declassato agli occhi di studiosi e scienziati del paese.Sir Arthur decise così di mettere fine alla vita di Holmes troppo ingombrante nella sua, ma il personaggio possedeva un entità propria e non gli apparteneva più. Decise di farlo morire in Svizzera il 4 maggio 1891 nel racconto “The Final Problem” (in italiano “L’ultima avventura”).
Mai nella letteratura era accaduto qualcosa di simile
I seguaci di Holmes non accettarono la fine del detective e del dottor Watson, la BBC pubblicò che “The Stand Magazine” il giornale, dove venivano pubblicate le avventure del famoso detective, rischiò di fallire per l’abbandono dei lettori e fu allora che Doyle obbligato si prodigò a realizzare “IL mastino di Baskerville”.
Sir Arthur Conan Doyle non poteva uccidere Sherlock Holmes poiché non era difficile ma impossibile e nessuno mai ci sarebbe riuscito.
Castrenze Calandra