L'arte intesa come sfida, a tu per tu, con l'artista, completamente nudi, metaforicamente, nudi di preconcetti. Questa sì che si preannuncia non come la solita piatta e rifritta mostra, dà da pensare, da giudicare. C'è contrasto, si intravede una dialettica. Come dice egregiamente Mario Perniola in Contro la comunicazione, decifrando il pensiero heideggeriano: "Nell'esperienza dell'arte c'è una lotta, un confronto in cui i due contendenti si elevano reciprocamente all'autoaffermazione della propria essenza", e in Monti, il confronto e la lotta sono molto presenti.
In silenzio caro fruitore avvicinati alle tele nere, tele insabbiate dalle rientranze ruvide e materiche. C'è solo la tela nera con le sue forme e tu di fronte. Lasciati prendere dalla calma e assapora questa nuova sensazione, di calma, di silenzio e di ruvidezza. Infatti se vuoi è permesso toccare lievemente la materia dell'opera. È resina CFX, inodore, non tossica e molto resistente, e forse leggermente allucinogena, al tocco, sempre al tocco. E in silenzio, solo dopo avere digerito a fondo questa particolare fantasia o sinestesia, tra il tatto e la visione puoi continuare, caro visitatore, la lettura della seconda parte di questo scritto tra il fantastico e l'artistico. Silenzio. Sipario. Se ascolti / Il tuo silenzio/
Senti che ti ama (da Certissimo, G. Mortara).
L'attesa, la pazienza, la riflessione, un disinteresse interessato, l'umiltà, il rispetto, sono queste, a mio avviso, – dice il promotore artistico-letterario (proartile) – le qualità che l'artista ci vuole trasmettere con queste sue nuove opere, un po' enigmatiche e primordiali. Il sapere aspettare, attendere, questo il consiglio che ci dà Silvio Monti oggi. Non è la via di mezzo degli antichi filosofi (Aristotele) e non deve essere la via della Seta – intesa come mitizzazione del consumismo, della mercificazione dei costumi e dei desideri del nostro tempo, in una società nella quale la nuova comunicazione ideologica (pubblicità commerciale, articoli di giornali, libri, laddove asserviti alla menzogna e al puro interesse personale) ci omologa e ci annienta, ancora prima di essere nati. I volti, i simboli, i segni, i vortici, che Monti tratteggia nei dipinti in bianco e nero o in monocromie e nelle grandi tele riflettono anche la sua ansia, i suoi timori per il futuro dell'uomo. – Ma non si torna mai indietro? e il tornare sui propri passi è sempre una sconfitta? o è una vittoria? o che demone è?, – sembra dirci l'artista tra l'ironico e il misterioso.
L'uomo in ceramica osserva le sue opere, granitico, bianco, direttore d'orchestra che dirige le sue creature, e
a un suo minimo segno, a un suo piccolo comando, le opere si parlano, comunicano tra loro, sono come tante pietre una sull'altra in equilibrio in ascesa verso il cielo, l'astrazione, l'immaginario della sua mente. E in punta c'è come una flessione, un inizio di curva, un arco e poi si forma un ponte. E se qualcuno gli chiedesse quale opera (pietra) è la più importante?, quella che sostiene il ponte?, lui risponderebbe con le stesse parole di Marco Polo in risposta al Gran Kan nel romanzo di Italo Calvino "Le città invisibili": – Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, ma dalla linea dell'arco che esse formano…
E ancora: – Forse è proprio la facoltà di immaginazione che ci salverà, – osserva l'artista, in sintonia con ciò che dice Bellow in "Il pianeta di Mister Sammler": Esiste ancora una cosa chiamata uomo – o comunque c'era. Esistono ancora delle qualità umane. La nostra debole specie ha lottato, combattuto contro la propria paura, la nostra specie mentecatta ha combattuto la propria criminalità. Noi siamo animali di genio…
Demoni assopiti e la leggenda dell'essere
Mostra di Silvio Monti
Dal 9 aprile all'8 maggio 2010
Spazio Lavit, Via Uberti 42 – Varese
Orari: da martedì a domenica: 15.00 / 19.00
Presentazione a cura di Lorenzo Mortara
Vernissage: venerdi 9 Aprile, ore 18.00
Catalogo 2, edito da Spazio Lavit, in galleria
Ingresso libero
Per info: info@spaziolavit.com