Busto A. – Ho letto con grande interesse la doppia intervista che Ida Bozzi ha fatto a Giuliano Sangiorgi musicista fondatore dei Negramaro con Sandro Veronesi, che ha doppiato il premio Strega e che non finisce di raccontarci “Generazioni“.
C’è stata la generazione dei settantenni, che ha vissuto la vita e l’amore come una fuga esuberante; poi c’è stata quella dei cinquantenni che ha edulcorato l’amore, l’ha addomesticato, e poi ci sono i giovani veri, rivoluzionari dell’amore come i nonni ,emozione grezza, allo stato puro perché oggi i ragazzi sono punk.
Questa intervista mi ha spinta subito a leggere “Il tempo di un lento” (Einaudi editore), libro che mi ha catturata e restituito parte della mia vita.
La strategia della tensione e il terrorismo risparmiano per poco il protagonista Luca ,di tredici anni, il cui destino si compie tutto intorno all’emozione piccola e gigante del primo bacio. Forse non è facile spiegare e capire … come un elemento emotivo minimo, “privato” come quello di un bacio, possa essere nel romanzo un elemento dirompente tanto da cambiare una vita.
Un romanzo insolito, costruito lungo un amplissimo arco temporale, che solleva molti temi, sul linguaggio della letteratura, sulla musica, sulla ribellione. Per questo Ida Bozzi invita Sandro Veronesi. Amici oltre che scrittori …
Sangiorgi ha provato, nella propria mente, l’emozione dei personaggi più che la storia. Quando ha iniziato a scrivere il romanzo erano i giorni in cui lavorava al testo “Amore che torni“, la canzone che dà il titolo al penultimo album dei Negramaro. Quelle emozioni pareva che avessero bisogno di più spazio e così prende avvio il romanzo.
Quello che Sangiorgi ci presenta è come una visione macroscopica nella descrizione delle piccole emozioni: dettagli che possono mettere in contatto mondi diversi… “Miles Davis, il protagonista Luca, il padre che riconosce il figlio vedendo in una fotografia su un giornale i suoi occhi, riesce ad attraversare l’America quasi senza parlare, non solo l’inglese ma neppure l’italiano: ecco le emozioni ti traghettano verso mondi possibili!”
Veronesi spiega molto bene nell’articolo de “la lettura” (inserto del Corriere della sera dello scorso 23 maggio) che Sangiorgi è un musicista di canzoni, ma che ha una grande capacità selettiva nel procedere insieme alla padronanza della lingua.
Nel libro viene trattato il tema della fuga, che è anche musicale, e qui si radicalizza; diventa senza fine, estrema! Beh, inutile dire quanto i dubbi degli anni sessanta e settanta, quando la scelta forte non presupponeva ripensamenti, siano ancora presenti … Che coraggio! Quello che i ragazzi di oggi ritornano ad avere; stanno cambiando pelle, modo di essere romantici ed è estremamente affascinante quello che sta accadendo alle nuove generazioni.
Francesca Boragno