Pittore, muralista, grafico e illustratore. Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961), sardo di nascita ma romano e milanese d'adozione, rappresenta a tutt'oggi una delle figure più emblematiche del Novecento. Periodo che attraversò per oltre mezzo secolo, con quel suo rigido e imponente linguaggio, sempre in bilico tra frenesia futurista e vocazione metafisica. Tralasciando per un attimo la famosa serie di opere monumentali, eseguite dall'artista tra la fine degli anni Venti e i primi anni Quaranta, questa piccola mostra, in corso a Caglio presso la Sala Civica del Comune, vuole esplorare un nucleo di lavori appartenenti a un consistente corpus grafico realizzato attraverso l'uso di matite, chine, tempere, inchiostri colorati e collage su buste di carta, pagine di libri, riviste e locandine. Frammenti di scarto/recupero capaci di registrare e rivelare, sotto la spinta travolgente del «sublime furor creativo», i più piccoli dettagli dell'esistenza quotidiana. Come sottolinea la curatrice Nicoletta Colombo nel testo in catalogo, per l'artista il disegno «non era altro che il sogno che gli permetteva di colmare le proprie inquietudini, consentendogli di trovare adeguata risposta all'ansia plastica e costruttiva con cui sperimentare, dare forma e soluzione immediata e in progress al delirio concettuale infinito, al cui culmine urgeva la necessità di un travaso
nel contenitore materiale del segno grafico».
Un'officina versatile e febbrile quella sironiana, declinata in camaleontiche formule compositive che, imbevute di un'atmosfera caustica o malinconica, decontestualizzano il soggetto fino a trasportarlo in uno spazio essenziale e irreale. L'esposizione si apre con un capolavoro del periodo futurista, Il borghese (1914), e procede cronologicamente con la parentesi metafisica, segnata da figurazioni ibride legate all'uso dei personaggi-manichini, per arrivare infine alle livide periferie milanesi, luoghi anonimi e deserti, abitati solo da stilizzati insediamenti industriali. Tra le tematiche preferite – composizioni astratto-futuriste, paesaggi urbani, cavalli con manichini, nudi femminili (sdraiati, in piedi o di schiena) e titaniche montagne – spicca, per potenza segnica ed espressiva, Il cane Churchill (1945), emblema di una stagione neometafisica in cui «le superfici si scomponevano in intervalli multipli, creando sigillature separate le une dalle altre, in cui il pittore incastonava figurazioni di pseudo-reperti archeologici, statue deformate o mutile, cavalli sovrapposti in nicchie claustrofobiche, capitelli e colonne in cunei cubicolari, montagne inquietanti come architetture ciclopiche».
Mario Sironi. Opere su carta note ed inedite
Fino al 21 agosto 2011
A cura di Nicoletta Colombo e Annamaria Bianconi
Sala Civica del Comune di Caglio
Piazza Giovanni XXIII, Caglio (CO)
Orari di apertura: 10.30-12.30 / 16.30-19.30
Per informazioni: tel.320/1850195,
info@comune.caglio.co.it