Varese – Lo Spazio Yak fa parte del progetto teatrale messo a punto da Karakorum Teatro e dal suo direttore artistico Stefano Beghi. Il gruppo di artisti Under 35, che lavora insieme dal 2013, ha finalmente trovato un luogo dove creare un rapporto e un punto di incontro con la propria città.
Dopo tanto peregrinare per piazze, strade, locali e luoghi diversi a Varese, Karakorum ha trovato una casa. – dice Beghi – Ne siamo molto felici”.
In questi anni Karakorum Teatro si è caratterizzato proprio muovendosi per gli spazi della città…
Il nostro desiderio è sempre stato quello di connetterci fortemente con il territorio. In mancanza di uno spazio questa connessione si è immediatamente sviluppata in un rapporto diretto con gli spazi della città, incontrando la gente nelle strade e nelle piazze.
Sentivamo il bisogno che questa vicinanza con il territorio diventasse un luogo fisico, uno spazio che ci permettesse di muoverci verso la città, verso la gente, ma ci consentise anche di dire ‘varesini ci siamo!’. Yak, infatti, è infatti uno spazio per il teatro, ma anche per il pubblico, uno spazio in cui star bene e incontrarsi con gli altri, dove fruire di progetti e prodotti interessanti a livello culturale e artistico.
Sarà anche un luogo di formazione, perché noi crediamo fortemente che il pubblico abbia un ruolo importante nel teatro. Non esiste il teatro senza il pubblico. E il pubblico deve essere attivo, deve avere uno spazio di espressione e di crescita. Stiamo avviando dei momenti di incontro, in cui sviluppare lo sguardo, aprire nuovi punti di vista, scoprire che il teatro è un luogo di osservazione del mondo. E’ uno spazio-tempo in cui aprire gli occhi, guardarsi intorno, riconoscere che la bellezza ci circonda nel nostro quotidiano. Più che di ‘formazione’ vogliamo èproprio parlare di creazione dello sguardo”.
Karakorum teatro si definisce uno spazio di frontiera e di contrabbando. Parlate di animali di periferia, e, ancora, di teatro-off: perché questo essere sempre ‘lontano dal centro’?
Spesso il teatro viene visto come il luogo delle star, dei tappeti rossi, degli abiti eleganti, dell’alta società. Abbiamo voluto distanziarci da questa idea perché crediamo che il teatro sia lo spazio del popolo e della comunità. Lo spazio in cui allontanarsi dalle regole del bon-ton e affrontare delle dinamiche di contemporaneità, di novità, di indagine e di comprensione. In questo senso ‘lontano’ dal centro per andare a incontrare la novità, tutto quello che da fuori sta arrivando in città. Vogliamo essere un collegamento, un punto di unione, tra quello che c’è fuori dalla città e quello che è la città. E poi, quando abbiamo iniziato, sembrava che l’idea di portare delle novità fosse quasi illegale, tutti ci dicevano ‘non riuscirete mai a farlo’ e noi, provocatoriamente, rispondevamo ‘allora, se è illegale, lo facciamo di contrabbando!’.
Dicendo ‘teatro off’ si intende un mondo sommerso, un mondo teatrale che non frequenta i grandi teatri, ma che rappresenta l’innovazione. Si parla di quelle compagnie, anche anagraficamente giovani, che portano a teatro uno sguardo nuovo o dei nuovi linguaggi. Sono gli stessi artisti di cui sentiremo parlare tra 20 anni, sono le star del futuro.
Proprio dall’incontro con i giovani artisti e dalle collaborazioni portate avanti negli anni nascono delle sinergie come quella con il progetto Giovani Direzioni: i vincitori di quest’anno, i Farfagnan, porteranno il loro ‘Apload’ sul palco di Yak domani sera …..
Giovani Direzioni è un progetto nel quale crediamo molto. Nato a Reggio Emilia, in una rete guidata dal centro teatrale MaMiMò, Teatro Piccolo Orologio. L’intento è quello di sostenere giovani realtà, gruppi di artisti usciti dalle accademie che stanno cercando la loro strada, il loro spazio, la loro identità, il loro modo di lavorare e portare contenuti nuovi all’interno del teatro. Dare fiducia a questi gruppi significa dare fiducia al futuro del teatro. Non bisogna fermarsi a una dinamica di commercialità, programmando solo le compagnie che sai ti riempiranno la sala, ma dare spazio a giovani artisti che hanno uno sguardo diverso da quello che conosciamo e al quale siamo abituati. Senza di loro il teatro non evolve, mentre è giusto che continui a evolversi, perché si evolvono la società e la cultura dello stare insieme. Sabato sera, allo spazio Yak, è in programma il secondo appuntamento della nostra rassegna: ospiteremo la compagnia Fartagnan Teatro, che è un giovanissimo gruppo di artisti milanese che abbiamo accolto e supportato come Teatro Karakorum e Spazio Yak. Abbiamo già registrato un sold out per lo spettacolo e questo significa che il pubblico varesino risponde positivamente ed è interessato a questa quarta edizione di Speakeasy. I numeri continuano a crescere, come crescono l’affetto e l’adesione del pubblico all’idea che portiamo, perché la gente ha proprio voglia di questa novità: gli ospiti prendono parte alle nostre serate fermandosi a chiacchierare con noi, dandoci una mano, partecipando e sostenendo, anche idealmente, il nostro progetto.
Parliamo di tutti i vostri progetti, che hanno trovato una casa nello Spazio Yak, ma continuano anche per le strade di Varese..
Continueremo certamente a muoverci anche per le strade di Varese. Lo scorso novembre abbiamo fatto una sperimentazione interessante che abbiamo chiamato ‘All You Can E.A.T.’, ovvero ‘Enterteinments, Arts & Theatre’. Abbiamo portato il teatro all’interno dei locali pubblici e i pub del centro, cercando di renderli spazi non solo per l’aggregazione, ma anche per la cultura, dando contenuti a questa aggregazione, offrendo spessore anche alla bevuta di una birra. Ci sembrava un movimento interessante non solo per sperimentare nuove forme di programmazione culturale, ma anche per avvicinare tutto quel pubblico che non sarebbe mai venuto a teatro. La sperimentazione è andata benissimo. E poi c’è il Progetto Iceberg, a cui siamo molto affezionati, che porta il teatro nei luoghi del quotidianità, incontrando le persone.
Presentate anche le ‘cene con delitto’, che toccano un tema molto efficace nell’ambito dell’intrattenimento: il cibo.
Le ‘cene con delitto’ sono un format che piace e funziona. Abbiamo deciso di farlo perchè ci sembrava un modo interessante per incontrare il pubblico. Sappiamo che il pubblico decide di aderire a una proposta culturale soprattutto perché si fida delle persone che la organizzano: si fida del loro sguardo, della loro capacità di entrare in empatia e di comunicare. Per questo ci siamo impegnati per costruire dei contesti, dei momenti nei quali incontrare questo pubblico. Dovevamo riuscire ad andare a incontrarlo creando le situazioni che uno spettatore medio oggi è disposto ad accettare. Prendere il via da una serata piacevole, di intrattenimento, permette a noi di incontrare il pubblico e al pubblico di incontrare noi. Da questa relazione nasce sempre qualcosa di nuovo.
Abbiamo già accennato al vostro Progetto Iceberg, che è uno sguardo nuovo sugli angoli della città…
E’ un progetto al quale siamo molto affezionati, che porta il teatro nei luoghi del quotidianità, incontrando le persone. Il sottotitolo è ‘storie nascoste sotto il pelo dell’acqua’. Vogliamo raccontare il territorio dando un punto di vista diverso, ovvero le storie, le storie che il territorio ha custodito e che hanno lasciato il segno nella sua urbanistica e architettura e che vengono rappresentate proprio negli spazi della città. Secondo i dati del 2017 abbiamo raggiunto un pubblico di 2800 persone, anche con il sostegno della Regione Lombardia. E adesso abbiamo in cantiere dei nuovi spettacoli.
E ancora, parliamo delle ‘fiabe con lo Yak’.
E’ un progetto che nasce dalla volontà di incontrare il quartiere. Lo Spazio vuole offrire un contesto di programmazione culturale, ma anche un luogo fisico dove il quartiere possa trovare una dimensione di aggregazione, di incontro, di crescita e di sviluppo di qualcosa di nuovo. Abbiamo così dato vita a una nuova iniziativa: le mamme e i papà, una sera alla settimana e per una mezz’ora, possono portare i loro bambini, in età asilo, ad ascoltare una storia. E’ un momento molto importante per i genitori. Mentre i piccoli ascolteranno la storia, loro potranno lavorare con noi per progettare per loro qualcosa che possa essere sviluppato nel futuro dal punto di vista culturale e aggregativo, guardando ai bisogni del quartiere”.
Domani sera, allo Spazio Yak i vincitori del premio Giovani Direzioni, il gruppo teatrale Farfagnan, portano lo spettacolo ‘Aplod’, un testo nato dal desiderio di leggere la quotidianita in un modo inaspettato. I Farfagnan sono un gruppo di giovani artisti legati da amicizia, che ha alle spalle un percorso formativo comune preso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Fanno teatro per passione e hanno scritto il loro testo pensando a un futuro nel quale siti come YouTube sono stati chiusi e dichiarati fuorilegge. Un mondo in cui nascono siti pirata per condividere i video. Tante sono le citazioni, tratte dall’immenso spazio culturale ed esperienziale di quella che è stata definita ‘la generazione Y’, ovvero i nati tra due momenti tragici della nostra storia recente: il 1983, anno della scoperta del virus dell’AIDS e il 2001, anno dell’attacco alle torri gemelle del World Trade Center di New York. Riconoscere le citazioni sarà una sfida, ma lo spettacolo “Aplod” è rivolto a tutti e proprio tutti potranno divertirsi insieme.
“Domani sera vi aspettiamo dalle 19:30 – ricorda Stefano Beghi – il teatro apre prima dell’inizio della serata perché il pubblico possa aggregarsi, stare insieme. La cooperativa L’Aquilone preparerà un aperitivo e ci sarà la possibilità di cenare con noi. Si potrà incontrare la compagnia e parlare di quelli che sono i contenuti. Lo spettacolo inizierà alle 21. I posti per sabato sono già sold out, ma questo è il nostro modello di serata.
Per i prossimi appuntamenti i siti di riferimento sono www.karakorumteatro.it e www.spazioyak.it
Speakeasy Varese, Aplod, gruppo teatrale Fartagnan
Spazio Yak, ex-piramide delle Bustecche ristrutturata
Piazza Fulvio de Salvo 6, dalle 19:30
Chiara Ambrosioni