Mantova – Casa del Mantegna ha aperto “Stanze americane. Bressan, Marrocco, Savelli con le Collezioni Civiche di Arte Contemporanea”, in collaborazione con l’Associazione Flangini, la Fondazione Rossi e il Comune di Mantova, che ha concesso il prestito di 15 opere delle Collezioni Civiche.
“Stanze americane”, a cura di Flaminio Gualdoni, propone complessivamente 60 lavori e, quale arricchimento dell’itinerario espositivo, alcuni video. Le opere realizzate dai tre artisti, in parte al rientro dalle loro esperienze a New York e a Los Angeles e in parte inedite, dialogheranno con le opere provenienti dalle Collezioni Civiche di Arte Contemporanea di Mantova.
Si avvia così un dialogo con la realtà culturale della città, in particolare con artisti contemporanei legati all’esperienza artistica della poesia visiva (Gruppo 70 e Gruppo 63), presenti nella collezione municipale.
L’idea di viaggio e di nomadismo sottesa alla mostra “Stanze americane” trova felice condivisione curatoriale con il patrimonio artistico contemporaneo, genius loci della città: Bartolini, Bentivoglio, Harloff, Miccini, Olivieri, Ori, Pignotti, Sarenco, con la presenza autorevole dell’artista mantovano Sermidi, che ha saputo esprimere i termini della pittura aniconica.
“S’intitola ‘Stanze americane’, perché la costa ovest degli Stati uniti e il culturalmente vicino Messico ne sono stati gli scenari primi. Ma dipana un filo di esperienze, geografiche e mentali, le vere ‘nourritures’ della vicenda, che per la circostanza si arricchiscono di un ulteriore svolgimento con i prestiti provenienti dalle Collezioni. Una mostra ariosa, di grandi dipinti, ma che conservano il rigore di atmosfere sospese, di silenzi, di lunghe pause di riflessione”
Si tratta della riproposizione di un percorso culturale – spiega il curatore Flaminio Gualdoni – che coinvolge in un confronto dialogico in cui gli attori, Bressan, Marrocco e Savelli, non convergono in un movimento artistico comune, non fanno gruppo, ma al contrario proseguono le proprie strategie personali: In ogni tappa di questo percorso si incontrano e incrociano il proprio fare, avendo conferma della propria e dell’altrui necessità. Bressan, Marrocco e Savelli sono accomunati dalla nascita in seno alla generazione che non è passata, come usa dire, dal figurare all’astrarre, ma che ha considerato l’astrazione come una condizione naturale del fare sin dagli inizi, a partire dalla centralità attribuita alla luce: che è insieme valore fisico e metafisico che consente a ognuno di essere naturalmente ‘astratto con qualche ricordo’, come voleva Klee, creando situazioni visive che sono al tempo stesso massimamente astratte e massimamente figurali. Ciò consente agli artisti di aprire un territorio teoricamente illimitato da cui nasca una nuova idea di paesaggio: paesaggio che è sia fisico sia totalmente d’anima”.
La mostra sarà aperta al pubblico sino al 7 maggio, dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30. Ingresso gratuito