Cinquant'anni di Mastri Fini – Han fatto una grande festa ritrovandosi tutti, giovani e meno giovani, commossi e contenti di intonare ancora una volta quella "canzon villanesca" di Baldassare Donato, musicista veneziano del Cinquecento, che li ha resi nel tempo apprezzati ed amati. "Chi la gagliarda, donne, vo' imparare/venite a noi che siamo mastri fini" la intonarono per la prima volta nell'Aula Magna dei Licei la sera del 20 giugno 1961 e da allora il gruppo corale che da essa prese nome conclude, tra gli applausi sempre più che calorosi, ogni concerto.
Gran bella realtà quella dei Mastri Fini, giovani che si trovarono insieme per affrontare un repertorio musicale a quei dì non certo consueto: la preziosa, e deliziosa, polifonia vocale. A far da guida alla compagine c'era, e c'é ancora per fortuna, Paolo Fossati, tanto schivo e modesto quanto appassionato e tenace. É stato lui a render questa esperienza un fatto culturale assolutamente non secondario per la città: egli ha saputo trasmettere la sua passione ai componenti del coro stretti in sodale amicizia e tutti insieme con giusto approfondimento interpretativo e profonda intesa musicale sono riusciti a far sì che una musica lontana nel tempo oppure di grande modernità ricevesse il risalto pertinente e capace di avvincere il pubblico. Lungo quanto il catalogo di Leporello é il repertorio dei Mastri Fini. Va da Palestrina, Orazio Vecchi e Luca Marenzio a Mozart, Schubert e Brahms, senza trascurare i musicisti del nostro tempo: Strawinskij, Castelnuovo Tedesco (a proposito, quando si decideranno a mettere su CD il suo Romancero gitano su testi di García Lorca?) e Bettinelli. Cinquecento anni di musica colta, ma sempre accattivante. Per avercela fatta conoscere in modo così serio e appassionato sia detto tutto il grazie possibile ai gagliardi Mastri Fini.
Fervori d'iniziative al Liceo Artistico – A cura della solerte Commissione Biblioteca del Liceo Artistico "Paolo
Olivetti , 1955
Candiani", é stata inaugurata ed é rimasta aperta poco più di una settimana nell'Aula Magna dello stesso istituto, la mostra di Giovanni Pintori (1912-1999). A molti questo nome non dice molto, ma se si aggiunge che egli é stato il grafico pubblicitario della Olivetti negli anni in cui l'azienda di Ivrea produceva le macchine da scrivere più belle (anche Pintori ne disegnò una) e la cittadina piemontese, grazie alla mente illuminata e all'impegno di Adriano Olivetti, era un centro di cultura fervido e creativo, allora l'interesse per questo artista si fa più attento e curioso. Pintori era lì con Munari e Veronesi, con Nizzoli e Figini e Pollini dentro l'efficiente Ufficio Pubblicità (di cui fu responsabile dal 1940) tanto importante perché ad esso era demandato il compito di creare l'immagine, moderna e dinamica, dell'azienda che, anche grazie ad essa, ebbe modo di imporsi sul mercato internazionale. Pintori con inventiva inesauribile e tratto inconfondibile realizzò manifesti, pieghevoli, calendari e cataloghi (molti esposti al Liceo) che catturavano l'attenzione grazie al linguaggio aggiornato e alla nitidezza delle forme entro il raffinatissimo gioco dei colori.
A Pintori toccarono anche l'allestimento di quelle strutture pubblicitarie che si vedevano lungo le non ancora trafficate autostrade d'Italia degli anni Cinquanta e l'allestimento del negozio Olivetti in Galleria a Milano a cui non arrise sorte felice come per quello di Venezia progettato da Scarpa e proprio in questi giorni riaperto
dell'ultimo numero della rivista
dal FAI dopo il restauro.
L'inagurazione della mostra di Pintori é coincisa anche con la presentazione del numero 3 della rivista "L Art (scritta provocatoriamente così, senza apostrofo) – Arte del Liceo". E anche qui grafica e impaginazione attualissime e di bell'impatto visivo. All'interno gran varietà d'argomenti, innanzitutto su quanto hanno saputo e sanno inventare all'insegna della modernità insegnanti, ex allievi e l'operosa fucina degli studenti e dei professori di oggi. Vi sono poi interviste a figure di grande prestigio come Renato Barilli, Giuseppe Tornatore e Massimiliano Gioni, giovane bustese ora direttore artistico del New Museum di New York e, ancora, scritti su Lucio Fontana e Gaetano Pesce: non molte riviste di cultura se li possono permettere! C'é infine spazio anche per un focus sui grandi collezionisti di Busto Arsizio con capolavori assoluti del Bergognone, di Tiziano, del Tanzio da Varallo e del Piccio. Anche solo per vedere le bellezze fatali di Lina Cavalieri e Lyda Borelli effigiate in conturbante sensualità da Cesare Tallone é davvero cosa buona e giusta spendere 5 euro per comprare L Art.