Il Rinascimento nelle nostre terre vive una nuova giovinezza, grazie alle recenti mostre a Rancate e Varese. Infatti le nostre zone sono state interessate dalle grandi correnti culturali rinascimentali, sia in linea con le sperimentazioni della Pianura Padana, sia creando al proprio interno artisti di valore, come Francesco De Tatti.
Francesco De Tatti… Pochi mesi fa è stato pubblicato un volume dedicato alla figura di questo importante artista del rinascimento varesino, curato da un team di studiosi dell'Università Statale e dell'Università Cattolica di Milano. Un volume che ricostruisce le tappe della carriera del pittore nostrano, grazie ai documenti d'archivio e alle numerose testimonianze artistiche sparse nel nostro territorio.
…e altre storie. Ma non solo. Infatti gli autori del volume partendo dal De Tatti propongono numerosi affondi su altri artisti rinascimentali attivi nel Varesotto, come Bernardo Zenale, Giovanni Lampugnani, Francesco da Gattinara, ricostruendo così l'immagine di una Varese quattrocentesca artisticamente brillante, con una committenza di livello medio alto.
"Natus ab egregio Tattorum sanguine". Così si firma il De Tatti nella "Madonna con il Bambino e angeli", conservato a Nancy, sottolineando la propria origine da una famiglia di spicco della Varese del Quattrocento. Non si hanno molte altre notizie della sua vita, si ignora
l'anno di nascita. Tuttavia nel volume una precisa revisione dei documenti d'archivio – una settantina- relativi a Francesco De Tatti, compiuta da C.Cairati, permette di fornire nuove notizie.
I De Tatti. La famiglia del pittore era attestata a Varese già dal XIV secolo: il ceppo originario deriverebbe da un ufficiale di Gian Galeazzo Visconti. Fra i suoi esponenti medici, avvocati, ma anche orafi, come il padre dell'artista. Francesco nacque probabilmente intorno al 1490, se nel 1515 era già maggiorenne e compare nei documenti come rappresentante dei fratelli.
Gli anni giovanili. Poche informazioni anche sugli anni giovanili, i documenti attestano la qualifica di "Faber pictor". Dalle sue opere si evidenzia una educazione tardoquattrocentesca, fu forse apprendista nel cantiere della Certosa di Pavia, con artisti come Zenale e Bergognone. Un documento cita un polittico in sette tavole, richiesto da Giovanni Guido Orrigoni, prevosto di S.Vittore, ancora da identificare, forse anteriore al 1512.
Le opere. Nel volume si riprende il corpus delle opere del De Tatti, con nuove letture ed acquisizioni. Potrebbe essere sua l'Assunzione della Vergine sulla parete di fondo del santuario di S.Maria alla Fontana a Vengono Superiore. Risale al 1516 un contratto per la realizzazione di una ancona presso la chiesa di S.Michele a Bosto, commissionata da Comune. Curioso notare, inoltre, che due anni più tardi il Comune del paese pagò il proprio debito con l'artista cedendogli una vigna.
Intervento a Rancate. Di grande valore è la scoperta che De Tatti già prima del 1526 destinò un polittico alla chiesa di S.Stefano a Rancate, opera ancora in loco nel 1796, di cui oggi le desiecta membra sono "sparse" fra Italia e Germania.
De Tatti a Busto Arsizio. Un buco nei documenti non permette di avere informazioni per gli anni compresi fra 1520 e 1526. Dal 1526 al 1528 invece la presenza dell'artista è attestata a Busto, nel santuario di S.Maria in Piazza. Alcuni studiosi, come Ferrari, Agosti, Stoppa e Tanzi ritengono che l'artista varesino abbia dipinto i profeti e le sibille della cupola della chiesa. Poi probabilmente morì e fu sostituito da altri artisti. L'ultima opera citata dai documenti è una pala commissionata dalla comunità di Rancate per la chiesa di S.Stefano, del 1526.
Gli apparati. Impreziosiscono il volume gli apparati, una ricchissima bibliografia, l'albero genealogico del pittore e la trascrizione con commento dei documenti d'archivio relativi al De Tatti.
Un volume interessante, di largo respiro che si propone anche come spunto per nuovi studi, soprattutto rivolti ai più giovani. Molti temi infatti, come sottolineano gli stessi autori, meritano di essere approfonditi, come un rilievo raffigurante Dio Padre conservato a Cairate.