modo di costruzione delle stradeModo di costruzione delle strade

Che i Romani fossero abili costruttori di strade è ormai noto. Che anche il Varesotto fosse ricco di vie di comunicazioni, sia su terra che su acque, forse è un po'meno risaputo. In uno dei consueti appuntamenti al Museo di Arsago Seprio, si è ricostruita la viabilità nostrana, alla luce delle più recenti scoperte archeologiche. Relatrice della serata la dott.ssa Cristina Miedico, conservatrice del museo di Angera e profonda conoscitrice del Varesotto.

Storia delle strade…
un breve e preciso excursus sulle strade ha aperto la conferenza: grazie alle fonti letterarie ed archeologiche si sono delineate le caratteristiche tipiche delle strade romane, che si possono riassumere in sicurezza, utilità e bellezza. Prima ancora dei Romani sono stati gli Etruschi a tracciare le vie, giungendo addirittura a tagliare la roccia, quando questa impediva il passaggio: nasce così il principio della rettitudine delle strade, poi seguito in epoca romana.

e sulle strade. Sulle strade si muovono persone, merci, idee. Le strade nascono viaggiando, perché si cerca la via più semplice, che poi si racconta agli altri, che a loro volta la percorreranno. È un po' la storia del Varesotto, le cui strade nascono ancora prima della romanità, nell'età del rame, come piste. Le valli ad esempio divennero il passaggio obbligato per il mondo transalpino. E nel III secolo a.C. Apollonio Rodio, poeta greco, cita la viabilità del Verbano, dimostrando così come la nostra zona fosse già conosciuta in quell'epoca.

I Romani in Insubria.
I Romani cominciarono ad occupare la Pianura Padana dal III secolo a.C., entrando in contatto con le popolazioni celtiche della zona. Fu un avvicinamento progressivo, avvenuto proprio attraverso le vie di comunicazione: vennero create la Flaminia, da Roma all'Adriatico, l'Emilia, la Postumia, vennero fondate Cremona e Piacenza, Eporedia, tutte tappe di avvicinamento al nostro territorio.

Le reti stradali.
Una delle vie principali di collegamento fra Milano e il Varesotto è la Mediolanum-Verbanus, che partiva da Porta Giovia, passava per Pero, Rho, Nerviano, Parabiago, San Vittore Olona, Legnano, Castagnate di Castellanza, Gallarate, Cardano al campo e Arsago Seprio, Somma Lombardo, Golasecca/Vergiate, Sesto Calende, poi forse Taino ed Angera. Sono le fonti archeologiche a testimoniare questa via, in primo luogo le necropoli, emerse a Legnano, Castellanza, Parabiago e poi il tratto di glareata, emerso nel 1984 nella costruzione del Gigante a Somma. Una strada, questa, che ebbe una lunga vita e fu più volte "restaurata".

il Varesotto nella tavola PeutingerianaIl Varesotto nella tavola Peutingeriana


Verso la Francia.
Una strada che seguiva il corso del fiume Ticino, da Pavia fino a Mergozzo, e da lì verso Marsiglia: già citata da Erodoto in antico come via di commerci, e indirettamente testimoniata dall'uso, nella nostra zona, della dracma massaliota come moneta. Località toccate: Castelletto, Arona, Mergozzo, Gravellona,Vigogna, Domodossola, la Valle del Rodano.

Verso la Svizzera.
Da Milano partiva poi la strada verso il Ceresio, che seguendo l'Olona, saliva per Castellanza, Fagnano, Cairate, Castelseprio, Acisate e poi Porto Ceresio. Non si deve però dimenticare una rete stradale minore, fatta di diverticoli che univano le strade più importanti: nel basso Verbano i ritrovamenti archeologici permettono di ricostruire una rete minore, che comprendeva Cimbro, Vergiate, San Pancrazio e Casale Litta.

Le vie d'acque.
Merito della conferenza avere trattato anche il tema delle vie d'acqua, non trascurabile per la nostra zona, come per il nord Italia. Dalle fonti sappiamo che il Po era navigabile, che esistevano corporazioni di nautae, che affittavano le barche. I rilievi testimoniano la presenza di navi snelle, con prua e poppa alte, adatte alla navigazione fluviale. Poche sono le informazioni sulla navigazione del Verbano, mentre è più facilmente ricostruibile la situazione del Ticino.

Una via d'acqua e di terra.
Il Ticino è sempre stato nella storia un aggregante naturale,. In epoca romana alla sua navigazione, si affiancava anche una via di terra, un supporto stradale. Mancano oggi testimonianze di porti e ponti sul fiume stesso, ma la geologia mostra che l'alveo del fiume nei secoli si è modificato e probabilmente esistevano strutture mobili.
Una conferenza molto approfondita, semplice nei toni, scientificamente ineccepibile, che mostra come l'archeologia possa essere divulgata con passione e semplicità.

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BUON ASCOLTO!