Monza, affreschi degli Zavattari, il matrimonio di TeodolindaMonza, affreschi degli
Zavattari, il matrimonio
di Teodolinda

Maggio del 589 d.C.: Teodolinda sposa il re dei Longobardi Autari. Entra così nella storia politica tormentata del VI secolo questa figura femminile, forte al punto che rimasta vedova sceglierà lei stessa il nuovo marito, il duca Agilulfo di Torino. Anche il Varesotto la ricorda, una tradizione vuole che sia stata lei a inventare il toponimo "Malnatesi", ad indicare la cattiva accoglienza ricevuta dagli abitante del piccolo paese.

La cappella di Teodolinda.
Gli episodi salienti della vita della regina sono raccontati dagli affreschi della cappella di Teodolinda a Monza, opera degli Zavattari, risalente al Quattrocento. Un gioiello della pittura tardogotica, gli affreschi trasportano la vicenda in chiave cortese: i personaggi indossano abiti viscontei, sono raffigurate scene di caccia, banchetti, secondo i gusti dell'epoca. Ecco così in una scena comparire Teodolinda che va in sposa ad Autari, nell'altra la partenza della regina, e, in posizione dominante, il sogno che la porterà dare avvio alla costruzione dell'antico Duomo.

La fama di Teodolinda: le fonti.
La figura della fiera regina longobarda è senza dubbio legata alla sua fede religiosa. Fu proprio lei, grande amica del papa Gregorio Magno, a favorire la conversione del marito e quindi

Museo di Monza, la chioccia con i pulciniMuseo di Monza, la chioccia con i pulcini

dell'intero popolo longobardo al cattolicesimo. Infatti i Longobardi all'epoca dell'arrivo in Italia abbracciavano la fede ariana, una eresia ampiamente diffusa all'epoca. È Paolo Diacono a presentare Teodolinda, definendola "di aspetto elegante", dedita alla fede di Cristo, sollecita alla concordia fra i popoli.

L'archeologia.
Ad accendere una luce ulteriore su Teodolinda sono i dati archeologici, sparsi a Monza, città che lei scelse come propria sede, fra il Museo e il Duomo. Proprio nell'originario edificio la tradizione vuole che Teodolinda sia stata sepolta, in un sacello divenuto oggetto della devozione popolare: in effetti nel 1991 nella navata nord del Duomo sono emerse tre tombe di forma rettangolare, internamente dipinte e decorate da croci, secondo una consuetudine diffusa in epoca longobarda.

Il Museo.
Il Museo nasce come scrigno per il cosiddetto

Lamina con scena della CrocefissioneLamina con scena della Crocefissione

tesoro del Duomo, ovvero l'insieme di oggetti preziosi raccolti nel corso dei secoli, a partire proprio da Teodolinda, a cui si deve il nucleo di base. Infatti come dice Paolo Diacono lei e il marito dotarono l'edificio di ornamenti d'oro e d'argento. Nei secoli il tesoro si arricchì, fino alle donazioni del secolo scorso. Il tesoro raccoglie oggetti di ogni tipo, da fiasche per pellegrini, a portareliquie, ostensori.

La chioccia e non solo.
Il capolavoro rimane la scultura della "Chioccia con sette pulcini", in lamina d'argento gemme e vetri, opera ancora dal significato enigmatica: potrebbe simboleggiare la Chiesa circondata dai fedeli, oppure la stessa Teodolinda, attorniata dai duchi longobardi.La tradizione attribuisce alla regina la cosiddetta Tazza di zaffiro, una coppa in vetro blu di età romana, usata per il fidanzamento con Agilulfo. Di produzione bizantina è la lamina con la scena della Crocefissione, da portare al collo, identificata come uno dei doni del Papa Gregorio a Teodolinda in occasione del battesimo di Adaloaldo, il figlio.
Teodolinda, una figura femminile da non dimenticare e più in generale Monza, città tanto amata dalla regina e piccolo tesoro per arte e storia.