A comporre “Autore donna” (Acquaviva Edizioni, pp.55, Euro 6) è una raccolta di poesie giovanili di Sylvia Plath scritte tra il 1952 e il 1956, alcune provenienti da compiti in classe assegnati dal suo professore di inglese.

Con dissacrante ironia la poetessa passa ai raggi X la visita domenicale di alcuni parenti tratteggiandone fisionomie e caratteri “grassi sempre, e senza fiato/ uno schiocco di bacio su tutte le guance”.

Unità di misura dello scorrere del tempo è l’apparente insofferenza di una statua di bronzo “che ricorda un migliaio di autunni/ e di come centomila foglie/ vengano scivolando giù sulle sue spalle/ persuase della sua bronzea stagione”.

Con impietosa trasversalità generazionale incornicia “Il nipote più piccolo regala un irritante piagnucolio/e sbava sulla linea di ricezione”.

Con acre umorismo Sylvia Plath si apre a tentazioni dissacranti “Sempre durante la messa si affacciava dal pulpito/ il diavolo che ti suggeriva di ridere”.

In “Canto funebre per un burlone” scorre il disincanto della vita “Dal comico accidente della nascita/ alla finale grottesca barzelletta della morte/ la tua malattia di sacrilega allegria/ spargeva il contagio della gaiezza con ogni abile respiro”.

Oltre a tali maschere con cui Sylvia Plath tende a proteggersi dai luoghi comuni e dalle distonie della quotidianità affiorano palpiti mossi dal desiderio di amare ogni cosa attorno, ma sopra ogni altra cosa: immamorarsi, donandosi per sempre all’altro “ e da quell’abbaglio il mio amore vedrà/ come io stia ancora/ avvampando nel mio inferno d’oro”.

Sylvia Plath – “Autore donna” – Acquaviva edizioni, pp.55, Euro 6.

Mauro Bianchini