MAGA Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/tag/maga/ L'arte della provincia di Varese. Mon, 31 May 2021 07:19:06 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png MAGA Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/tag/maga/ 32 32 Maga, impressionismo: un viaggio fra luce e colore https://www.artevarese.com/maga-impressionismo-un-viaggio-fra-luce-e-colore/ https://www.artevarese.com/maga-impressionismo-un-viaggio-fra-luce-e-colore/#respond Fri, 28 May 2021 07:16:54 +0000 https://www.artevarese.com/?p=60840 S’intitola «Impressionisti. Alle origini della modernità» la grande mostra in programma al Museo MA*GA di Gallarate da sabato 29 maggio 2021, fino a giovedì 6 gennaio 2022 con oltre 180 opere dei maggiori esponenti della pittura francese e italiana del Secondo Ottocento, da Gericault a Courbet, da Manet a Renoir, da Monet a Cézanne a […]

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S’intitola «Impressionisti. Alle origini della modernità» la grande mostra in programma al Museo MA*GA di Gallarate da sabato 29 maggio 2021, fino a giovedì 6 gennaio 2022 con oltre 180 opere dei maggiori esponenti della pittura francese e italiana del Secondo Ottocento, da Gericault a Courbet, da Manet a Renoir, da Monet a Cézanne a Gauguin, a Boldini e De Nittis, provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e francesi.

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Maga comanda color… https://www.artevarese.com/maga-comanda-color/ https://www.artevarese.com/maga-comanda-color/#respond Sat, 09 Nov 2019 07:16:02 +0000 https://www.artevarese.com/?p=53546 Il Maga di Gallarate presenta la mostra Il significato dei colori, visitabile sabato e domenica. Protagonisti, una ventina di pannelli realizzati da 380 bambini delle scuole dell’infanzia della città nell’ambito della settimana dell’intercultura, giunta alla sua terza edizione e che da due anni vede l’attiva collaborazione del museo.

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Il Maga di Gallarate presenta la mostra Il significato dei colori, visitabile sabato e domenica. Protagonisti, una ventina di pannelli realizzati da 380 bambini delle scuole dell’infanzia della città nell’ambito della settimana dell’intercultura, giunta alla sua terza edizione e che da due anni vede l’attiva collaborazione del museo.

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Identità a confine, un racconto fotografico https://www.artevarese.com/identita-a-confine-un-racconto-fotografico/ https://www.artevarese.com/identita-a-confine-un-racconto-fotografico/#respond Thu, 17 May 2018 17:51:28 +0000 https://www.artevarese.com/?p=45035 “Omang” e “To Belong” sono due progetti fotografici che riflettono sul concetto di identità, raccontando il travagliato percorso di ricerca di un senso di appartenenza tradito. La mostra, appena inaugurata al Maga di Gallarate, racconta due realtà apparentemente lontane, quella dei Boscimani accanto a quella dei Millennials europei, ma in sintonia per una comune indagine sul […]

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Omang” e “To Belong” sono due progetti fotografici che riflettono sul concetto di identità, raccontando il travagliato percorso di ricerca di un senso di appartenenza traditoLa mostra, appena inaugurata al Maga di Gallarate, racconta due realtà apparentemente lontane, quella dei Boscimani accanto a quella dei Millennials europei, ma in sintonia per una comune indagine sul senso di smarrimento, di ricerca di identità.

Irene Fassini e Fabiana Sala, premiate al concorso fotografico Riccardo Prina 2017, organizzato all’interno del Premio Chiara, hanno avuto la possibilità di realizzare questa mostra personale, grazie alla collaborazione con la direzione del Museo MAGA, e al sostegno di diversi enti tra cui Consiglio Regione Lombardia, Repubblica e Canton Ticino, Regio Insubrica, Comune di Gallarate e Openjobmetis.

Omang di Irene Fassini
I Boscimani vivono nel deserto del Kalahari da almeno 20.000 anni. Nel 1961 il governo del Botswana ha istituito la Central Kalahari Game Reserve (CKGR) per proteggere alcune comunità, ma all’inizio degli anni ’80 la scoperta di miniere di diamanti ha portato alla deportazione dei boscimani e al progressivo smantellamento della riserva. Omang, in lingua Setswana, è il documento ufficiale di identità e diventa nel progetto metafora per riflettere sul concetto di identità e di confine.

Irene Fassini è una fotografa che vive e lavora a Milano. Dottorato in antropologia giuridica, diploma in fotografia e video al Cfp Bauer di Milano. Nel 2017 è stata selezionata per il Canon Student Program al Festival Visa pur l’image. Sta lavorando a un progetto sul terremoto nel Centro Italia e sta tenendo un progetto-laboratorio multimediale sulla memoria collettiva in un quartiere periferico di Bergamo. Nel 2018, insieme a Sara Ruggeri, ha fondato il collettivo AISLAB.


To Belong di Fabiana Sala
Cosa succede quando un’intera generazione, nata borghese e allevata nella convinzione di poter migliorare la propria posizione nella piramide sociale, scopre che né impegno né talento basteranno a difenderla dallo spettro del declassamento? To Belong è un’ indagine intima, riflessione su una ricerca irrisolta e un senso di insoddisfazione costante che connota la generazione dei Millennials.

Fabiana Sala è una fotografa e Graphic Designer italiana. Laurea in Visual Communication alla SUPSI di Lugano, a New York frequenta l’international Centre of Photography. Si é diplomata nel 2015 in fotografia documentaria e fotogiornalismo ed é diventata parte del corpo docenti nel 2016. Ha realizzato pubblicazioni su testate nazionali e internazionali. Ha partecipato a numerose mostre collettive in gallerie, musei e festival tra i quali, a New York, Lorimoto Gallery, A.I.R. Gallery, Photoville, Kimmel Galleries University, in Cina International Photography Festival e Pingyao, e alla Triennale di Milano. Attualmente vive e lavora tra Berlino e New York.

Curatrice della mostra allestita al Maga è Denise Sardo, Siracusa, 1988. Diplomata in fotografia al Cfp Bauer di Milano, vive e lavora a Milano, dove svolge l’attività di curatrice e di consulenza per il collezionismo.

Per partecipare all’edizione 2018 del Premio Prina c’è ancora tempo fino a giovedì 31 maggio. Oggetto del Premio è “un racconto fotografico”: si richiede una sequenza fotografica da 3 a 6 scatti che abbia in sé un’idea di narrazione, inserita in uno spazio massimo di 1 metro lineare. I finalisti al Premio parteciperanno all’esposizione in programma a settembre alla Triennale di Milano.

Il Premio, intitolato al critico d’arte e di fotografia Riccardo Prina (1969-2010), primo Direttore di Artevarese.com, giunge quest’anno all’ottava edizione. A dirigere il Premio, ideato dall’Associazione Amici di Piero Chiara in collaborazione con la famiglia Prina e l’Associazione degli Amici di Riccardo, è Bambi LazzatiLa selezione delle opere finaliste sarà affidata alla Giuria del Premio Prina, presieduta da Mauro Gervasini critico cinematografico, e composta da Marina Ballo Charmet fotografa e video artista, Edoardo Bonaspetti curatore e direttore Mousse, Rudi Bianchi collezionista fotografico e fotografo, Riccardo Blumer architetto e designer, Francesca Damiani Prina, Carla De Albertis imprenditrice e socia Amici della Triennale, Marco Introini architetto e fotografo, Bambi Lazzati direttrice Premio Chiara, Denise Sardo curatrice, Elisabetta Sgarbi regista, fondatrice de La Nave di Teseo e direttrice de La Milanesiana, Emma Zanella direttrice Museo MAGA Gallarate.

Nel mese di settembre 2018, durante la mostra delle opere finaliste in programma presso la Triennale di Milano, la Giuria si riunirà nuovamente per individuare in modo insindacabile e inappellabile chi premiare. Il vincitore del Premio Riccardo Prina 2018 riceverà un premio di 800 euro dalla famiglia Prina e inoltre avrà la possibilità di realizzare una mostra personale presso il Museo MAGA di Gallarate (VA) nella primavera del 2019. Un ulteriore premio di 400 euro verrà corrisposto a un’opera ritenuta meritevole di menzione. Gli Amici di Riccardo Prina provvederanno inoltre a indicare un’altra opera da menzionare, che sarà premiata a sua volta con 400 euro.

Info-line
Per eventuali chiarimenti o richieste d’informazioni potete contattare la segreteria telefonando allo 0332 335525 (in orario d’ufficio: da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 14.00) oppure al 335 6352079.
Il regolamento completo è consultabile sul sito dell’Associazione Amici di Piero Chiara

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Il viaggio e i no di Paolo Masi al MA*GA https://www.artevarese.com/il-viaggio-e-i-no-di-paolo-masi-al-maga/ https://www.artevarese.com/il-viaggio-e-i-no-di-paolo-masi-al-maga/#comments Thu, 10 May 2018 13:00:27 +0000 https://www.artevarese.com/?p=44901 I cartoni, i tombini, le polaroid, gli specchi, i plexiglass, la faesite e le tele cucite. Paolo Masi ha 85 anni ed è un ragazzo in continua ricerca. Il viaggio, gli incontri, la scoperta sono la cifra stilistica del suo lavoro, il fulcro attorno al quale si snoda tutta l’avventura della sua arte. Dal 6 […]

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I cartoni, i tombini, le polaroid, gli specchi, i plexiglass, la faesite e le tele cucite. Paolo Masi ha 85 anni ed è un ragazzo in continua ricerca. Il viaggio, gli incontri, la scoperta sono la cifra stilistica del suo lavoro, il fulcro attorno al quale si snoda tutta l’avventura della sua arte.

Dal 6 maggio al 16 settembre il Museo MA*GA di Gallarate ospita l’antologica di Paolo Masi dal titolo “Doppio spazio”.

Il progetto, fortemente voluto dalla direttrice Emma Zanella e curato dal critico d’arte Lorenzo Bruni in stretta collaborazione con il MA*GA e con la galleria fiorentina di Simone Frittelli, offre una lettura della ricerca affrontata dall’artista dalla fine degli anni ’50 a oggi, proponendo opere che rappresentano i passaggi chiave della carriera dell’artista che ha affrontato, decennio dopo decennio, i limiti e le potenzialità dell’oggetto quadro, della pittura astratta e dell’arte come atto politico. Non è semplicemente un’antologica, ma è un artista che lavora su se stesso. Non una mostra cronologica, ma un percorso emozionale.

L’aspetto più sorprendente di questa esposizione è l’intervento, sia nell’allestimento che nel corso dell’inaugurazione, del suo protagonista, Paolo Masi.

Al pubblico del Maga racconta quando una volta, in officina, il suo meccanico gli chiese: “Masi, ma voi… quando lavorate?” Risate. Poi l’artista fiorentino racconta come il lavoro sia in realtà ovunque, in aeroporto, in stazione, in una città. Guardare le persone, incontrarle, conoscerle, questo è essenziale per la mia ricerca artistica. Non potrei stare chiuso in uno studio a dipingere e basta, ho bisogno del mondo e della sua vita.”

Poi, certamente, il momento dello studio arriva anche per Masi e qui lo spirito è sempre quello dello sperimentatore: “Ho provato ad accostare due specchi in un profilato di alluminio per vedere i fili di luce e questo… ed ecco cosa è venuto. Sono rimasto meravigliato e l’ho portato perchè mi piacerebbe che vi meravigliaste anche voi.”

E’ il senso della meraviglia, dello stupore, dello scoprire e dello sperimentare ancora che accompagna Masi nel portare alla luce alcune intuizioni, nel mettersi a cavallo tra pittura e scultura. La libertà, di azione, di pensiero, la libertà di osare e anche quella di dire di no sono sempre stati un faro nell’opera dell’artista.

 

Paolo Masi, opera tattile presentata alla Biennale di Venezia del 1978

Nella Biennale di Venezia del 1978 Masi ricorda di aver rifiutato di partecipare a un’installazione collettiva proprio perchè distante dal proprio sentire e di aver voluto presentare invece un’opera che rappresentasse veramente se stesso, la propria visione. “La pittura non andava per la maggiore, ma io ho voluto lo stesso presentare questo insieme di colore, geometria e corde.”

Vi invito a essere liberi di guardare le opere in mostra con la stessa libertà e di avere le vostre sensazioni, scegliendo la vostra libera interpretazione.”

Negli anni Settanta Masi acquistò la prima Polaroid a New York e lì diede inizio a un percorso che lo ha portato anche nei giorni scorsi a fotografare Gallarate, realizzando un’opera oggi in mostra al MA*GA. La griglia per terra, un pezzo di asfalto, un tombino, l’impronta di una scarpa: le tracce del vivere sono sempre state nell’interesse di Masi. Su un’opera in esposizione al MA*GA l’artista ha anche lasciato il segno del proprio passaggio materiale, camminandovi sopra con una scarpa.

Un artista on the road, che si racconta senza filtri: “Ho sofferto, ho vissuto, ho anche dormito per strada. Forse i tombini (soggetti di molte delle sue polaroid) sono anche il risultato di questo.”

Legati al tema della strada ci sono anche due quadri del 1962. Qui, come una sinestesia, l’opera intende riprodurre con il linguaggio visivo il suono del rombo di una moto. Non su tela, ma su faesite, materiale durissimo utilizzato per imprimere segni netti e secchi. Altro materiale molto caro alla ricerca di Paolo Masi sono i cartoni: sui cartoni dipinge e su questi realizza anche dei “timbri” da utilizzare sulle opere in plexiglass.

Di plexiglass è il cubo “Trasparenze”, davanti a cui l’artista fiorentino racconta l’importanza dello spazio interno e dello spazio esterno, l’intervento del visitatore che può interagire con l’opera girandole intorno. Non ci sono segreti, Paolo Masi racconta tutti gli aspetti del mestiere con la naturalezza di un ragazzo alla scoperta del mondo. La visione della realtà è però quella di chi ha vissuto e ha attraversato la vita in tutte le sue pieghe.

“Ho imparato a dire di no. E questo è molto importante. Durante la guerra i tedeschi mi volevano fucilare ma io scappai e grazie al “No” ho seguitato a vivere. Negli anni Settanta l’arte era tutta filosofia e ideologia, mentre la pittura era fuori moda. A me interessava invece tornare alla manualità. E così ho fatto. Ho detto No. Quando ti senti libero di fare quello che ti pare accadono cose impreviste. Per vivere davvero è importante non aver paura di innamorarsi di quello che tu senti dentro e avere il coraggio di proporsi. Poi le cose accadono”.

Paolo Masi con la moglie

Se io sono un artista, siamo tutti artisti. Io sono solo un uomo che vuole comunicare qualcosa e su quella cosa mette tutta la sua esperienza, che non è stata semplice, non è stata facile, ma è stata importante.”

Alessia Zaccari

 

PAOLO MASI. Doppio spazio

Gallarate, Museo MA*GA e Aeroporto di Milano Malpensa

6 Maggio – 16 Settembre 2018

www.museomaga.it

 

BIOGRAFIA

Paolo Masi è nato nel 1933 a Firenze, dove vive e lavora. La sua attività è strettamente legata a una continua sperimentazione sul modo di operare e trasformare i materiali.

Alla prima personale nel 1960 alla Strozzina a Firenze, seguono numerose mostre nelle principali gallerie italiane ed europee: Numero (Firenze), Cenobio (Milano), L’Aquilone (Firenze), Schema (Firenze), Christian Stein (Torino), Lydia Megert (Berna), d+c Mueller Roth (Stoccarda), Thomas Keller (Monaco), Primo Piano (Roma), La Polena (Genova), Ariete (Milano), La Piramide (Firenze), Centro d’Arte Spaziotempo (Firenze), Galleria Studio G7 (Bologna), Fondazione Mudima (Milano).

Dopo il confronto con le sperimentazioni postinformali e la ricerca nell’ambito dell’astrazione e del Neoconcretismo, si avvicina alle contestuali esperienze analitico-riduttive, scomponendo e riorganizzando sul pavimento e contro le pareti aste di alluminio, specchi, fili o piccole stecche di plexiglas colorato che estendono anche alla terza dimensione la ritmicità dello “spazio-colore”. Ritorna alla bidimensionalità attraverso il progetto Rilevamenti esterni-conferme interne (1974-76), sviluppato all’esterno con foto Polaroid di tombini, muri e pavimenti iniziate nel 1974 a New York e, contemporaneamente, all’interno dello studio con le Tessiture (tela grezza cucita) e i Cartoni da imballaggio, dove utilizza per la prima volta adesivi trasparenti e coprenti, facendo emergere la struttura interna del materiale.

Parallelamente alla pratica pittorica, questa indagine ha portato Paolo Masi dalla fine degli anni ’50 a impegnarsi anche in una intensa attività di animatore del rinnovo culturale realizzando mostre all’interno delle Case del Popolo, in gallerie private e spazi pubblici, e successivamente a fondare collettivi artistici e spazi d’arte nella sua città, tra cui L’Aquilone, F-Uno, Zona negli anni Settanta, e nel 1998 Base / Progetti per l’arte, che festeggia quest’anno i 20 anni di attività.

Da ricordare inoltre le partecipazioni a “I colori della pittura. Una situazione europea” (a cura di Italo Mussa, Roma 1976), alla XXXVIII Biennale di Venezia (1978); alla XI Quadriennale romana (1986); alle mostre “Kunstlerbücher” di Francoforte e “Erweitert Photographie Wiener Secession” di Vienna (1980); alla mostra parigina “Livres d’artistes” (Centre Georges Pompidou, Parigi, 1985), ad “Arte in Toscana 1945-2000” (Palazzo Strozzi, Firenze, Palazzo Fabroni, Pistoia 2002), a “Pittura Analitica. I percorsi italiani 1970-1980” (Museo della Permanente, Milano 2007) e alla mostra “Alla Maniera d’Oggi. Base a Firenze” (Chiostro di San Marco, Firenze 2010); le personali a Bludenz, al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, alla Fondazione Mudima di Milano; a “La Torre di Babele” (Ex fabbrica Lucchesi, Prato 2016), a “Versus. La sfida dell’artista al suo modello in un secolo di fotografia e disegno” (Galleria civica, Modena 2016), a “Pittura Analitica. Ieri e oggi” (Mazzoleni Art, Londra – Torino 2017).

Nel 2013, in occasione della mostra allestita presso Frittelli Arte Contemporanea a Firenze, viene pubblicata la prima monografia complessiva sull’artista a cura di Flaminio Gualdoni, “Paolo Masi. La responsabilità dell’occhio” edito da Gli Ori.

Nel 2014 Masi presenta l’installazione Riflessioni Riflesse nel chiostro della Basilica di Sant’Ambrogio di Milano, nella Sala Albertini del Corriere della Sera, nel Cortile del Palazzo dell’Archiginnasio a Bologna (2015), in Piazza San Fedele a Milano (2016) e l’opera Camminate come figli della luce nella Chiesa di Sant’Eufemia a Verona (2016).

Opere storiche dell’artista si trovano nelle collezioni del Mart di Rovereto, del Museo Pecci di Prato, della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze, della Galleria d’Arte Moderna di Torino e del Museo Novecento di Firenze.

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Greenwich Village Stories prendono vita al MA*GA https://www.artevarese.com/greenwich-village-stories-prendono-vita-al-maga/ https://www.artevarese.com/greenwich-village-stories-prendono-vita-al-maga/#respond Wed, 31 Jan 2018 12:30:20 +0000 http://artevarese.com/?p=42947 Invitato a indagare il cinema sperimentale newyorkese durante il ciclo di incontri domenicali Intorno a Kerouac, che si tiene al MA*GA, Enrico Camporesi sceglie una formula vincente: alterna la sua analisi alla proiezione di tre film che coprono un arco di quindici anni (sono girati tra il 1950 e il 1964) e mostrano un cinema […]

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Invitato a indagare il cinema sperimentale newyorkese durante il ciclo di incontri domenicali Intorno a Kerouac, che si tiene al MA*GA, Enrico Camporesi sceglie una formula vincente: alterna la sua analisi alla proiezione di tre film che coprono un arco di quindici anni (sono girati tra il 1950 e il 1964) e mostrano un cinema diretto, improvvisato.  Cosa vuole dimostrare lo studioso? Che esiste un aspetto topografico della città di New York che lega i tre film: il fenomeno che ha preso il nome di gentrification.

A New York, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, si sviluppa lo stile di vita bohemien. Negli anni Venti del ‘900, poi, gli scrittori americani non sono stabili a New York, ma si recano a Parigi. Vi ritornano nel secondo dopoguerra, in particolare nel Greenwich Village, che diventa un luogo di sviluppo artistico notevole come dimostrano i tre film presi in esame da Camporesi.

Il primo film proiettato è Mounting tension (1950) di Rudy Burckhardt, fotografo svizzero emigrato negli Usa negli anni Trenta. Deve la sua fama alle foto di paesaggio urbano e ai diversi documentari che realizza. In questa pellicola ricalca stilemi del cinema muto, parodizzandolo, mettendolo a distanza. L’opera presenta un grande senso dell’umorismo e mostra, tra i set, anche il MOMA di New York.

Il secondo film si intitola The anatomy of  Cindy Fink (1960) di Patricia Jaffee, Paul Leaf e Richard Leecock. Si tratta di una produzione in cui si vuole cogliere, quasi come in un reportage, la protagonista: una danzatrice. La camera segue quasi in soggettiva Cindy Fink, creando il cinema diretto, documentario tipico della New York di quegli anni. In parte il film è girato nell’atelier di Alfred Leslie, pittore e regista noto per i suoi ritratti giganteschi. Lo spazio di produzione dell’arte è sempre presente in queste produzioni cinematografiche, diventando un luogo di collaborazione tra artisti.

L’ultimo film presentato, The last clean shirt (1964) è proprio di Alfred Leslie: Camporesi ha voluto proporlo perché è l’opposto di On the road di Kerouac, sembra una parodia di un road movie. Il viaggio che ci viene mostrato  è ridicolo e derisorio, considerando che inizia e finisce a Manhattan e dura pochi isolati. Realizzato con la collaborazione di Frank O’Hara, il film lavora sulla frustrazione dello spettatore: il viaggio in auto si ripete, identico, ben tre volte.

Il periodo del Greenwich Village si chiude con questa produzione che non è un film d’epoca, ma una ricostruzione d’autore, fatta da Leslie stesso in seguito all’incendio del proprio atelier.

Le Greenwich Village Stories sono bizzarre, ironiche, piene di musica jazz. Esempio di un momento di fervore culturale irripetibile.

http://artinpills.blogspot.it/

Eleonora Manzo

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Humour a Gallarate spegne 23 candeline al museo MA*GA https://www.artevarese.com/42864-2/ https://www.artevarese.com/42864-2/#respond Fri, 26 Jan 2018 12:25:49 +0000 http://artevarese.com/?p=42864 Per il secondo anno consecutivo l’International Cartoon Contest organizzato dalla Pro Loco di Gallarate è ospitato negli spazi della balconata del museo MA*GA. La manifestazione ogni anno raduna i migliori cartoonist, illustratori, umoristi e caricaturisti provenienti da tutto il mondo. Quale il tema scelto per la XXIII edizione? ‘On the road’, un sentito e ideale […]

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Per il secondo anno consecutivo l’International Cartoon Contest organizzato dalla Pro Loco di Gallarate è ospitato negli spazi della balconata del museo MA*GA.
La manifestazione ogni anno raduna i migliori cartoonist, illustratori, umoristi e caricaturisti provenienti da tutto il mondo.

Quale il tema scelto per la XXIII edizione? ‘On the road’, un sentito e ideale omaggio al padre della Beat generation Jack Kerouac e al suo libro più conosciuto, in occasione della personale che si tiene proprio al MA*GA fino al 22 aprile.

Come spiega il presidente della Pro Loco Gallarate, Vittorio Pizzolato, “La decisione di prendere a prestito il titolo dell’opera forse più conosciuta di Kerouac, soprattutto dal pubblico Italiano, è stata motivo di riflessione in primis per noi. ‘On the road’ è un’espressione entrata nel linguaggio comune, l’abbiamo usata tutti almeno una volta, con i significati più disparati. Per molti cartoonist essere ‘On the road’ significa spesso dover difendere la propria libertà di stampa, difendere le proprie idee e il proprio modo di intendere la satira dalle pagine degli organi di stampa o dai loro blog”.

Pizzolato aggiunge anche che “Il fascino dell’humour graphic consiste proprio in questa incredibile capacità di condensare pensieri e significati anche complessi e renderli di facile interpretazione per tutti. Perché, in fondo, tutti a volte sorridiamo quando vediamo una vignetta su un giornale, o quando scopriamo un’illustrazione che spiega un concetto complesso in pochi tratti!”.

La rassegna presenta al pubblico 120 cartoon – suddivisi nelle tre aree satira, grafica, caricatura -, scelti tra le 1200 opere in concorso di 399 autori, selezionati dalla giuria composta da Antonio Antunes (cartoonist) Sandrina Bandera (presidente Museo MA*GA), Vincenzo Coronetti (giornalista), Gian Lorenzo Ingrami (cartoonist), Marzio Mariani (cartoonist), Marilena Nardi (cartoonist), Mariarosa Todeschin (direttivo Pro Loco Gallarate).

Durante Humour a Gallarate il MA*GA ospita la personale di Marilena Nardi (Chiampo, VI, 1966), vincitrice nel 2017 del Grand Prix Marco Biassoni, che propone trenta tra le sue opere più conosciute.


Dal 1984 a oggi ha partecipato a più di un centinaio tra mostre e rassegne di umorismo grafico e illustrazione in Italia e nel mondo. Numerosi sono anche i premi e i riconoscimenti che le sono stati conferiti. Alcune sue opere sono attualmente conservate nei musei di grafica umoristica di Bajardo, Bronzolo, Tolentino, Istanbul, Tehran, Zemun e al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.

È la stessa Nardi, che vanta molte le collaborazioni con giornali e periodici nazionali, a ricordare durante l’inaugurazione della mostra che la rassegna è tra le più credibili ed autorevoli a livello internazionale. I disegnatori ambiscono a vincere un premio nell’ambito di questo contest (pensiamo al Grand Prix Marco Biassoni e il Premio Cavandoli su tutti). E dal 1995 è diventato un appuntamento di richiamo in città. Quest’anno, in particolare, sono da apprezzare l’allestimento minimale e curato che gioca sul tema della strada e il catalogo.

L’appuntamento è al MA*GA fino al 28 febbraio.

Info:
HUMOUR A GALLARATE – XXIII edizione
On the road
Gallarate, Museo MA*GA (via E. De Magri 1)
21 gennaio – 28 febbraio 2018
Orari
Lunedì chiuso
Martedì-venerdì, 9.30|12.30 – 14.30|18.30
Sabato e domenica, 11.00|19.00
Ingresso: Humour a Gallarate + mostra Jack Kerouac. Beat Painting
€ 7,00 intero;
€ 5,00 ridotto per studenti fino ai 26 anni, over 65, tesserati FAI – Fondo Ambiente Italiano e residenti in Gallarate;
Gratuito per i minori di 14 anni, disabili che necessitano di accompagnatore , accompagnatore del disabile; dipendenti
MiBACT; accompagnatori e guide turistiche Regione Lombardia, 1 insegnante ogni 10 studenti, membri ICOM, soci
AMACI; giornalisti accreditati, giornalisti con tesserino in corso di validità.

 

Eleonora Manzo

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MAGA, CARTA BIANCA ALLA CULTURA https://www.artevarese.com/maga-carta-bianca-alla-cultura/ https://www.artevarese.com/maga-carta-bianca-alla-cultura/#respond Fri, 22 Dec 2017 11:40:11 +0000 http://artevarese.com/?p=42174 Dalla tela alla carta – Il museo Maga di Gallarate, polo culturale della città, inaugura la sua Sala Lettura, uno spazio silenzioso e luminoso, desideroso di accogliere studenti – curiosi – visitatori che vogliano studiare, ricercare, approfondire. Ma non finisce qui – L’obiettivo è quello di trasferire progressivamente al Maga gli oltre 30 mila volumi […]

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Dalla tela alla carta – Il museo Maga di Gallarate, polo culturale della città, inaugura la sua Sala Lettura, uno spazio silenzioso e luminoso, desideroso di accogliere studenti – curiosi – visitatori che vogliano studiare, ricercare, approfondire.

Ma non finisce qui – L’obiettivo è quello di trasferire progressivamente al Maga gli oltre 30 mila volumi della biblioteca specialistica, patrimonio culturale e storico di grande valore per la città (e non solo).

La Sala Lettura è ovviamente pronta ad ospitare tutti
Accesso privilegiato verrà garantito ai soci dell’Associazione Amici del Museo Maga, che potranno prendere posto prima rispetto agli altri lettori.

Debora Banfi

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