matteo inzaghi Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/tag/matteo-inzaghi/ L'arte della provincia di Varese. Wed, 15 Jul 2020 08:01:42 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png matteo inzaghi Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/tag/matteo-inzaghi/ 32 32 Inzaghi porta la New Hollywood ai Giardini Estensi https://www.artevarese.com/inzaghi-porta-la-new-hollywood-ai-giardini-estensi/ https://www.artevarese.com/inzaghi-porta-la-new-hollywood-ai-giardini-estensi/#respond Sun, 12 Jul 2020 12:39:44 +0000 https://www.artevarese.com/?p=56257 Non poteva essere più bella di così la prima uscita ufficiale di «Mai più così belli», il saggio sulla New Hollywoodscritto dal direttore di Rete 55 Matteo Inzaghi, che ha ricevuto tanti applausi nell’incontro con il pubblico andato in scena ai Giardini Estensi e moderato dal sindaco di Varese Davide Galimberti, nell’insolita veste di intervistatore. […]

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Non poteva essere più bella di così la prima uscita ufficiale di «Mai più così belli», il saggio sulla New Hollywoodscritto dal direttore di Rete 55 Matteo Inzaghi, che ha ricevuto tanti applausi nell’incontro con il pubblico andato in scena ai Giardini Estensi e moderato dal sindaco di Varese Davide Galimberti, nell’insolita veste di intervistatore.
Il primo cittadino ha rivolto domande interessanti a Inzaghi che, rispondendo, ha snocciolato chicche dotte e appassionanti, catturando talmente il pubblico da coinvolgerlo in un avvincente dibattito finale sul cinema della New Hollywood.
Sul palco, insieme a Inzaghi e al sindaco Galimberti, c’era anche Antonio Maria Orecchia, professore di Storia Contemporanea all’Insubria: autore della dotta introduzione del libro, edito da Mimesis, ha svolto un interessante inquadramento del momento storico in cui si è sviluppata la New Hollywood.

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Poetica di famiglia: i Bertolucci https://www.artevarese.com/poetica-di-famiglia-i-bertolucci/ https://www.artevarese.com/poetica-di-famiglia-i-bertolucci/#respond Wed, 09 Jan 2019 16:46:49 +0000 https://www.artevarese.com/?p=48755 Il gusto dell’arte, raccolto da un maestro del calibro di Roberto Longhi e trasmesso ai suoi studenti di liceo, il piacere del cinema, conosciuto a fondo da critico, e l’amore per la poesia, praticata con risultati di rilievo, sono stati trasmessi da Attilio Bertolucci (1911-2000), autore di Sirio (1929), Capanna indiana (1951), Viaggio d’inverno (1971) e […]

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Il gusto dell’arte, raccolto da un maestro del calibro di Roberto Longhi e trasmesso ai suoi studenti di liceo, il piacere del cinema, conosciuto a fondo da critico, e l’amore per la poesia, praticata con risultati di rilievo, sono stati trasmessi da Attilio Bertolucci (1911-2000), autore di Sirio (1929), Capanna indiana (1951), Viaggio d’inverno (1971) e del romanzo in versi La camera da letto (I, 1984; II, 1988), ai figli Bernardo (1941-2018) e Giuseppe (1947-2012). Senza il poeta Attilio non ci sarebbero stati i registi Bernardo e Giuseppe. Filippo Brusa ne parla con il giornalista e critico cinematografico Matteo Inzaghi a Poetando.

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Bertolucci e il sogno carnale del cinema d’autore https://www.artevarese.com/bertolucci-e-il-sogno-carnale-del-cinema-dautore/ https://www.artevarese.com/bertolucci-e-il-sogno-carnale-del-cinema-dautore/#respond Mon, 26 Nov 2018 17:40:47 +0000 https://www.artevarese.com/?p=48191 di Matteo Inzaghi Qualcuno associa il nome di Bernardo Bertolucci alle atmosfere torbide e sovraccariche di Ultimo Tango a Parigi. Altri, alla miseria sociale immortalata ne La Commare Secca. Qualcuno pensa alla narrazione intensa di Novecento, o alle variopinte, colossali, virtuosistiche scene di massa de L’Ultimo Imperatore. E potremmo proseguire a lungo nella missione, impossibile, […]

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di Matteo Inzaghi

Qualcuno associa il nome di Bernardo Bertolucci alle atmosfere torbide e sovraccariche di Ultimo Tango a Parigi. Altri, alla miseria sociale immortalata ne La Commare Secca. Qualcuno pensa alla narrazione intensa di Novecento, o alle variopinte, colossali, virtuosistiche scene di massa de L’Ultimo Imperatore.
E potremmo proseguire a lungo nella missione, impossibile, di dare al grande regista, appena scomparso, una chiave di lettura immediatamente identificabile: un’opera, uno stile, un linguaggio che possano definirlo e riassumerlo. Ma non è possibile.
Bertolucci non è l’autore di questo o quel film, né il riferimento di questa o quella corrente: è l’artefice di un’opera omnia che ne individua l’impronta solo se la si osserva interamente, dalla prima all’ultima pellicola, compresi i lavori minori, meno riusciti, meno dibattuti.
Cineasta refrattario alle collocazioni di genere, ha contaminato gli ultimi scampoli di (neo)realismo con delle inconfondibili pennellate degne di un surrealista. Pensate al folgorante finale de Il Conformista, dove la narrazione stessa del ventennio sembra risucchiata in quel gorgo involontariamente mendace che ha imprigionato il protagonista per gran parte della sua vita. Un sogno (un incubo? Un’illusione?) che mette in dubbio l’essenza stessa della più collaudata storiografia nazionale.
Trasfigurazione eguale e contraria a quella dell’ultimo imperatore cinese, costretto a prestare umile servizio in quello che un tempo era il suo regno, assoluto almeno quanto impalpabile.
Cresciuto artisticamente all’ombra di Pasolini, Bertolucci ne ha ereditato le pulsioni poetiche, reincarnandole in un erotismo atavico, spesso morboso, volutamente eccessivo, che sublima l’esistenza nello spazio del coito. Il suo è un Cinema politico, ribelle, ma caratterizzato da una potenza lirica che lo distingue nettamente dal cosiddetto impegno civile tanto in voga a cavallo del Sessantotto.
Valgano, per tutte, due scene emblematiche, ancorate ad un’idea struggente, a tratti disperata, della giovinezza. Da un lato, la ragazza americana che “balla da sola”, circondata da una Natura splendida e asettica e da adulti voraci, consumati, o indifferenti. Dall’altro, la corsa a perdifiato di The Dreamers, immersi in una contestazione di cui respirano e trattengono unicamente il disincanto e il disorientamento.
È il desiderio, con tutte le sue declinazioni, la cifra che più caratterizza il cinema di Bertolucci. Desiderio di piacere, desiderio di vendetta, desiderio di fuga. Aneliti rabbiosamente sfogati e poi subito pagati a caro prezzo, nel nome di un’umanità che perde anche quando vince, che muore anche quando sopravvive e che resta anche quando parte.
A mancarci, del maestro appena scomparso, sarà, prima di tutto, la sua immensa passione nei confronti dell’essere umano, in tutte le sue più fragili declinazioni. Ma anche il coraggio di misurarsi con le cicatrici più profonde della nostra Storia. Quelle che, nel cinema di altri, facevano da sfondo rassicurante e che, nel suo, diventavano segni di dolorosa (in)consapevolezza.

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