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Che siate appassionati di musica o di antiquariato, ora Varese ha da offrirvi qualcosa di più. Recentemente è infatti arrivato al Museo Appenzeller di Bodio Lomnago un esemplare di pianoforte a rullo. Si tratta di un pezzo raro: in Italia se ne trovano solo cento esemplari. I pianoforti a rullo sono un esempio di strumento musicale automatico, il cui esponente più celebre è il carillon. Il funzionamento è lo stesso: al suo interno è presente un cilindro di legno su cui sono collocate sporgenze metalliche che, quando il rullo è messo in rotazione, azionano i martelletti corrispondenti che vanno a percuotere le corde del pianoforte. I pianoforti a rullo come quello di Bodio erano nati per un uso “commerciale”, ossia la riproduzione musicale nelle sale da ballo e nei locali: ogni rullo aveva in “memoria” un certo numero di brani (dieci, in questo caso) e occorreva, una volta scelto il brano tramite una manovella numerata, inserire la moneta. Questa, cadendo nell’apposito contenitore, sbloccava il cilindro che, tramite una molla, iniziava a girare riproducendo il brano scelto. Terminato il brano, il cilindro si bloccava. Un funzionamento assai simile a quello dei ben più celebri juke-box.

Questi strumenti musicali ebbero la massima fortuna a inizio Novecento, nel periodo delle esposizioni universali precedenti la prima guerra mondiale, e il loro declino coincise con l’avvento  del grammofono e dei dischi in vinile. Si tratta quindi di oggetti pregevoli anche dal punto di vista artistico: i mobili in legno che contengono il meccanismo e le corde sono spesso, come nel caso dello strumento di Bodio, decorati secondo le caratteristiche proprie dello stile liberty.

Il pianoforte a rullo del Museo Appenzeller è stato donato a Liborio Rinaldi, fondatore e curatore della struttura, da alcuni amici che lo possedevano da tempo ma che non hanno saputo dare dettagli su come lo strumento sia arrivato in casa loro. L’unica certezza è raccontata dal legno stesso che riveste lo strumento: su una delle tavole frontali è incisa in eleganti caratteri la dicitura “OTTINA E PELLANDI – NOVARA”, che identifica questo strumento come proveniente dalla bottega dei fratelli Ottina Pellandi, tra i primi in Italia a produrre questo tipo di pianoforti. L’attività dei fratelli Ottina Pellandi risale al primo decennio del Novecento, il periodo – come ho detto sopra – di massima diffusione del pianoforte a rullo: non è irragionevole ritenere che lo strumento di Bodio abbia più di un secolo di vita.

Il Museo Appenzeller di Bodio Lomnago è un museo etnografico fondato da Liborio Rinaldi, che ne è attualmente l’unico curatore. Esso raccoglie cinquantamila oggetti legati alla cultura materiale e al vivere quotidiano, esposti tematicamente in più stanze. Durante la visita è possibile osservare e interagire con i numerosi pezzi esposti, in modo da poter verificare in prima persona l’evoluzione degli stili di vita ed entrare in contatto con oggetti di un passato che per molti è sconosciuto.

Il Museo Appenzeller occupa le ex scuderie del conte Puricelli ed è visitabile gratuitamente previo appuntamento.

 

Stefano Crosazzo

 

 

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