La versione 2020, andata in scena a metà maggio in piena pandemia, ha evidenziato quanto le barriere fisiche si siano potute aggirare grazie al digitale: i contributi visuali sono arrivati da ogni parte del mondo: poeti, attori e musicisti hanno voluto così testimoniare la loro arte confluendo in questo immenso contenitore che ha evidenziato la voglia di partecipare per dire qualcosa di umano in un momento nel quale l’espressione era negata, in primis dal distanziamento sociale che Milton, come molti altri intellettuali, preferisce chiamare fisico.

La V edizione del festival quest’anno era dedicata, non a caso presumibilmente, al poeta Fernando Pessoa e al suo libro dell’inquietudine.

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Ha lavorato come mimo, danzatore, attore, maestro d’armi in diverse produzioni
per teatri quali, ad esempio: Teatro alla Scala di Milano, Piccolo Teatro di Milano,
Maggio musicale di Firenze, Teatro San Carlo di Napoli, Centro Nacional Dramatico
de Madrid, Teatro Cervantes de Buenos Aires; ora sta portando in scena il suo ultimo spettacolo dal titolo “La promessa”, che ha scritto e diretto e che contiene in sé un valore altissimo: vuole trasmettere il valore del ricordo e della memoria.

Ideatore dei festival internazionali di poesia e di letteratura nella città di Milano e promotore di diversi format culturali, Milton ha anche fondato una sua editrice “Rayuela Edizioni” – in italiano Rayuela significa “Gioco del mondo” – che ha, tra gli atri scopi, quello di far conoscere e diffondere la poesia latino-americana. L’ultima antologia uscita (2019) a questo scopo si intitola “Poesie per un anno- Inverno”.

Qui la seconda parte della puntata

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