cardinali a Taino
Sono due i temi fondamentali nell'opera di Gio' Pomodoro: il vuoto e la dimensione collettiva della scultura. A suo dire i monumenti non devono essere "parcheggiati", ma messi a disposizione della gente e se l'architettura non si incontra con la sua gemella "la scultura" allora si arriva a soluzioni sciatte che non si integrano fra loro. Per tutta l'estate la grande mostra di Villa Recalcati, dedicata alla scultura di Pomodoro, intende recuperare quella buona pratica di riscoperta degli scultori locali e non. E quella di far conoscere e di valorizzare tanti monumenti in piccoli centri che l'abitudine rischia di far passare sotto silenzio. È forse questo il caso del grande monumento dei punti cardinali di Taino, concepito da Pomodoro come una piazza-scultura sempre aperta al pubblico. A questo ciclopico progetto è dedicata una piccola mostra a Taino con disegni del suo autore e fotografie di Gianni Berengo Gardin.
In mostra si comprende la genesi del grandioso monumento dei punti cardinali, realizzato nel 1991 da Giò Pomodoro. In granito bianco e grigio di Montorfano e rosa di Baveno, è alto più di otto metri. Nel centro una vasca lunata e nei quattro angoli i 4 punti cardinali. Un'enorme bussola, o meglio un grandioso sistema di orientamento astronomico. L'alto pilastro-gnomone indica con la sua ombra lo scorrere del tempo, gli equinozi, i solstizi e le date in cui due stelle di prima grandezza si trovano a mezzanotte sullo zenit di Taino. E sembra davvero che l'atmosfera di Delfi e il sussurro del suo oracolo si siano trasferiti a Taino, o che le pietre squadrate dell'antico Egitto, bagnato dal fertile Nilo, possano farsi ascoltare su questa altura lombarda. Come ci ha spiegato Flaminio Gualdoni, in "quest'opera possiamo avere un riflesso di che cosa sono state le antiche agorà, gli spazi aperti delle città nelle antiche civiltà".
Mostra di fotografie, disegni e libri d'artista
Centro dell'Olmo di Taino
Fino a domenica 1 agosto 2010
Orari: sabato e domenica 10.00 – 12.00 e 15.00 e 18..00
a cura di Flamio Gualdoni