Vittorio Tavernari precursore progressista e progenitore di tante sperimentazioni degli anni '70 e '80. Andiamo a vedere da vicino la parete decorativa che la storica IGNIS commissionò allo scultore.
L'opera, risalente al 1968, fu voluta dall'ingegner Giovanni Borghi anche con l'intento di rendere omaggio al lavoro dei suoi collaboratori, alle maestranze e ai suoi operai: anche per questo Tavernari pensò di usare, per la sua realizzazione, alcuni componenti e scarti di lavorazione di varie tipologie di elettrodomestici prodotti proprio dalla Ignis.
Ricorda la figlia Carla: "L'ingegner Borghi, ad un certo punto del lavoro, aveva commentato che, per assemblare componenti e scarti degli elettrodomestici, sarebbero stati capaci anche i suoi saldatori. Risentito dal commento, mio padre aveva deciso di rinunciare alla commissione ma poi fu pregato di continuare da alcuni dirigenti dell'azienda e, quando Borghi vide il lavoro finito, si complimentò con lui e gli espresse molta soddisfazione".
L'arte dell'assemblage tridimensionale – Non è questa l'unica opera di Tavernari realizzata tramite assemblaggio: un'altra di tutt'altro genere ("Monumento ai caduti" nel cimitero di Gallarate) è stata realizzata con lo stesso principio ideativo, assemblando canne di fucili e altre parti di armi belliche.
Tornando ai suoi rapporti con la IGNIS, nel 1969, in occasione del 25° anniversario di fondazione, i dipendenti dell'Azienda donarono all'ing. Borghi una stele, realizzata da Tavernari, denominata "Colonna senza fine", formata da cinque parallelepipedi (cinque come le lettere che compongono la parola IGNIS); ogni blocco rappresentava inoltre un lustro della vita della IGNIS. Nelle formelle che ornano i blocchi sono raffigurati alcuni momenti fondamentali del ciclo produttivo nelle sue diverse fasi.
La cordonatura, infine, dei parallelepipedi e delle formelle, mediante tubi al neon, serve a dare slancio all'opera. I tubi si protendono verso l'alto come una fiamma, simbolo ad un tempo dell'ascesa dell'Azienda e contemporaneamente del significato latino (fuoco) del marchio.
Tavernari la chiamò "Colonna senza fine" perché, aggiungendo via via altri blocchi, l'opera poteva essere continuata senza con ciò snaturarla.
UN PARTICOLARE RINGRAZIAMENTO A CARLA TAVERNARI PER LA SEGNALAZIONE E PER IL MATERIALE MESSOCI A DISPOSIZIONE