Busto A.- Un reality show sfavillante, un presentatore, un autore, uno psicologo, uno spettatore e due concorrenti che vorrebbero scannarsi, chiusi per novanta giorni in una stanza.
Non è l’incipit di una barzelletta ma il nuovo spettacolo della compagnia Viandanti Teatranti (di e con Fabrizio Bianchi e Alezzandro Grima).
E’ una fiaba al contrario dove nessuno è innocente. E’ la fotografia desolante della nostra società contemporanea che dietro i lustrini e le luci al neon nasconde il vuoto dell’anima e la volontà di manipolare gli altri.
Si ride molto durante lo spettacolo, ma è un riso che fa male dentro.
E quando termina l’effetto del riso, arriva la consapevolezza di essere avvolti in una notte oscura, la notte dei lunghi coltelli in forma di show televisivo.
La culla a cui si allude nel titolo è una potente metafora di un malessere profondo che, genialmente, associa l’idea di nascita alla morte.
Dalla culla si sente un vagito, è nato un morbo molto simile al fascismo che fa della manipolazione il proprio vanto. Si tratta di una culla ma sembra una tomba.
Lo spettacolo è una meditazione in forma grottesca che si confronta con il pensiero profetico di Pier Paolo Pasolini che più di cinquanta anni fa metteva in guardia sulla deriva intrinsecamente manipolatoria del mezzo televisivo; manipolazione oggi amplificata dalla pervasività dei social media.
Regia intrigante, ottimi attori, inserti video molto curati, musica suggestiva per uno spettacolo da vedere.
Andrea Corbella