Milano – “Aedificante. Cantiere. Cultura. Persone. Futuro”, la mostra di Giacomo Albo, porta alla Fondazione Stelline la fotografia d’autore. L’esposizione, a cura di Angelo Dadda, intende celebrare il “saper fare” delle maestranze di cantiere in un progetto culturale voluto e ideato da un illuminato imprenditore edile bergamasco, Giuseppe Taramelli, che intende aprire una riflessione sul futuro del settore delle costruzioni in Italia.
Un percorso che si snoda attraverso 32 immagini, in bianco e nero, che raccontano la metamorfosi del paesaggio di cantiere: un insieme di strutture solide, spirito d’iniziativa e intelligenza applicata. È un omaggio ai lavori in corso nei cantieri edili, nei quali la manodopera specializzata, formata e preparata sta scomparendo, mettendo a repentaglio un intero settore.
«Aedificante, in apparenza, è una mostra fotografica che racconta come vengono costruiti gli edifici. Nella realtà è la ricerca della costruzione perduta “all’epoca dei rendering” – ha spiegato Giuseppe Taramelli. «Aedificante non racconta solo la costruzioni degli edifici, ma anche di una coscienza, di un amore».
La rassegna, frutto di una selezione da un ricchissimo carnet fotografico di sei anni di lavori in Italia e all’estero, si articola in otto capitoli in cui l’indagine si sofferma sui vari aspetti del paesaggio del cantiere: il rapporto col territorio e l’ambiente circostanti, l’attenzione ai materiali, la relazione tra gli spazi, l’elemento luce, gli interni in rifinitura, l’anatomia delle strutture, il quasi-finito.
Scatto dopo scatto, l’intervento di cantiere, sia esso su edifici residenziali, didattici, artigianali, terziari o produttivi, diventa immagine poetica: l’insieme, apparentemente caotico in cui la provvisorietà e la confusione dominano la scena, via via si trasforma col lavoro delle maestranze, che guadagna i propri spazi, li scava, li assembla, li innalza, li edifica.
«La confezione dei materiali, approntati in loco, nasconde una perizia che comunica competenza e abilità», afferma l’architetto e fotografo Giacomo Albo. «In questi scatti non vi è presenza umana, ma la sua testimonianza si riverbera
nei manufatti che compongono il disegno dell’architettura».
A integrazione della mostra, una galleria di fotografie a colori di Albo che questa volta immortalano i gesti quotidiani di donne e uomini al lavoro, un breve video-racconto e un percorso didattico tra installazioni simboliche di situazioni tipiche del cantiere dedicato ai più giovani, protagonisti di una futura opera di formazione.
L’esposizione sarà visitabile sino al 26 febbraio nei seuenti giorni e orari: da martedì a domenica dalle 10 alle 20. Ingresso gratuito