Proprio sotto la rocca Borromeo, ad Angera, si trova una grotta naturale, un antro delle meraviglie, dove nei millenni si è "fatta la storia". Un luogo affascinante, da valorizzare e riscoprire.
Fin dalla preistoria – La grotta, infatti, fu, nella Preistoria, uno dei più antichi insediamenti umani. Scavi archeologici del 1916, che si spinsero oltre un metro di profondità, portarono alla luce alcuni focolari. Scavi successivi, degli anni Settanta, permisero di recuperare moltissimi frammenti litici lavorati e resti ossei. Questi materiali lasciano ipotizzare la presenza di gruppi di cacciatori e raccoglitori.
Un primo indizio – Durante il periodo romano, invece, la grotta sarebbe divenuta il luogo di culto di un dio famoso, Mitra. Questa ipotesi venne avanzata già nel XIX secolo, da uno studioso, Biondelli, che lesse una iscrizione e ne interpretò la dedica come una invocazione al dio Mitra.
La conferma – Fu però la stessa struttura della grotta a rafforzare la tesi del Biondelli. Infatti la facciata della caverna si presentava finemente lavorata dall'uomo, come a voler creare un ingresso monumentale. Inoltre caratterizzavano la superficie rocciosa nicchie dove probabilmente erano collocate in origine lapidi, forse degli ex voto di qualche fedele. L'interno, di forma ellittica, sulla parete di fondo, presentava un'altra nicchia, dove gli studiosi dell'epoca ipotizzarono si trovasse un bassorilievo raffigurante il dio Mitra nella sua "posa" classica, cioè mentre uccide un toro.
Parola agli scavi – Gli scavi del 1916 oltre ai materiali preistorici portarono alla luce anche frammenti di tegole romane, tracce di malta intorno alla apertura, che potrebbero testimoniare la presenza di un avancorpo. Moltissimi i materiali: ceramica, vetri, ostriche lacustri e monete. Il periodo di occupazione del sito sarebbe compreso fra la fine del I e il V secolo dopo Cristo. Oggi la maggior parte degli studiosi è concorde nell'identificare l'antro come un "tempio" dedicato a Mitra, anche grazie all'evolversi degli studi negli anni e al rinvenimento di confronti per il sito varesino.
Mitra, un dio venuto da lontano – Il culto di Mitra è un culto misterico, celebrato da pochi eletti, in luoghi spesso nascosti, proprio come l'antro di Angera. Nella storia delle religioni, esistono due Mitra, l'uno nella sfera indo-iranica, l'altro nell'ambito greco-ellenistico. Il culto di quest'ultimo si diffuse dal I secolo d.C., probabilmente dalla Persia, soprattutto nel mondo romano, dove venne addirittura accolto da alcuni imperatori: il dio era raffigurato con gonnellino corto e berretto frigio.
La tauroctonia. Mitra nell'iconografia classica è colto nell'atto di sgozzare un toro sacro: il dio, raffigurato come un giovane energico, con un largo mantello stellato che gli sventola alle spalle, afferra il toro per la gola e lo colpisce al collo con la sua spada corta. Completano la raffigurazione un serpente ed un cane che bevono dalla ferita del toro ed uno scorpione che cerca di ferire i suoi testicoli.
Il significato simbolico – Gli studi più recenti hanno individuato nei simboli della scena un vero e proprio codice astronomico: i vari animali corrispondono infatti alle costellazioni e Mitra sarebbe il dominatore celeste. La tauroctonia quindi rappresenterebbe una mappa del cielo, un gruppo di costellazioni visibili nel momento in cui il toro muore, cioè l'ultimo giorno di visibilità della costellazione del toro, a metà primavera. Le costellazioni non sarebbero state scelte a caso: esse si trovano tutte sull'equatore celeste, che non è completamente fermo, ma si muove lentamente, causando la cosiddetta precessione degli equinozi, fenomeno celeste scoperto da Ipparco nel II secolo avanti Cristo.
Il mitreo, universo in miniatura – Il mitreo, luogo di culto del dio, ripete in piccolo le orbite celesti, lo spazio ideale è interiorizzato nel mitreo. La grotta è un dentro, come l'universo, che non ha un fuori: ecco perché l'esterno del luogo di culto non è monumentalizzato, non se ne sente la necessità. Nello spazio celeste Mitra comanda l'equatore celeste, nello spazio del mitreo la sua raffigurazione occupa una nicchia nel muro di fondo e da lì domina la grotta.
Questo culto così misterioso e colto è così giunto anche nel varesotto, trovando un terreno fertile in un vicus, Angera, che nella piena età romana vive i momenti di maggiore importanza. Una città di commercianti, favorita dalla presenza del Lago Verbanus, dove assieme a merci e persone, arrivavano anche culti orientali.