e Marcello Morandini
Teorizzazioni difficili sulla sfera – Si sono nuovamente trovati di fronte ad un pubblico 'artistico', Luigi Zanzi e gli architetti e design Riccardo Blumer e Marcello Morandini. Come era avvenuto a fine gennaio nella Sala degli Svaghi del Castello di Masnago, ora le anime del progetto Art Party si sono trovate all'Atelier Capricorno di Cocquio Trevisago. L'intenzione era quella di fare il punto della situazione, di tornare sull'argomento ampliamente affrontato da Zanzi nel primo incontro, nel momento in cui la manifestazione è al centro del suo svolgimento: sabato 24 aprile alle 18.00 si inaugura la terza e ultima sezione dell'esposizione, quella realizzata dai fotografi e letterati, guidati rispettivamente da Giorgio Lotti e Chiara Zocchi. Così nello scenario dell'Atelier, colorato dalle numerose opere esposte di Gianpiero Castiglioni, il pubblico, formato più da architetti che da artisti, ha discusso e ragionato sulle proposte presentate in Art Party 2010.
Alcune considerazioni – Luigi Zanzi, che ha introdotto il tema della sfera andando a toccare i vari aspetti della conoscenza, dall'arte alla scienza, dalla storia alle discipline matematiche, ha fatto alcune considerazioni sui lavori che ha visto esposti a Masnago. "Mi ha stupito il fatto che da parte degli artisti è stato poco approfondito lo studio e l'analisi del colore – puntualizza Luigi Zanzi – il colore azzurro che avrebbe dovuto essere
quello più spontaneo da utilizzare, non si trova in nessuna delle opere esposte. Alcuni accenni sparsi, ma nessuna totalmente azzurra: ha decisamente dominato invece il bianco. Questo mi stupisce perchè il colore del cielo dovrebbe essere quello entro cui più spontaneamente ci ambientiamo; l'azzurro ha la caratteristica di essere attraente e di non assalirci, come ha dichiarato Goethe". Da questa premessa Zanzi ha ben spiegato, passando dai personaggi della storia che hanno approfondito lo studio del colore e del suo legame con il cielo che, di giorno è appunto azzurro e di notte è nero, buio, un fenomeno che ha interessato l'uomo fin dai tempi antichi e che solo in tempi moderni ha trovato plausibili risposte. La sfera celeste ha caratterizzato la rappresentazione artistica del '400-'500, indicando il colore del cielo e degli Dei.
"Il colore – ha inoltre ricordato lo studioso – ha una componente importante per definire gli spazi. Oggi troppo spesso capita che ci dimentichiamo dell'importanza di valutare questa componente, anche – rivolto agli architetti – nella dipintura di un edificio".
Un modellino in una sfera? – Zanzi ha fatto le pulci ai due gruppi e se agli artisti ha fatto notare l'aspetto coloristico, agli architetti ha sottolineato il fatto che non sono presenti tra i lavori in mostra architetture chiuse. "Partendo dal presupposto che l'architettura è spazio chiuso, non ho visto alcun esempio di possibile edificio sferico, tolto quello 'fuori concorso' di Guglielmo Mozzoni", ha dichiarato Zanzi. Una lettura discussa tra gli architetti presenti all'incontro, ma che ha portato ad un dibattito interessante tra giochi di spazio, completezza della sfera, difficoltà di creare uno spazio architettonico chiuso e completo nei 90cm a disposizione. "Ho notato invece molti aspetti distruttivi, esplosivi, spaccamenti a spirale, buchi energetici… esperimenti ed effetti molto validi dal punto di vista plastico".
"Non è stato espressamente chiesto
agli architetti di realizzare un edificio architettonico all'interno della sfera, ma di giocare con questa – ha precisato Riccardo Blumer, coordinatore del gruppo – tant'è che questo evento è stato molto utile per sperimentare, per comprendere aspetti che a volte non si indagano nell'ambito lavorativo, situazioni che si possono poi riproporre in progetti più ampi".
La sfera ha espresso il suo fascino sugli architetti: "La sfera è un elemento impossibile dal punto di vista geometrico – hanno ricordato durante l'incontro – ed è anche per questo motivo che ha un'attrazione fatale, un fascino che volutamente porta ad allontanarsi dal fare architettura, da quelle questioni formali che spesso oggi sono difficili da gestire", conclude Blumer.
Un punto di partenza – Morandini, a fine incontro, ha voluto ricordare l'importanza di questo progetto, che non sta giungendo al termine ma è solo agli inizi: "Mi auguro che la mostra sia un punto di partenza per un futuro lavoro insieme. Un applauso all'Ordine degli Architetti di Varese, mai così forte come oggi, mai così presente. Nelle loro mani sta il futuro della nostra città e la possibilità di vivere in un mondo migliore", spiega Marcello Morandini. Un ringraziamento generale è stato rivolto a tutti coloro che si sono impegnati e si stanno impegnando in questo progetto da parte del Presidente dell'Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese. Da sabato è inoltre disponibile il catalogo completo con tutti i personaggi che hanno partecipato all'iniziativa e le opere esposte.