Nell'anno che ha segnato il traguardo dei novant'anni del Circolo degli Artisti di Varese, sono stati tre i premi assegnati per meriti professionali e benemerenza. Così i destinatari della preziosa medaglia, incisa su disegno di Floriano Bodini, si sono dati appuntamento negli studi di RETE 55 per fare il punto sul mondo culturale contemporaneo in quel di Varese, sul ruolo e sulla reale capacità di incidenza della comunicazione mediatica. E se Fabrizia Buzio Negri ha sottolineato come l'arte contemporanea quì da noi risulti spesso indigesta per il grande pubblico e difficilmente avvicinabile o fruibile liberamente, Giuseppe Armocida ha ribadito come esistano forme d'arte che vivono da sè e altre, per contro, che devono essere fattivamente promosse: "Una di queste è certamente la poesia – ha spiegato il docente
e storico varesino – che risulta sempre difficile da sostenere. Non bisogna nemmeno dimenticare che si devono far quadrare i conti e che occorre, quando si è amministratori, la capacità di mediare con i gusti personali, di scegliere senza penalizzare nessuno, ma pur sempre di scegliere".
E dunque Armocida ha parlato facendo "riemergere l'animo" proprio dell'assessore alla cultura ("uno dei più brillanti dei tempi recenti", lo ha definito Inzaghi). Ma è nel campo delle rassegne espositive che Armocida ha giocato le sue carte migliori: "A che cosa servono le mostre se non a proporre opere che altrimenti non verrebbero mai esposte al pubblico? Perchè allestire rassegne d'arte senza ricerca, o riciclando "pacchetti itineranti" che ostentano dipinti che si possono vedere permanentemente nei musei"? E come non pensare – e rimpiangere – alla bellissima e "localissima" mostra intitolata "Giuseppe Bonino. Un ritrattista nella Varese del Settecento", a cura di Francesco Frangi ed Anna Bernardini, allestita al Castello di Masnago giusto negli anni dell'assessore Giuseppe Armocida?
Sotto chilometri di sabbia – Proprio sul valore e sul significato del "locale" è calato l'affondo di Inzaghi. "Sono convinto – ha ripreso il Direttore di RETE55 – che quella locale sia la forma più pura di informazione. La stella polare per un giornalista che opera in ambito territoriale è necessariamente l'ambiente e il tempo che lui stesso abita, vive ed intende raccontare. Credo molto nella responsabilità culturale ed educativa della televisione e trovo che sia pazzesco voler giustificare il livello basso dell'informazione o dell'intrattenimento televisivo semplicemente dicendo "la gente vuole questo". La nostra è una società ancora capace di ri-orientarsi, di essere educata, indirizzata a cose belle. Guardare in faccia i propri interlocutori quotidianamente, porta il giornalismo locale a responsabilizzarsi di più, a verificare sempre le notizie, perché più ti getti dentro la realtà di una città più la scopri. Nei "microcosmi locali" ci sono realtà straordinarie che aspettano solo di essere raccontate e dunque se non sdoganiamo noi i talenti del
territorio chi lo fa"?
Nell'intervento di Inzaghi, l'"informazione" ha preso una connotazione più ampia e profonda, passando dalla semplice comunicazione di eventi e fatti, all'essere "formazione".
Più complesso è invece il ritratto che sortisce dell'Università cittadina, pienamente collaudata ma non ancora riconosciuta parte integrata ed integrante della città.
L'informazione a chilometro zero – Due immagini colpiscono più di tutto l'immaginazione. La prima è quella dell'approfondimento "no limits" di Inzaghi: "Nella comunicazione, che è il mio pane, l'obiettivo che sento come irrinunciabile è quello di scegliere un punto, un luogo e poi indagarlo, scavarlo, conoscerlo fino in fondo. Solo così sarà in grado di parlare pienamente e in modo autentico". La seconda è la suggestiva equivalenza proposta da Armocida: "Ad un paesaggio versatile come quello delle Prealpi varesine corrispondono animi altrettanto duttili e con spirito di adattamento, animi che si sanno ben destreggiare in situazioni differenti e che hanno imparato che la vita è fatta di salite e di discese".
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