Nel bel mezzo della città – Non un museo, nemmeno una galleria, ma il centro della città come luogo di libera espressione artistica. Succede a Trieste, e precisamente in via Fabio Severo, angolo Foro Ulpiano: dall'inizio dell'estate, ogni quindici giorni, il Gruppo 78, insieme a Maria Campitelli ed Elisa Vladilo, invitano due artisti per volta ad intervenire artisticamente nel cuore della città non con un'opera qualunque, ma con una sorta di manifesto pubblicitario, da collocare proprio negli appositi impianti d'affissione presenti in strada.
Trasferta a Trieste – Protagonisti due artisti della provincia di Varese al terzo appuntamento di "Manifesti d'artista". Da lunedì 6 luglio, per due intere settimane, tra le abituali insegne pubblicitarie del centro di Trieste, spiccheranno le immagini ingigantite (3mx6m) di Carlo Buzzi e Luca Scarabelli. Se la sintassi visiva e le dimensioni dei manifesti del duo si adeguano esattamente ai dettami dei normali manifesti pubblicitari, il messaggio da essi trasmesso esula totalmente dalla vacuità trasmessa dagli stimoli promozionali, per farsi profondo e sensato.
"Artista Multietnico" – Mandare in cortocircuito il sistema della pubblicità, producendone una falsa, di carattere autoreferenziale: ecco il senso di questa rassegna di Public Art, ed in particolare dell'opera di Carlo Buzzi, ormai specialista nell'uso del manifesto, spesso da lui utilizzato come strumento di autopromozione. L'artista di Varese si serve del manifesto pubblicitario per inserire i suoi messaggi nelle strade, accanto agli altri input propagandistici di natura del tutto diversa. Il soggetto da lui prediletto è il suo volto, presentato sempre in maniera diversa. Per il manifesto di Trieste, per esempio, Buzzi ha scelto di fotografare il suo volto dipinto di nero e di adagiarlo orizzontalmente , intitolandolo "Artista Multietnico". Oltre ad essere un'allusione autoironica e ludica, l'opera diventa un pretesto teso ad incuriosire il pubblico per rimandarlo al suo sito web, in cui è possibile visualizzare una vera proposta pubblicitaria e dove, come spiega l'artista "ci sono codici e prezzi dove si completa un processo strategico che ha origine nell'affissione di manifesti nella strada con tanto di bolli pagati per la loro esposizione". Una sfida dall'interno, dunque, al sistema pubblicitario, un salto dall'usuale luogo di promozione artistica, la galleria, alla vita reale, alla strada.
"Tornare indietro" – Sono invece due fotografie a comporre il manifesto di Luca Scarabelli. Attraverso l'uso del collage fotografico, pratica cara all'artista, e con un efficace gioco di contaminazioni, Scarabelli ha accostato due scatti dello stesso anno, il 1968, ma di contesti totalmente diversi: ad un'immagine in cui compare un taglio operato nella neve di un paesaggio brullo (tratta dalla rivista Mousse Magazine) Scarabelli ha aggiunto una fotografia con immortalati degli astronauti. Spazi totalmente lontani tra loro, ma accomunati dalla congruenza temporale, stravolgono il senso di entrambe le immagini originarie, proponendo un messaggio nuovo: gli astronauti non salgono verso il cielo ma sono intenti a scendere nel baratro che si staglia davanti ai loro occhi, si apprestano a "Tornare indietro", come indica il titolo dell'opera, verso la terra o, forse, verso uno spazio ignoto che uno squarcio nel terreno lascia intravedere.