E’ quasi mezzogiorno al Tempio Kailasanathar, nel villaggio di Kanchipuram. Come di consueto ci togliamo i sandali e li depositiamo all’ingresso per poter accedere al luogo sacro e osservare i famosi 58 santuari dedicati alle varie forme di Shiva.
Cominciamo a camminare scalzi nel cortile ma, dopo pochi passi, ci accorgiamo subito del problema: il pavimento è veramente ustionante, a causa dei raggi del sole cocenti a queste latitudini, anche se siamo soltanto ad Aprile. Ecco perché, nonostante sia un sito risalente al 700 d.C. con ancora tracce di affreschi, non si vede nemmeno l’ombra di un turista straniero.
Tratteniamo le urla e saltiamo da un angolo all’altro come cavallette impazzite, cercando di posizionarci sulle strisce create dall’ombra delle colonne, illudendoci che siano le porzioni di selciato un po’ meno calde. Tutti i presenti si voltano a ridere.
Gli indiani sono abituati a camminare senza calzature e hanno le piante dei piedi molto resistenti. Noi europei no.
Alex, il nostro accompagnatore, quasi per giustificarsi dello spettacolo con gli altri visitatori, si avvicina ad una giovane coppia divertita e spiega loro: “Sapete, hanno le piante dei piedi così delicate… Ho saputo che usano addirittura delle specie di scarpe morbide per camminare dentro casa! Incredibile…” Non conoscendo la provenienza della coppia, pur essendo indiani, si è rivolto a loro in inglese e quindi noi abbiamo potuto essere partecipi della sua considerazione.
Chissà cosa pensano di noi, che impressione facciamo, come considerano la nostra cultura, le nostre usanze e abitudini? Credo che il viaggio sia una grande possibilità per costruire ponti, per avvicinare luoghi e pensieri che altrimenti rimarrebbero lontani.
Ivo Stelluti, Il Viaggiator Curioso,
Rameshwaram, Tamil Nadu, India
28 Aprile 2018.