Grande successo hanno riscosso in questi ultimi mesi le mostre al m.a.x. museo di Chiasso, nell'ambito della ottava edizione della Biennale dell'Immagine, rassegna internazionale di fotografia e video. Per questo motivo è stata annunciata una proroga fino a domenica 17 febbraio 2013. Stiamo parlando delle esposizioni "Lucia Moholy. Tra fotografia e vita" curata da Angela Madesani e Nicoletta Ossanna Cavadini; "Leonilda Prato. Un cammino verso la luce" e "Stefania Gurdowa. Il doppio volto – sommersi e salvati", entrambe a cura di Daniela e Guido Giudici.
Tre percorsi, tre personalità diverse. Lucia Moholy, fotografa, scrittrice e insegnante (Praga, 1904 – Zurigo, 1989) è l'autrice di immagini che costituiscono vere e proprie icone della simbologia moderna: fra tutte, Walter Gropius, Florence Henri, gli edifici dei maestri del Bauhaus e la scuola del movimento, che la Moholy immortala per prima. In mostra a Chiasso anche i ritratti della borghesia di Londra e, per la prima volta, il reportage di varie comunità di zingari in Jugoslavia. Lucia Moholy ha il merito di contribuire fattivamente alla ricerca in campo fotografico; la sua opera è parte integrante dell'avanguardia fotografica tedesca, riconducendosi alla corrente della Nuova oggettività.
I percorsi curati da Daniela e Guido Giudici, fondatori della Cons Arc di Chiasso, aprono a due altre figure di grande interesse. Leonilda Prato (Pamparato 1875 – 1958) è una fotografa ambulante che si guadagna da vivere suonando e cantando con il marito fra il Piemonte, la Lombardia e la Svizzera francese. Le sue foto, ritratti di donne, uomini, bambini, anziani, restituiscono gli sguardi di gente semplice, che la Prato incontra durante le sue peregrinazioni e una vita faticosa e piena di espedienti. Rappresenta così uno spaccato di cultura popolare di cui diviene, giocoforza, la protagonista; infatti, il marito è colpito da cecità e Leonilda continuerà la sua attività dell'atelier fotografico con la complicità del compagno persino in camera oscura.
Accanto alla Prato è presente Stefania Gurdowa (Czerny 1888 – Bochnia 1968), le cui fotografie riemergeranno da un nascondiglio molti anni dopo la sua scomparsa, nel 2001, rivelando a distanza di vari decenni i capovolgimenti che la stessa Gurdowa e i suoi soggetti avrebbero dovuto affrontare nella Polonia della seconda guerra mondiale. Per il periodo storico che ha attraversato, la Gurdowa è una donna progressista, dal forte carattere, che si dedica alla fotografia da giovane, in maniera pionieristica, e che da sola apre un suo atelier. I suoi sono ritratti di anonimi vissuti a cavallo degli anni '20 e '30, molto spesso i negozianti, gli artigiani, i contadini e i preti che ha conosciuto, momenti classici di rappresentazione fotografica, quasi statici, come era concepita la fotografia in quel periodo, una sorta di "documento", con un'attenzione particolare agli sguardi.
Inoltre, domenica 20 gennaio si presenterà l'ultima occasione per visitare la mostra allo Spazio Officina (Via Dante Alighieri, 4) "Vivian Maier e le altre: sulle strade della fotografia". La formula Ogni sguardo un passo, che fa da titolo a questa Biennale, si applica in maniera ideale nell'ampia superficie dello Spazio Officina, dove, come è consuetudine, si incontrano opere di più artisti. Non è per nulla un caso, del resto, che il fulcro dell'allestimento sia costituito da un centinaio di fotografie in bianco e nero di Vivian Maier (1926-2009), la grande scoperta della street photography statunitense degli ultimi anni, poiché fin dall'inizio la sua figura ha costituito la vera e propria "sorgente" dalla quale sono scaturite le altre scelte. Ciò non significa però che bisogna per forza individuare parallelismi forzati tra il suo modo di procedere e quello delle artiste contemporanee (Stefania Beretta, Giusi Campisi, Anne Golaz, Nicole Hametner, Claire Laude, Anna Leader, Piritta Martikainen e Sara Rossi), che dal canto loro hanno lavorato o lavorano in modo completamente diverso. A contare sono semmai gli accostamenti suggeriti, i contrasti e le sorprese che fanno da filo conduttore a un percorso libero, che intende presentarsi in primo luogo come un esercizio dello sguardo. Passo dopo passo.
Lo stesso giorno sarà anche possibile visitare in compagnia della Direttrice, Nicoletta Ossanna Cavadini, le esposizioni al m.a.x. museo. Per l'occasione vengono promosse ben due visite guidate: per chi ha voglia di recarsi al museo a fine mattinata la prima visita prenderà avvio alle ore 11, mentre per chi preferisce tenersi libera la giornata, una seconda visita guidata viene proposta alle ore 17. Occorre segnalare la propria partecipazione alla segreteria del m.a.x. museo (telefono +41 91 682 56 56, info@maxmuseo.ch); pagando il normale biglietto d'ingresso si beneficerà della visita e di un aperitivo offerti dal museo.
Segnaliamo inoltre che mercoledì 13 febbraio 2013 il m.a.x. museo resta chiuso per una festività del Comune di Chiasso, riaprirà regolarmente il giorno successivo.
"Lucia Moholy. Tra fotografia e vita"
"Leonilda Prato. Un cammino verso la luce"
"Stefania Gurdowa. Il doppio volto – sommersi e salvati"
m.a.x. museo di Chiasso, Via Dante Alighieri 6 – Chiasso
Orario: dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00; lunedì chiuso