Un dipinto nel dipinto – Un templare, una donna con un bambino in braccio, e qualcosa che rassomiglia ad un Graal. Più un'altra serie di coincidenze che fanno pensare ad una immagine nell'immagine, ad un dipinto nascosto nel dipinto, ad un gioco di specchi che il geniale Leonardo da Vinci avrebbe volutamente provocato nella sua opera più celebre, più discussa e più martoriata dalle ingiurie della tecnica e del tempo, il suo Cenacolo in Santa Maria delle Grazie a Milano.
La scoperta – Slavisa Pesci, informatico, trentaseienne, mantovano, scopre casualmente che sovrapponendo all'immagine originale dell'opera una sua identica riproduzione su carta lucida o velina, ma rovesciata, speculare, dall'incerto e meraviglioso testo pittorico leonardesco emergono, così dice l'occhio, particolari che sembrano fatti apposta per alludere a nuovi, reconditi, significati, quasi la natura di un secondo dipinto.
Esperti? Meglio di no – Ignaro di storia dell'arte, ignaro di Leonardo, ignaro in parte anche de "Il Codice da Vinci", di cui afferma aver visto solo la trasposizione cinematografica, l'informatico sa di essere su un terreno, non scivoloso, ma franoso. Ma affronta la stampa giunta in massa nella Sala Congressi delle Stelline a Milano, con discreto coraggio e incoscienza. Sicuro abbastanza del fatto suo. Nomi importanti della storia dell'arte, Sgarbi, Caroli ed altri studiosi di Leonardo, meno conosciuti, preventivamente hanno accolto la novità con sufficienza e prudenza, come è doveroso che sia, se non con palese imbarazzo. "Abbiamo evitato il confronto con i critici" ammette candidamente Pesci, accompagnato per l'occasione dal giornalista de Il Giorno Stefano Cassinelli e dallo scrittore Enrico Proserpio.
Il graal – Esiste del resto una specifica letteratura su Leonardo da Vinci, a prescindere e prima del fenomeno Dan Brown, che racconta le diverse, astruse, congetture che periodicamente emergono nell'interpretazione delle opere del genio toscano. Nel caso specifico, Pesci non interpreta: "Non sono uno storico dell'arte", ribadisce più volte. Si limita a mostrare quello che effettivamente un'occhio può anche riuscire a vedere. La sovrapposizione speculare dell'opera porta a far emergere lungo l'asse centrale della figura del Cristo, che guarda naturalmente dalla parte opposta, una veste rossa: una macchia residua di azzurro sull'abito fa emergere il flebile profilo di una coppa eucaristica
Troppe coincidenze – Analogamente nella parte sinistra dell'opera il San Bartolomeo assume la parvenza di un templare, l'apostolo Filippo, nella versione speculare sembra una figura femminile con un neonato in braccio, e via così, di coincidenze in coincidenze. Particolari tuttavia che per numero, a detta dello scopritore, non possono essere solo un fatto casuale. C'è dell'intenzione insomma, secondo Pesci, nella volontà di Leonardo di dire e non dire, di alludere occultando.
'Brevetto' depositato – Per non saper né leggere né scrivere, Pesci ha già depositato il suo 'brevetto' presso un notaio. Non si sai mai. La prudenza in ogni caso è quanto mai un obbligo. La faccenda si potrebbe anche liquidare come mero inganno dell'occhio. E' probabile che Leonardo facesse uso di specchi nell'elaborazione delle sue opere, così come altri artisti e ne controllasse il rigore prospettico, ma da qui a supporre l'occultamento di messaggi e figure così depistanti dal punto vista iconografico ed iconologico, il passo è davvero lungo. Il fatto che poi il video diffuso ai giornalisti è scaricabile da siti che si chiamano leonardo2007.com ma anche codicedavinci.tv, forse non farà bene alla presentabilità dell'idea. Grande stupore sarebbe invece un giorno lontano vedere nella sterminata bibliografia che si è occupata a fondo del Cenacolo, tra Luca Pacioli, il Vasari, Francis Haskell, Clark, Dell'Acqua, Pedretti, Marani, spuntare anche il nome di Slavisa Pesci, lo scopritore del Cenacolo Due.