Da diversi anni il pittore e street artist varesino Andrea Ravo Mattoni ha sviluppato il suo progetto «Recupero del classicismo nel contemporaneo» che l’ha reso famoso in tutto il mondo. Qual è il suo obiettivo? In un’intervista rilasciata nel 2016 al blog Travel on Art lo stesso Ravo spiega: «voglio recuperare il classicismo insito nella cultura italiana, rendendo l’arte classica un’arte sociale. Con le bombolette spray, che sono spesso guardate con sospetto e pregiudizio, ho riprodotto l’effetto dei colori ad olio su tela. Il mio ruolo è un po’ quello di tramite perché non intervengo con modifiche sulle opere che riproduco». L’artista porta avanti, quindi, una tradizione antica, quella della copia, rileggendola in chiave contemporanea attraverso l’uso di una tecnica moderna e la scelta di macro dimensioni. E nel nostro territorio si potrebbe quasi andare a caccia delle opere di Ravo. Se ne trovano esempi a Varese (ricordiamo il dipinto «Allegoria della Giustizia e della Pace» dell’artista settecentesco Corrado Giaquinto riprodotto nel Tribunale), ad Angera (con la meravigliosa Pinacoteca a cielo aperto), a Gavirate (dove campeggia «L’ultimo bacio di Romeo e Giulietta» di Hayez). Nelle scelte delle opere da proporre Ravo valuta di volta in volta la correlazione con il territorio. Questo aspetto è evidente nel lavoro del pittore a Somma Lombardo.
Nel settembre 2019 il pittore ha omaggiato i sommesi realizzando la riproduzione de «La Carità», dipinto esposto al Castello Visconti di San Vito e attribuito alla scuola bolognese del Seicento. L’opera, voluta dalla Giunta comunale nell’ambito dei festeggiamenti per il Sessantesimo anniversario dell’elevazione di Somma Lombardo a città, ha trovato collocazione sulla parete dell’ex Albergo Sempione. Ravo, che ha impiegato solo cinque giorni per realizzare «La Carità», ha sottolineato che l’opera non sarebbe nata senza il contributo dei cittadini sommesi, desiderosi di dialogare con lui, di fargli domande durante le fasi di lavorazione. E aggiunge: «La Carità apparteneva già ai sommesi; io l’ho solo portata all’esterno». In questa frase è racchiuso tutto il senso del lavoro di Mattoni: portare l’arte in strada, a disposizione di tutti. Così facendo opere più o meno famose vengono scoperte o riscoperte fuori da musei e pinacoteche. Facciamo un esempio, proprio riferito a Somma Lombardo. Prima di vedere «La Carità» riprodotta sulla facciata dell’ex Albergo Sempione, quanti cittadini (sommesi e non) conoscevano l’opera? Probabilmente pochi perché si tratta di un dipinto non così noto. Inoltre quando pensiamo al Castello Visconti di San Vito inevitabilmente ricordiamo la sala dei piatti da barba, gli affreschi del Seicento, i locali caratteristici come la cucina. Il murale di Ravo fa bene a «La Carità», dato che la fa conoscere ad un pubblico più ampio e la fa riconoscere ai Sommesi. Sì, proprio riconoscere. Gli abitanti di Somma Lombardo riconoscono, riscoprono il proprio patrimonio culturale grazie a Mattoni. E l’arte del resto non dovrebbe proprio fare questo?
Eleonora Manzo