Milano – La Galleria Gaburro (di via Cerva) nella Giornata internazionale della donna è stata teatro di una iniziativa dal forte contenuto politico e sociale. Liu Bolin (Shandong, 1973) ha infatti realizzato, nella sede milanese della galleria, una performance ispirata ai moti di protesta delle donne iraniane che stanno infiammando le piazze della nazione mediorientale. Il lavoro, immortalato in uno scatto, sarà visibile in Via Cerva fino al 30 aprile.
Il progetto si è concretizzato grazie al contributo dell’attrice e attivista Melania Dalla Costa, testimonial della campagna 2019 delle Nazioni Unite (UNICRI), da tempo a fianco delle donne che hanno subito violenze fisiche, psicologiche e culturali. Consapevole dell’interesse di Liu Bolin nel trattare il tema della libertà tramite la sua pratica performativa, Melania, con il suo lavoro di attivista è entrata in contatto con Nasibe Shamsaei dopo la sua protesta per la tragedia della giovane ragazza Mahsa Amini che ha sconvolto il mondo. Nasibe, all’interno del progetto artistico di Liu Bolin, diventa simbolo delle migliaia di donne che lottano ogni giorno per la propria libertà.
A differenza del ciclo Hiding in Italy, in cui l’artista si mimetizza nel contesto che lo avvolge, qui sono le persone a divenire parte integrante dell’opera finale, in una compartecipazione attiva e coerente con la tematica su cui si vuole riflettere.
Centrale nell’impianto figurativo della fotografia è il gesto di Nasibe Shamsaei di tagliarsi i capelli, sinonimo di ribellione pacifica, in cui si rivendica una libertà autentica e profonda, che ancora oggi spinge l’essere umano a rischiare la propria vita, nelle piazze e nelle strade di tutto il mondo. Insieme a Nasibe Shamsaei e Melania Dalla Costa, prendono parte alla realizzazione dell’opera donne iraniane, avvalorando il significato dell’azione ed evidenziando come l’arte possa ancora stimolare una riflessione attiva di tematiche importanti della contemporaneità.
Tra le personalità coinvolte ci sono anche Delshad Marsous e Taher Nikkhah, decisive nel processo di coinvolgimento dei partecipanti e nel racconto di cosa significa vivere sotto un regime totalitario, caratterizzato da esecuzioni e repressioni violente.
Affiancano l’immagine inedita alcune opere, fotografie e sculture, dello stesso artista. Orari: martedì-sabato, 10-13; 15-19 ingresso libero.
Note biografiche
Liu Bolin nasce nel 1973 nella provincia nord-orientale dello Shandong. Si forma all’ Accademia Centrale d’Arte Applicata e diviene allievo del celebre artista Sui Jianguo. Cresce e si forma nel fermento che coincide con l’inizio del rapido sviluppo economico, in un periodo di profondi cambiamenti testimoniati negli scatti della serie Hiding in the City che hanno dato inizio alla sua carriera artistica. La ricerca in questo solco è iniziata nel 2005 e non si è ancora arrestata. La sua prima mostra personale risale al 1998 a Pechino, seguita da altre due rassegne circa dieci anni dopo, sempre della capitale cinese: Sculpture, all’Hotsun Art Space nel distretto 798 Art Zone (2007); Distortion, Hotsun Art Space, Dashanzi Art District (2007). Da allora le sue foto e le sculture tipiche della sua produzione sono state esposte nel più importante festival di fotografia contemporanea Les Rencontres d’Arles e in prestigiosi musei internazionali. Tra i più recenti solo show vanno ricordati: La forma profonda del reale, Università Bocconi, Milano (2019); Liu Bolin.Visible/Invisible, Mudec – Museo delle Culture, Milano (2019); The Theatre of Appearances al Musée de l’Elysée, Losanna (2019); Liu Bolin. The Invisible Man, Palacio de Gaviria, Madrid (2019); Liu Bolin. The Invisible Man, Complesso del Vittoriano, Roma (2018); Liu Bolin: The Invisible Man, Erarta Museum, San Pietroburgo (2018); Ghost Stories, Maison Européenne de la Photographie, Parigi (2017); Galerie Party, Centre Pompidou – Acte II with Liu Bolin, Centre Pompidou, Galerie des enfants, Parigi (2017). Nel 2015 il Museo de Contemporáneo di Buenos Aires lo invita per la personale Desapareciendo; l’anno successivo gli viene commissionato per il palazzo di New York, sede delle Nazioni Unite, il progetto We Are What We Eat. In Europa il suo lavoro è stato divulgato attraverso le mostre A Secret Tour al Museo H.C. Andersen di Roma (2012) e Hiding in Italy alla Fondazione Forma per la Fotografia di Milano (2010), e con la personale in Svezia The Invisible Man al Fotografiska Museet di Stoccolma (2011). Ha collaborato con artisti contemporanei internazionali quali Botero, JR, Carlos Cruz Diez, Kenny Scharf e Rero e con diversi brand come Valentino, Jean Paul Gaultier, Tod’s e altri. È stato testimonial per il 2017/2018 del marchio Moncler, in una campagna firmata da Annie Leibovitz, e nel 2018 è stato artista dell’anno della champagneria francese Ruinart. L’ultima produzione lo ha visto tra i luoghi più iconici di Firenze dando vita al progetto Hiding in Florence (2022), che verrà raccontato e approfondito tramite eventi e mostre. Oggi Liu Bolin vive e lavora tra Pechino e l’Europa.