Arcumeggia – Nel ricco menu di iniziative volte al rilancio del paese dipinto di Arcumeggia, non poteva mancare l'unico fatto che dà vera continuità alla Galleria d'Arte all'aperto nata cinquant'anni fa: la realizzazione di un nuovo affresco murale.
Il mezzo secolo intercorso ha visto il periodo iniziale, per tutti gli anni '60, incrementare gli affreschi sulle case arcumeggiasche, con bei nomi della pittura italiana attratti e stimolati da quell'esperienza, tra il lavoro e la vacanza. Fin dagli anni '70 si ebbe una crisi della proposta, fattasi forse troppo arcadica, e spariti man mano dalla scena del mondo gli artefici, i promotori e gli artisti, di quella irripetibile avventura.
Che giustamente viene celebrata nell'estate del cinquantenario, ma non del tutto consegnata alla storia, se si è invitato Albino Reggiori a realizzare l'affresco che vorrebbe segnare la rinascita della tradizione. Meglio tardi che mai, sacrosanto riconoscimento di un'artista attivo da decenni sul territorio prealpino che, a dispetto dell'età e della non florida salute, ha accettato l'onore.
Tecnicamente, di Reggiori è il cartone di 2 per 1,5 metri, raffigurante un suo tipico soggetto: una cattedrale con un cesto di frutta. L'esecuzione, tramite il metodo dello spolvero e la tecnica a fresco, è affidata a due freschisti ticinesi, Piergiorgio Ceresa e Leo Tami, il primo partecipante al secondo corso di affresco tenuto ad Arcumeggia da Gianfilippo Usellini nel 1963.
I fili dell'arte sono tanti, ingarbugliati, ma spesso tornano e risarciscono. Albino Reggiori non è nuovo nell'affresco, avendone già realizzati negli ultimi trent'anni a Diamante “Cirella” in Calabria, in Piemonte a Santhià in due occasioni, a Maglione e a Bioglio, a Nardò in provincia di Lecce. L'esecuzione dell'affresco, il cui effetto si può già antivedere nella riproduzione esposta vicino all'impalcatura, è prevista in una quindicina di giorni, precisamente dal 16 al 30 agosto, con l'autore presente a sorvegliare il lavoro.
L'ultimo affresco era stato dipinto cinque anni fa, da Antonio Pedretti , e raffigurava il Monte Rosa. Quello di Reggiori si troverà di fronte ai “Corridori”di Aligi Sassu, vicino alla “Crocifissione” di Fiorenzo Tomea. Come già i suoi colleghi, anche il maestro di Laveno propone un lavoro esemplare della sua iconografia ricorrendo a uno spolvero originariamente destinato a un affresco, così da limitare il rischio di un adattamento di un'opera a un altro mezzo – la pittura a fresco – ricca di una splendida tradizione e fornita di suoi propri valori, che occorre conoscere e rispettare.
E' da credere che saranno in molti ad ascendere ad Arcumeggia, curiosi di come avvenga l'esecuzione di un affresco, tecnica impareggiabile. L'inaugurazione dell'ultima fatica e gioia artistica di Arcumeggia sarà tra il 16 e il 17 settembre. L'opera dipinta, incisa e a ceramica di Albino Reggiori, con lavori a partire dal 1967, sarà in mostra ad Arcumeggia, a commento e complemento dell'affresco ultimo adottato, negli spazi della “Bottega del Pittore” e della “Sangalleria”, a cura di Luigi Sangalli e di Angela Reggiori, figlia di Albino.
E' una ghiotta occasione per rivisitare una personalità artistica locale fortemente originale, capace di abbinare sapienza tecnica e intensità espressiva. L'affresco di Arcumeggia corona una carriera e una vita dedicata, senza risparmio e senza mistificazioni, al mestiere più bello e tragico che esista.