Nuovi orrori in Siria. L’82enne archeologo
Lhaled Asaad, per oltre mezzo secolo responsabile delle antichità di Palmira, è stato decapitato ed appeso ad un’antica colonna dai militanti dell’Isis nella piazza principale della storica città della Siria. Lo ha reso noto il responsabile delle antichità siriane Maamoun Abdulkarim, precisando di essere stato informato dalla famiglia della vittima.
Era riuscito a nascondere centinaia di statue in un luogo sicuro prima che gli estremisti dello Stato islamico arrivassero a conquistare la ‘sposa del deserto’, l’antica città romana di Palmira, in Siria, che è patrimonio Unesco dell’umanità. Ma loro, gli uomini del Califfato, l’hanno preso e imprigionato. Tenuto sotto torchio per quattro settimane affinché rivelasse dove aveva messo al riparo i reperti romani. Poi gli hanno tagliato la testa davanti a un pubblico che ha assistito all’esecuzione.
“Contro la barbarie dobbiamo essere tutti uniti – ha detto l’Assessore alla Cultura di Varese Simone Longhini – servono gesti simbolici ma anche misure decise non più rinviabili per fermare la ferocia fondamentalista dell’Isis, tra le cause, non va dimenticato, delle enormi ondate migratorie che registriamo in questo ultimo periodo. Non è la prima volta che si prendono di mira luoghi e simboli della cultura, strumenti che sono anche formidabili mezzi di dialogo tra i popoli. Questa volta la brutalità ha visto come vittima un’autorevole personalità, l’archeologo custode di Palmira, Khaled Al Assaad. Tutte le culture civili e democratiche devono condannare con forza la violenza che si accanisce contro esseri umani indifesi e lo scempio di un patrimonio che è di tutta l’umanità.
Per questo motivo oggi abbiamo deciso di esporre a mezz’asta le bandiere dell’Assessorato alla Cultura, in rappresentanza di musei, biblioteche e di tutti i luoghi di cultura di Varese. Vogliamo così onorare una persona straordinaria, che ha sacrificato la propria vita per la pace e per la libertà”.
Cinque giorni dopo questo atroce delitto, l’Isis ha distrutto uno dei principali templi dell’antica perla nel deserto siriano, quello di Baalshamin, a poche decine di metri dal teatro romano della città, dove la Stato islamico aveva inscenato alcune esecuzioni pubbliche. Anche questa volta a riferirlo è l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che cita alcuni residenti della città in fuga dalla furia assassina dei jihadisti. Il santuario di Baalshamin (Il signore del Cielo) è del secondo secolo dopo Cristo ed è dedicato ad una divinità asssimilabile a Mercurio.
Il sito archeologico di Palmira è da mesi sotto attacco dell’Isis e la distruzione del tempio di Baalshamin è l’ennesimo duro colpo per l’antica città semita situata nel centro della Siria. Il sito è caduto nelle mani dello stato islamico il 20 maggio e da allora è stato usato come palcoscenico per efferatezze e violenze.
Dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità la città fiorì nell’antichità come punto di sosta per le carovane di viaggiatori e mercanti che attraversavano il deserto siriano ed ebbe un notevole sviluppo fra il I ed il III secolo dopo Cristo. Per questo motivo fu soprannominata la ‘Sposa del deserto’. Il nome greco della città, ‘Palmyra’, è la traduzione fedele dall’originale aramaico, Tadmor, che significa ‘palma’.
La città è citata nella Bibbia e negli annali dei re assiri, ma in particolare la sua storia è legata alla regina Zenobia che si oppose, secondo la tradizione, ai romani e ai persiani. Poi venne incorporata nell’impero romano e Diocleziano, tra il 293 e 303, la fortificò, per cercare di difenderla dalle mire dei Sasanidi facendo costruire, entro le mura difensive, ad occidente della città, un grande accampamento con un pretorio ed un santuario per le insegne per la Legio I Illirica. A partire dal IV secolo le notizie su Palmira si diradano.
Durante la dominazione bizantina furono costruite alcune chiese, anche se la città aveva perso importanza. L’imperatore Giustiniano, nel VI secolo, per l’importanza strategica della zona, fece rinforzare le mura e vi installò una guarnigione. Poi sotto il dominio degli arabi la città andò in rovina.
Il sito archeologico comprende la via colonnata, il santuario di Nabu, le Terme di Diocleziano, il teatro e l’Agora. Vere e proprie perle architettoniche. Fondato nel 1961 all’entrata della città moderna, il museo di Palmira raccoglie numerosi reperti ritrovati nel sito archeologico che testimoniano l’alto livello di raffinatezza raggiunto dall’arte palmirea. Per timore di distruzioni, centinaia di statue e reperti del sito siriano 240 km a nord-est di Damasco sono stati trasferiti in altre località già prima dell’assalto finale dell’Isis.