La marcia indietro – Dopo le intimidazioni, la marcia indietro. Il provvedimento relativo alla messa nero su bianco della nuova "Direzione generale della valorizzazione e dei musei", che avrebbe dovuto essere discusso nel consiglio dei ministri del 28 novembre scorso è slittato; una nuova versione redatta del testo dovrebbe essere sottoposta al Consiglio superiore dei beni culturali – il cui rifiuto ha innescato un muro contro muro nelle ultime settimane, fino all'esplicita richiesta di dimissioni in blocco di Settis e compagnia – e riproposto poi nel Consiglio dei Ministri previsto per metà mese. Dalla nuova versione dovrebbe uscire un super manager, un po' meno super, dai poteri quanto meno ridimensionati, almeno sul piano della sua impronta sul delicato argomento della tutela.
Divisione scorporata – Il no di Settis e degli altri rappresentanti del Consiglio dei beni Culturali, gli appelli del Fai e dell'Associazione Bianchi Bandinelli, le petizioni su internet, le critiche di addetti ai lavori anche dall'estero, hanno avuto la meglio sulla difesa ad oltranza che pure in area governativa si è cercato di creare intorno alla decisione del ministro di Bondi di creare una direzione unica che unisse le redini della valorizzazione-promozione dei beni artistici ed architettonici statali e la loro tutela, unitamente ad una scelta, repentina, condivisibile o meno, del nome del futuro 'reggitore'.
Più spazio alle direzioni regionali – Dovrebbe chiamarsi a questo punto il nuovo organismo "Direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale", da cui appunto scompare ogni riferimento ai musei, al prestito delle opere d'arte, alla organizzazione delle mostre. Il nuovo manager dovrebbe, in tal senso, assumere su di sé compiti di mero coordinamento complessivo, più che di decisione nel merito. In maniera inversamente proporzionale dovrebbero recuperare spazi di azione e di competenza le direzioni regionali e le soprintendenze, maggiormente coinvolte sul piano della tutela e della compatibilità di questa con le azioni di promozione del patrimonio.
Il nodo del nome – Fin qui, dunque, appare come una vittoria di Settis e del Consiglio superiore dei Beni culturali, i primi a rilevare la necessità di un sistema nuovo e più aggiornato di valorizzazione dell'immenso tesoro artistico nazionale, tanto da presentare negli anni scorsi un piano simile all'ex ministro Rutelli; ma che nella versione redatta da Bondi si era spinto troppo in là. Resta, probabilmente, il nodo del nome, Mario Resca, e del metodo con cui l'ex presidente di Mc Donald's Italia è stato indicato. Una questione che alla luce delle modifiche al testo, potrebbe non essere del tutto chiusa.