"Professor Spiriti, l'idea di creare percorsi tematici per unire un patrimonio decentralizzato, come avviene in molte città e realtà europee, potrebbe rappresentare una direzione interessante da intraprendere nella città di Varese?"
"Si, io credo di si a tre livelli, diversi e ovviamente interagenti. Il primo livello è legato alla ridiscussione dello status di Varese quale Città Giardino, mito francamente un po' stantio che non ha messo in luce alcune peculiarità. Prima di tutto bisogna quindi riporre l'attenzione sulla percezione urbanistica della città stessa. Questa viene resa dalla dialettica tra il piccolo centro, il monstre di Palazzo Estense creato come meta-palazzo settecentesco di straordinario impatto urbano e l'articolato sistema delle castellanze. In seguito andrebbero evidenziate alcune felicissime stagioni, come il grande Seicento varesino, solitamente schiacciato dall'altro monstre di ovvia potenza e pregnanza che è il Sacro Monte".
"Un secondo livello è poi rappresentato dalla realizzazione,
agognata e talvolta anche abbozzata, di un sistema museale integrato. Questa è l'unica condizione che permetta di fare dei musei civici di Varese, distribuiti in più sedi, un perno per un sistema che includa i piccoli musei territoriali, soprattutto dell'area più vicina al capoluogo. Musei che non si reggono da soli per evidenti ragioni economiche e che in un'età informatica avanzata come quella attuale, possono essere felicemente accorpati fermo restando poi l'individualità spaziale. Andando cioè a tutelare il proprium delle singole raccolte e dei singoli spazi museali.
Un ulteriore livello infine, dovrebbe tenere conto della già citata disomogeneità dello spazio provinciale. Vanno perciò impostati degli itinerari territoriali, volti ad identificare non un "tutto" per forza di cose artificioso, ma una serie di nuclei fortemente pregnanti. Parliamo quindi delle grandi realtà delle valli giocate su una unità che in molti casi è storico e religiosa e si relaziona con quelle che sono le antiche pievi medievali. I riferimenti sono qui evidentemente legati alla Valcuvia, alla Valtravaglia ed alla Valganna, delle quali preme evidenziare l'unità ed al di là del facile mito onomastico del Seprio, cogliere come veramente quest'area abbia una propria peculiarità che ne fa, specie nell'alto medioevo, un grande baricentro di civiltà".
"Se dovesse proporre un esempio di itinerario culturale all'interno del contesto di cui abbiamo detto, quali sarebbero i nuclei principali entro i quali svilupparlo?"
"Sicuramente individuerei l'area della Valcuvia quale luogo geografico privilegiato. Luogo in cui è possibilissimo indicare i tre grandi nuclei della valle occidentale, centrale e orientale, che intorno ai sommi poli di Gemonio, di Cuveglio e di Castello Cabiaglio, realizzano altrettanti perni possibili per un itinerario a tappeto. Alcuni gioielli assoluti devono essere qui annoverati. Come non citare quindi San Pietro e San Rocco di Gemonio, piuttosto che Villa Della Porta poi Bozzolo di Casal Zuigno, o San Lorenzo di Cuveglio, la chiesa parrocchiale di Castello Cabiaglio, o ancora San Bernardino di Agra, tanto per evocare qualche capolavoro".
Daniele Butturini
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