È considerata l'operazione più invasiva di renaming economico.
Mal tollerata anche dai tifosi di calcio quando, ad esempio, il tal o tal altro stadio viene ribattezzato con il nome dello sponsor.
Eppure, a Varese, il Teatro pare non storcere troppo il naso nel vedersi, anche solo affiancato, un nuovo patronimico di schietto sapore contrattuale.
L'assicurazione, dietro pagamento del giusto corrispettivo – dell'affiancamento pro-tempore del proprio "nome" alle iniziative culturali c'è.
E allora: che la nuova stagione abbia inizio.
Dopo il mai digerito appellativo di "Teatro Che Banca", arriverà per la struttura della Città Giardino un nuovo battesimo: nella girandola di partnership del Teatro di Varese, da oggi figura un nome in più: la UCC, Associazione Costruttori di Caldareria, realtà associativa industriale nazionale, interverrà economicamente nei prossimi anni a favore delle attività dell'istituzione cittadina, divenendone il principale sostenitore.
Nel capoluogo, il veicolo del contratto oneroso è – ovviamente – il Teatro che ha presentato alla stampa la chiusura della stagione 2012/2013, ribadendo l'importanza delle collaborazioni tra privati e pubblica amministrazione.
Presente all'incontro con i media anche Davide Ferrario, consigliere delegato e responsabile commerciale di Prochemi Srl, società che affianca il teatro nella ricerca di sponsor.
Tornando al vile – si fa per dire – denaro, occorre ribadire che l'Associazione Costruttori Caldareria ha stretto un accordo con la struttura di Piazza Repubblica e, per tre anni, sarà il suo maggior sostenitore.
Il contributo privato per il teatro di Varese va ad aggiungersi a quello dell'amministrazione comunale.
Ma se il futuro cartellone è ancora in fase di bozza, la stagione che si è appena chiusa dimostra alcune zone d'ombra: è vero infatti che il bilancio si chiude in attivo di presenze, tuttavia non si può certo affermare che i nomi del calendario si discostino dagli scorsi anni.
È ancora una volta il cabaret di impronta televisiva a fare la parte da leone sul palcoscenico della Città Giardino.
Pochi i nomi di grandi classici della letteratura, assenti del tutto quelli del teatro sperimentale o d'avanguardia, dimenticato l'anniversario verdiano e quello wagneriano, scarsi i tentativi di coinvolgimento del pubblico giovane e giovanissimo.
Cifre e flussi di cassa a parte, ciò che, a nostro avviso, maggiormente manca è un autentico e costante legame tra teatro e cittadinanza se, come ha raccontato lo stesso Direttore Organizzativo Filippo De Sanctis, nemmeno un titolo collaudatissimo come l'Arlecchino di Strehler, interpretato da Ferruccio Soleri, ha fatto il tutto esaurito in sala.
Per chiudere, quella nostrana si presenta come una programmazione difficilmente comparabile con quella del Teatro di Saronno "Giuditta Pasta" o del Teatro Periferico di Cassano Valcuvia – per rimanere in territorio varesino – e lontana anni luce se confrontata con quella del Teatro Sociale di Como.