In "Finale di partita" di Samuel Beckett, i protagonisti scrutano,dall'unica finestra di cui è provvista l'abitazione, il mondo esterno, evidenziando nei continui pluricromatici bagliori l'apparente assenza di qualsiasi forma di vita.
Apparente, in quanto quei persistenti mutamenti di forme sulla linea dell'orizzonte lascano presagire l'origine di un nuovo mondo.
La finestra dalla quale Alessandro Verdi, artista scoperto da Giovanni Testori, traduce la sua visione, sia interiore che del mondo esterno, altro non è che la superficie piana.
Nell'intensa personale presso la Compagnia del Disegno, dove espose per la prima volta nel 1987 e in seguito nel '99 e nel 2005, che si svolge in contemporanea con la mostra alla Fondazione Mudima a Milano e al MACRO di Roma, si scorge, nel tumultuoso e inquieto amalgamarsi dei colori, all'un tempo l'idea di epilogo e di genesi.
L'energia passionale di Verdi, non esclude il governo del gesto, così come il sapiente amalgama cromatico, mentre frammenti di frasi suonano come minimali formule alchemiche.
Le colature di colore rivelano intenti di continuità, un non finito di malizia creativa, cosicché lasciando emergere forme embrionali, l'artista pare affermare, senza esitazione alcuna: io esisto, quindi genero.
Alessandro Verdi – "Opere"
Milano – Compagnia del Disegno, via Santa Maria Valle 5
Fino al 31 maggio
Orari: martedì-venerdì 10-12,30/16-19,30