Milano – La mostra “Vestiti a festa. V secoli di costume degli italiani in 100 ex~voto”, allestita in Casa del Manzoni, racconta uno spaccato trasversale della storia degli abiti, dei dettagli, tessuti, forme e colori testimoniati dagli ex~voto. Nelle quattro sale espositive, attraverso una linea del tempo, i visitatori, per la prima volta nella vita della Fondazione P.G.R., potranno ammirare anche un allestimento interattivo; i QR Code infatti, danno accesso a schede di approfondimento, una per ciascuna tavoletta votiva, permettendo quindi una duplice fruizione della mostra a seconda che ci si voglia far portare dal susseguirsi delle immagini oppure soffermarsi sui particolari.
Il costume, come ben sappiamo, è tratto distintivo di epoche, popoli, ambienti, persone e, in quanto tale, varia nei materiali e nelle forme, vestendo situazioni e occasioni lavorative e non solo, nel modo più adeguato. In passato l’abito rispondeva a codici e canoni ben precisi e scandiva tempi e momenti del quotidiano, (lutti, feste, riti di passaggi…), delineandone caratteristiche, ceto sociale ed età delle persone.
Nella quotidianità, ad esempio, la donna contadina indossava sempre il grembiule, ampio e lungo come la gonna che spesso veniva utilizzato per raccogliere le verdure dell’orto o la legna per il camino.
Lo scialle, molto versatile e funzionale, è un accessorio femminile usato dalle donne di tutti i ceti sociali: lo troviamo dipinto leggero come un velo, fermato in vita da un nastro, per impreziosire un abito o più spesso e rustico a riparare le spalle e il torace, rettangolare o quadrato, sovente ripiegato a triangolo, a volte fermato da uno spillone all’altezza del seno.
Le nobildonne e le borghesi raffigurate nelle tavolette indossavano abiti morbidi e piuttosto lineari, con la vita alta secondo lo stile Impero, scollo ornato di pizzo e confezionati con tessuti leggeri.
Gli uomini delle classi agiate sono per lo più raffigurati con le tipiche coulottes al ginocchio e calze bianche, giacche lunghe e aperte dietro, per consentire la cavalcata, camicie dai polsi e colli ricamati. Nel corso dei secoli il vestiario, maschile e femminile, si semplifica abbandonando i colori sgargianti a favore di toni più neutri e scuri. Trine e merletti vengono sostituiti dalla più sobria e borghese cravatta scura.
Le calzature del ceto abbiente sono in cuoio, con fibbie e tacchi anche per gli uomini, mentre i contadini calzano esclusivamente zoccoli di legno.
La cuffia, sul capo, aveva la duplice funzione di proteggere dal freddo e di mantenere composti e curati i capelli durante il sonno. Gli uomini ricchi sono raffigurati con cappelli a tricorno o a cilindro.
L’ex~voto, come uno specchio, restituisce a chi lo guarda immagini del costume, che caratterizza e contestualizza i protagonisti della grazia chiesta ed avuta nella raffigurazione del dramma dipinto in ogni tavoletta, valorizzata dal fatto che, qualora il committente venga raffigurato, lo si vede sempre nella sua veste migliore: l’abito della festa, il massimo possibile per il suo status, per conferire solennità al ringraziamento.
L’esposizione, aperta al pubblico sino all’11 dicembre, svela tutte le curiosità del costume testimoniate dagli ex~voto, partendo dal XIV secolo per arrivare quasi ai giorni nostri. Orari di apertura, con ingresso libero: martedì e mercoledì 10-14; giovedì e venerdì 10-18; sabato 12-18.