Antologia – "Quelli che vanno in mostra negli spazi museali al Castello di Masnago – ha dichiarato Andrea Campane – sono quadri di alta qualità artistica, una sorta di best of della Quadreria dell'Ospedale di Circolo". L'esposizione seleziona un'antologia di dipinti appartenenti al nosocomio cittadino, valorizzando un importante patrimonio artistico rimasto fino ad ora poco conosciuto. Si apre con la grande pala d'altare secentesca di Innocenzo Torriani, la rassegna aperta al pubblico fino al 31 maggio, una tela storica, intitolata "San Carlo distribuisce le elemosine agli appestati" e già nel novero dei capolavori esposti a Mendrisio tre anni or sono nella mostra "Francesco e Innocenzo Torriani. Opere e vicende di due artisti del Seicento".
Principle of charity – La rassegna espositiva prosegue con ritratti di storici benefattori come Carlo Giuseppe Veratti, dipinto da Giuseppe Bonino e Luigia della Concezione Sanvito Silvestro di Pietro Bouvier. Di seguito un nucleo di ritratti gratulatori risalenti al secolo scorso corredati da un interessante apparato didattico. Tra questi, campeggiano il ritratto di Paolo Bianchi di Romeo Pellegata, dove la figura dello storico benefattore si staglia contro la Città giardino e la Via Sacra del Sacro Monte; il capolavoro di Giuseppe Amisani, "Ritratto di Emma Zonda e Silvio Macchi", testimonianza celebre e celebrata dei legami che intercorrono tra l'assistenza caritatevole e la città di Varese. E proprio Emma Zonda, che si dedicò senza risparmio alla beneficenza, permettendo l'edificazione degli asili di Giubiano, Biumo Inferiore e Bobbiate, e poi, tramite il marito Silvio Macchi, del padiglione Macchi Zonda, fu anche protagonista dell'ambiente culturale varesino come committente di un artista del calibro di Lodovico Pogliaghi.
Della Concezione Sanvito
Icone contemporanee – In mostra, il XX secolo è rappresentato da Mario Ornati, ritrattista noto in ambito milanese, da Giuseppe Talamoni, Giuseppe Montanari (con i ritratti di Teresa Cassani in Oggioni, dei coniugi Armando e Laura Dansi e del medico Scipione Riva Rocci) e da Giuseppe Didone che documentano il perdurare, anche in epoca contemporanea, della tradizione artistica del ritratto di filantropici donatori del nosocomio cittadino. Nell'ovale firmato da Mario Ornati, il delicato volto di una bambina della famiglia Mentasti si rivolge al riguardante. Nel ritratto di Antonio Rovera, firmato e datato in basso a destra dal Didone, è visibile l'aggiornamento in chiave moderna della quadreria ospedaliera.
Fonti scritte – Ai primi anni del XX secolo, inoltre, risale il vasto lavoro di ricerca documentaria svolta da Luigi Borri, che nel suo volume dedicato a Lo Spedale dei poveri di Varese. Notizie e documenti (1909), riuscì a fornire una prima ricostruzione delle biografie dei donatori. Allo stesso modo, la connessione stretta che collega la quadreria ospedaliera alla città, emerge nel volume del 1930 dedicato ai primi sette secoli di vita dell'Ospedale di Varese. L'opera, curata dal direttore de La Prealpina G. Bagaini, fu finanziata da uno dei protagonisti della vita sociale di quegli anni, l'industriale calzaturiero Ermenegildo Trolli, e fu valorizzata dalla professionalità di un fotografo notissimo di Varese come Alfredo Morbelli. Più vicino a noi il volume "I luoghi della carità e della cura. Ottocento anni di storia dell'Ospedale di Varese", redatto sotto la curatela scientifica di Marina Cavallera, A. Giorgio Ghezzi ed Alfredo Lucioni nel 1997.