Un dono, un problema – E adesso cosa si fa? Villa Mylius è da martedì sera ufficialmente di proprietà di Comune di Varese. L'atto formale è stato siglato nel corso dell'ultimo consiglio comunale. Il gesto anticipato ben 14 mesi fa da parte della famiglia Babini Cattaneo trova così il suo compimento ultimo. Alla famiglia un riconoscimento a nome di tutta la città per un gesto che davvero richiama mecenatismi e benefattori di un passato lontano. Con un piccolo regalo, simbolico. Due piatti in argento e la scritta: "Ad Achille/A Roberto. Esempio di una storia di benefattori della città di Varese. Con riconoscenza. L'amministrazione comunale".
Alla città un bene in più, un sito prestigioso. Forse un problema.
Rischio villa Baragiola – In un anno e più, non è stata ancora fatta chiarezza su cosa potrà fare 'da grande' la storica villa. Quale funzione, quale ruolo assegnargli nel futuro riposizionamento turistico culturale della città. Sulla villa e sulla donazione pesa, più che un vincolo, una sorta di promessa fatta da sindaco e vicesindaco al momento dell'annuncio, il 28 settembre 2006. La sua destinazione a finalità culturali, se non esplicitamente espositive. Una posizione questa che più di recente, nel giugno scorso, i fratelli Babini Cattaneo hanno voluto, per maggiori garanzie, fatto mettere nero su bianco nel corso della lunga pratica di avvicinamento all'atto finale. C'è un rischio Villa Baragiola da scongiurare. In tutti i sensi.
Nel Pacc – A tutt'oggi, nessuno si è espresso con chiarezza. Si dà per certo che Villa Mylius rientrerà di diritto nel Pacc, Il Parco artistico culturale congressuale, una sorta di rete di collegamento tra i principali parchi e le relative residenze storiche della città nell'area del Montello, di Biumo Superiore, fino alla zona dell'Ippodromo, i cui contenuti specifici sono da qualche giorno al vaglio di una commissione che riunisce Regione, Provincia, Comune, Camera di Commercio, probabilmente il Fai e la Fondazione Paolo VI, che ne appena cominciato a profilare i dettagli.
Troppa grazia – Nel merito della villa, 2600 metri quadrati, 62 stanze, cui servirà un restyling, invece ancora nessuno si sbilancia. Il sindaco Fontana non si espone e si trincera nell'ufficiosità di progetti ancora non definiti. Mesi fa, peraltro, si sbilanciò, suggerendo una possibile, "auspicabile vocazione fotografica per la villa", ma senza che questo ottimo proposito abbia, così pare, trovato un seguito, almeno a livello di discussione pubblica.
Non c'è, insomma, un'idea forte, una linea che possa essere condivisa o criticata. Un pensare comune e possibilmente alto che tuttora orienti la politica culturale della città, alle prese forse con più di quanto si possa permettere. Villa Baragiola, il Castello Manfredi, e ora la ex residenza Babini-Cattaneo. Un altro rischio pende sulle sorti del dono: l'attesa lunga e un po' vana, quella che, per dirne una, già ha vissuto il proposito degli Stati Generali sulla cultura. Promessi, evocati, ma mai concretizzati.